San Marino. OSLA: In attesa dei ristori chiudono i negozi turistici
Lo abbiamo scritto più volte nel corso dei mesi e lo abbiamo sottolineato in tutti gli incontri: il settore turistico commerciale sta pagando il prezzo più salato alla crisi da Covid-19 e come tale va al più preso aiutato per tentare di arginare la catastrofe. Catastrofe che è già in atto: sono sempre di più le piccole e piccolissime aziende che chiudono i battenti definitivamente.
Oggi in particolare vogliamo puntare l’attenzione sulla parte di commercio che basa il proprio business soprattutto sui flussi turistici, quello del Centro storico, dalla voce di due imprenditori del settore associati ad OSLA.
“La situazione comincia a diventare critica”, racconta Luca Liberti che con la famiglia gestisce 3 profumerie nel centro storico (la prima nata addirittura nel 1963). “La nostra è un’azienda a conduzione familiare che aveva anche 3 dipendenti tra il suo staff prima che arrivasse il Covid e bloccasse tutto fermando totalmente un 2020 iniziato veramente bene, con un gennaio/febbraio da record.
Nel corso degli anni la nostra azienda ha investito tanto, sia nel miglioramento dell’offerta merceologica, con l’acquisto di brand dell’alta profumeria di nicchia e della cosmesi, sia che nel commercio online, già attivato da diversi anni, e infine con l’attività di grossista. Purtroppo ad oggi la grossa fetta degli incassi è scomparsa dato che le vendite a banco rivelano quasi un 50% in meno per la mancanza di turismo e per la conseguente scomparsa della clientela est europea e cinese.
È evidente che è una condizione comune a tutta la popolazione, ma ci si aspettava che lo Stato intervenisse un po’ più efficacemente soprattutto per il comparto commerciale e turistico. Qualche pagamento dilazionato, la proroga della CIG e qualche altro palliativo risultano ad oggi inadeguati alla condizione del commercio.
Nel mio caso poi - prosegue Liberti - le strutture dove operano le aziende sono di proprietà e per noi è un bel vantaggio, ma ci aspettiamo che i cosiddetti ristori si possano trovare anche per noi.
Sarebbe poi fondamentale poter ripartire al meglio, fornendo strumenti validi per competere sul mercato come la possibilità di operare online senza limitazioni, di poter usufruire dei servizi che i vari istituti di credito internazionali, quali Paypal, American express, Union pay, Ali pay, e di potenziare e migliorare il tax-free.
Tutto ciò cercando di dare una nuova veste al commercio del centro storico, fatto troppo spesso da una modalità di concorrenza sleale per la vendita non controllata di merce non conforme alla vendita”.
Tanta delusione e rabbia trapelano anche dalle parole di Pier Luigi Mularoni, che in centro ha la celebre Casa del Natale. “Solitamente il periodo natalizio per noi è il momento clou dell’anno ma quest’anno è stato veramente un pianto. Ad una prima stima nel 2020 abbiamo perso dal 50 al 60% degli incassi. Ci hanno salvato quei 2 mesi d’estate poi si è fermato tutto. Ma nonostante ciò non ho voluto lasciare a casa le mie 2 dipendenti. Le sto pagando usando i risparmi. Abbiamo stretto i denti perché anche loro hanno famiglia e non ce la siamo sentita di lasciarle senza stipendio”.
Anche Mularoni sottolinea l’assenza di interventi da parte dello Stato: “Ci hanno proposto aiuti per fare i debiti ma come facciamo a ripagarli se non incassiamo? In tanti Stati si parla di aiuti economici già arrivati, qui ancora niente. Con che cosa vivo? Tenendo conto anche che negli anni abbiamo praticamente perso anche il vantaggio del differenziale fiscale rispetto all’Italia”. Per questo suggerisce di intervenire per “abbassare la monofase”.
Abbiamo già perso troppo tempo. Già a metà dello scorso anno doveva essere predisposto un piano di ristori. Nel nostro settore c’è la moria di aziende. Sono già decine i negozi chiusi definitivamente. Io stesso devo attingere ai risparmi per mandarlo avanti, grazie ai sacrifici di una vita. E come me altri”.
Oltre ai denari a fondo perduto, anche Mularoni parla della necessità di dilazionare e spostare i pagamenti richiesti dallo Stato e dell’importanza di tutelare le aziende che rispettano le regole. “Ci vogliono i controlli per chi non si comporta bene. Altrimenti si alimentano le distorsioni che tanto hanno fatto male al nostro comparto e al nostro paese in termini economici e di immagine”.