Ucraina un anno dopo, tante associazioni romagnole ancora attive con progetti solidali

Romagna | 20 Febbraio 2023 Cronaca
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Marianna Carnoli - Il 24 febbraio segnerà un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, dal giorno in cui la Russia ha invaso quel territorio con una violenta escalation del conflitto russo-ucraino in corso dal 2014. Secondo i dati del Dipartimento della Protezione civile, al 13 gennaio 2023, erano 173645 i cittadini ucraini che avevano chiesto asilo in Italia di cui 92353 donne, 31848 uomini e 49444 minori. Al 27 gennaio 2023, invece, le persone in fuga dalla guerra in Ucraina che avevano presentato richiesta di permesso di soggiorno per protezione temporanea presso gli Uffici immigrazione delle Questure nella nostra regione erano 19902 (14301 femmine e 5601 maschi di cui 7174 minori) 2060 a Ravenna, 3282 a Rimini e 1446 a Forlì-Cesena. Infine, al 1 febbraio 2023 in Emilia Romagna avevano chiesto il contributo di sostentamento riconosciuto in quote mensili da 300 euro per un massimo di tre mesi 15762 persone di cui 2453 a Rimini, 1540 a Ravenna e 1219 a Forlì-Cesena.

«IN UCRAINA L’ELETTRICITÀ C’È PER 4 ORE AL GIORNO»
«La situazione in Ucraina è drammatica soprattutto per la mancanza di luce- ha spiegato Don Vasyl Romaniuk, assistente spirituale degli ucraini greco-cattolici di Forlì, Faenza, Cesena e Imola-. Sono riusciti ad attivare qualche centrale in più così le persone ora possono avere elettricità non più solo due ore la mattina e due ore la sera, ma per un periodo più lungo nella maggior parte del paese. Purtroppo, però, i bombardamenti, soprattutto contro gli edifici civili continuano, in primis nell’Est e nel Sud dell’Ucraina e nelle città limitrofe alla linea del fronte dove i Russi mandano a morire i propri soldati. L’obiettivo dei Russi è annientarci, così si spara e basta senza tener conto di chi si ha di fronte. Il nostro popolo vuole sopravvivere e siamo grati a quanti ci hanno e ci stanno aiutando in tutta Italia, non solo nella provincia di Ravenna con raccolte di beni e fondi». Dei tanti profughi arrivati in Italia in quest’anno di guerra, accolti in famiglie di ucraini, o in cas, o nelle parrocchie o in famiglie italiane, molti sono rientrati in Ucraina dove avevano lasciato i propri parenti. «”Casa” è il nostro paese- ha aggiunto don Romaniuk- e nonostante la riconoscenza all’Italia per averli ospitati, i cittadini ucraini hanno scelto di rientrare dalle loro famiglie anche se le sirene continuano a suonare e gli aerei russi sorvolano il cielo ucraino anche solo per spaventare i civili. Penso soprattutto alle madri che avevano chiesto asilo all’Italia per loro e i loro figli, ma che qui non potevano lavorare per prendersi cura dei bambini e, quindi, non potevano mantenersi». L’associazione San Giuda Taddeo odv di Forlì presieduta da don Romaniuk non ha mai smesso di raccogliere beni per aiutare le persone stremate e che devono sopravvivere al freddo in Ucraina. «Abbiamo spedito già 11 ambulanze, un furgoncino, generatori, camion e tanto vestiario. Servono piccoli generatori elettrici che sono diventati quasi introvabili e molto costosi, ma anche intimo termico, abiti caldi, calzini, scarpe invernali, coperte termiche e torce». Per questo l’associazione San Giuda Taddeo ha avviato una raccolta fondi chiamandola «Raggi di speranza» per chiunque voglia, con un piccolo- o grande!- contributo, aiutare quanti cittadini ucraini stanno resistendo in patria. L’iban per le donazioni è il seguente IT54L0503413203000000004733. «Il nostro scopo è aiutare, anche se a distanza, i civili, i più deboli, i soldati che stanno difendendo la nostra patria e che lottano per sostenere non i valori ucraini, ma di qualunque essere umano».

«GLI UCRAINI CI HANNO INSEGNATO MOLTO»
Scoppiata la guerra, Ravennasolidale si è messa da subito a disposizione del Comune con una raccolta fondi e la rete delle conoscenze per una prima accoglienza poi, in accordo coi diversi servizi, in primis con Caritas si è condivisa la fornitura di beni necessari. «La maggior parte dei profughi, un’ottantina di famiglie è stata ospitata da parenti o amici che già vivevano nel nostro territorio e grazie al lavoro di tanti volontari che hanno seguito l’attività a testa bassa si è riusciti a far fronte all’emergenza: i ragazzi sono stati inseriti nelle scuole ed abbiamo inviato tanto materiale in Ucraina- ha commentato Christian Rivalta di Ravennasolidale. Quando ripartirà il nuovo direttivo della Consulta del volontariato gestiremo la parte “accessoria” come fare attività fisica o musicale. I profughi ucraini ci hanno insegnato tanto: sono un popolo orgoglioso che ha reagito in maniera pragmatica all’emergenza lasciando il proprio paese e cercando di far star bene prima di tutti i figli grazie al supporto dei servizi sociali. Molti sono stati alcuni mesi in Italia poi sono rientrati perché volevano ricongiungersi ai parenti, altri hanno cercato di organizzarsi magari facendo seguire ai figli le lezioni di violino online con il maestro scappato in Francia. Gli ucraini ci hanno mostrato un volto nuovo dei bisogni che il mondo del volontariato deve approcciare in maniera differente: dai profughi abbiamo imparato a puntare sulle diverse esigenze di ciascuno e sulle soggettività. Dall’altro lato i ravennati si sono confermati accoglienti e si sono attivati per aiutare tutti nell’emergenza». Anche CittAttiva nel corso del 2022 si è riorganizzata puntando soprattutto sui corsi di italiano per tutti gli stranieri a Ravenna, non solo gli ucraini mentre le raccolte di beni di prima necessità sono rimaste in mano a Caritas e servizi sociali. «Ci coordiniamo con l’associazione Malva (vedi box)- ha spiegato Andrea Caccia, presidente di CittAttiva- ed aderiamo ad iniziative che loro organizzano a sostegno del popolo ucraino. A dicembre hanno organizzato da noi i laboratori di Natale per le famiglie per diffondere le tecniche pittoriche della nostra tradizione. Il 13 febbraio è partito un nuovo corso di italiano cui hanno aderito in 15 tra cui una ragazza ucraina che ne aveva seguito uno mesi fa e che ha iscritto la madre. Di fatto ora non facciamo più raccolta di materiale da mandare in Ucraina seguendo i consigli di Malva ed abbiamo un ruolo più marginale anche se siamo sempre a disposizione».
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