Ravenna, Protti (Legacoop): «Un documento sul linguaggio e politiche di genere in azienda»

Romagna | 26 Novembre 2021 Cronaca
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Federica Ferruzzi - L’italiano è una lingua sessuata, ma nella società si usa quasi sempre il genere maschile per riferirsi alle donne. Un retaggio culturale difficile da superare: servono educazione, esercizio e applicazione delle regole legate alla lingua. Perchè l’affermazione passa anche da qui: come sostiene la sociolinguista Vera Gheno, se le persone non hanno le parole per definirsi, non sono rappresentate. 
Una consapevolezza da cui Elena Zannoni, Simona Benedetti e Federica Protti sono partite per redigere il documento «Linee guida su linguaggio e politiche di genere in azienda» di Legacoop Romagna. 
Protti, perchè occuparsi di linguaggio di genere in azienda? Ve lo avranno sicuramente chiesto...
«Perchè il linguaggio è un elemento che contraddistingue ed evidenzia la società. Siamo partite dal fatto che la nostra lingua ha una matrice maschile data da una cultura in cui le donne hanno sempre avuto ruoli marginali, mentre oggi hanno competenze e professionalità per ricoprire nuove cariche. In base a questo ragionamento, Legacoop Romagna ha voluto dare un contributo nel rafforzare quel processo storico, culturale e sociale che, a partire dal linguaggio, vuole superare ogni forma di diseguaglianza di genere. Nominare una cosa significa darle valore e consapevolezza che questa esista. Alla luce di questo abbiamo deciso di portare il lavoro svolto nelle cooperative associate». 
Spesso una risposta che si sente è «questa parola declinata al femminile suona male»...
«Certo, qualcosa che non si è mai sentito suona male: è lì il lavoro di rafforzamento che il manuale vuole andare a cogliere, colmando un vuoto. Nel momento in cui una parola si nomina, il suono inizialmente risulta inusuale, poi entra nel quotidiano ed è lì che va fatto questo lavoro, in modo che una parola che non conosciamo possa, domani, entrare nell’uso comune».
In quante aziende verrà distribuito il documento?
«Dopo il passaggio formale nella direzione di Legacoop Romagna, organo in cui siede una rappresentanza delle cooperative dei tre territori della Romagna, il documento è stato assunto come elemento fondante nel lavoro della struttura. L’opuscolo è stato diffuso a tutte le associate, ma anche a tutto il sistema, dagli enti di formazione ai colleghi delle strutture vicine a noi. Alcune imprese lo stanno già facendo proprio a partire dai consigli di amministrazione; è un processo che si accelera in base alla sensibilità delle singole cooperative». 
Qual è il ruolo delle donne nelle aziende cooperative, in base a quello che è il vostro osservatorio?
«Si tratta di un osservatorio che stiamo implementando ed in cui, le linee guida, fanno parte di un lavoro più complessivo sul tema della parità di genere. Ad oggi, dai dati a nostra disposizione e che, come dicevo, stiamo implementando, abbiamo un quadro simile a quello del sistema delle imprese italiane, dove le lavoratrici sono presenti in ruoli meno rappresentativi e si ritrovano meno in posizioni dirigenziali ed apicali. Questa fotografia cambia molto in base ai settori. La cooperazione sociale, ad esempio, è un ambito in cui le imprese hanno una percentuale femminile alta nel lavoro e nei livelli dirigenziali, cda, direzione e presidenza. Le percentuali si riducono invece in settori quali, ad esempio, l’edilizia: qui le donne nella parte dirigenziale e di governo sono meno rappresentate».  
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