Migranti, l'appello di Silvia Manzani (Welcome refugees): «Nel ravennate servono più famiglie accoglienti»

Marianna Carnoli - In 10 anni, dal 2015 ad oggi, oltre 2,6 milioni di persone hanno attraversato il Mediterraneo, in fuga da guerre, violenze e povertà, nella speranza di una vita migliore in Europa. Solo lo scorso anno in Italia gli arrivi sono stati oltre 186.500, tra cui quasi 40.400 minori, giunti in Europa in condizioni spesso disastrose, in fuga da Medioriente e Nord Africa, Africa Sub-Sahariana, Asia Centrale e Meridionale. Per l’accoglienza ai minori non accompagnati gioca un importante ruolo anche l’organizzazione no profit Refugees Welcome Italia che promuove l’ospitalità in famiglia per quanti, una volta riconosciuto l’asilo o un’altra forma di protezione, devono lasciare il sistema di accoglienza senza, però, avere ancora una rete sociale di sostegno. I più arrivano in Italia senza conoscere da chi saranno accolti e ignorando l’opportunità dell’affido familiare. A Ravenna, l’organizzazione, grazie a diversi progetti tiene laboratori per illustrare ai minori stranieri non accompagnati che, chi lo desidera, può candidarsi per arrivare alla maggiore età in famiglia. «Chi volesse unirsi alla nostra squadra può farlo con due tipi di esperienze- ha spiegato Silvia Manzani, referente territoriale per Ravenna dell’associazione Refugees Welcome Italia- accogliere per un minimo di 6 mesi a casa propria un migrante in uscita dalle strutture di accoglienza oppure fare l’esperienza del mentoring quindi “accompagnare” verso l’autonomia queste persone che stanno per uscire dalle comunità ed hanno bisogno di un sostegno esterno. Entrambi i progetti prevedono una formazione breve, ma efficace». Dalla fine del 2021, per conto del Comune di Ravenna, l’associazione gestisce l'Albo delle famiglie accoglienti, ma dal Covid in poi, si è registrato uno stop nelle iscrizioni, un’ emorragia diventata strutturale e nazionale. «In tutte le città in cui la nostra associazione è presente, si è riscontrato lo stesso calo di candidature. Noi sappiamo che l'accoglienza in famiglia dei ragazzi e delle ragazze migranti è un progetto importante, che incide in maniera determinante sulla vita delle persone, ma è comunque un progetto di nicchia, per pochi. Si tratta di una scelta forte, in cui si mettono in gioco equilibri, dinamiche, spazi, tempi molto personali e privati. Al di là delle grandi crisi che abbiamo attraversato in questi anni (la pandemia, l'impoverimento delle famiglie, l'alluvione) ci sono secondo noi, a incidere sullo stop delle iscrizioni, ragioni più politiche, legate alla imperversante narrazione emergenziale e criminalizzante delle migrazioni. Basti pensare che, sull'Albo delle famiglie accoglienti, appena scoppiata la guerra in Ucraina sono arrivate nel giro di pochi giorni centinaia di disponibilità, segno di un'ondata solidale meravigliosa, che a parte pochissimi casi, non si è, però, tradotta nella disponibilità ad accogliere persone che non fossero ucraine».
I MINORI IN FAMIGLIA Chi si iscrive sul sito dell’Albo delle famiglie accoglienti, sostiene un colloquio con lo staff di Welcome refugees, viene inserito in un percorso formativo, al termine del quale diventa idoneo ad accogliere. Poi alla famiglia viene proposto un migrante o una migrante in lista d’attesa e il percorso di accoglienza viene monitorato dall’associazione, quotidianamente. «Abbiamo da poco chiuso l'accoglienza in famiglia, durata oltre due anni, di un neomaggiorenne del Bangladesh- ha spiegato Manzani-, mentre l'anno scorso si è conclusa l'accoglienza di un ragazzo del Pakistan, anche lui rimasto in famiglia due anni. Nel 2024 abbiamo gestito anche due accoglienze brevi: una di un neomaggiorenne del Gambia e una di due rifugiate afghane. Sul fronte Ucraina, abbiamo realizzato sei accoglienze, cinque in emergenza, dunque durate solo qualche mese, e una (di una mamma con suo figlio) andata avanti per un paio di anni. Restiamo fiduciosi che i nostri appelli e le nostre attività di sensibilizzazione possano portare a nuovi frutti: solo a dicembre, inaspettatamente, si sono avvicinate a noi tre nuove famiglie, con cui abbiamo aperto le prime interlocuzioni. L'Albo, la scorsa primavera, è stato aperto anche all'accoglienza degli studenti e delle studentesse universitari: al momento una ragazza che studia Medicina è accolta da una signora a Porto Fuori». Negli anni i ragazzi e le ragazze che sono accolti nelle comunità e nei centri sono venuti a conoscenza del progetto di Welcome refugees e le richieste sono aumentate. »Chiaramente è dura non poter accontentare tutte le richieste, ma con chi si iscrive cerchiamo di essere fin da subito i più chiari possibile affinché non ci siano false aspettative».
I 20 MENTORI Parallelamente al progetto delle famiglie accoglienti c’è, poi, quello del mentoring, figura fondamentale per sostenere l’autonomia dei migranti. Il mentore è importante per migliorare la lingua, trovare un lavoro ed una casa, costruirsi una rete sociale, sapersi muovere sul territorio e conoscere persone italiane. «Quando si esce dalle comunità per minori o dai centri di accoglienza per adulti, sapere di poter contare su qualcuno che, in maniera disinteressata, funge da punto di riferimento, fa la differenza. Per questo, da circa un anno e mezzo, proponiamo il progetto anche ai minori stranieri non accompagnati. Mentre sono ancora in comunità frequentano i mentori, con l'idea che una volta maggiorenni e fuori dall'accoglienza, abbiano già costruito dei legami solidi. Il progetto mentoring non ha subito battute d'arresto. Siamo molto soddisfatti della costanza con la quale le persone, un po' di tutte le età, si iscrivono sul sito dell'Albo, o sulla pagina Internet nazionale di Refugees, per mettersi a disposizione per un affiancamento di almeno sei mesi a un ragazzo o una ragazza migrante. Solo negli ultimi due mesi abbiamo attivato otto nuove relazioni: con una ventenne ragazza pachistana, con un neomaggiorenne dello stesso Paese, con un 18enne senegalese, con un quasi maggiorenne egiziano, con un minore straniero non accompagnato marocchino, con un diciottenne gambiano, con un diciannovenne egiziano, con uno studente pachistano. Al momento i mentori attivi sono una ventina, ma abbiamo diverse persone nuove da incontrare nelle prossime settimane e alcuni mentori che hanno sperimentato il progetto negli anni passati e potrebbero tornare in campo. Il nostro lavoro è anche questo: tenerli con noi, vicini ai nostri valori, tanto è vero che una volta al mese li incontriamo alla Casa delle Culture per confrontarci. Uno dei nostri obiettivi è coinvolgere sempre più mentori giovani: grazie ai nostri incontri nelle scuole superiori, si sono avvicinate a noi, nell'ultimo periodo, due ragazze appena maggiorenni». Per l'accoglienza, le famiglie si possono iscrivere, alternativamente, qui https://famiglieaccoglienti.comune.ra.it/sezione-adulti/offri-ospitalita-in-famiglia/ o qui https://refugees-welcome.it/registra-la-tua-casa/ . Per diventare mentore, invece, su https://famiglieaccoglienti.comune.ra.it/sezione-adulti/diventa-mentore/ o su https://refugees-welcome.it/diventa-mentore-3/