Ravenna insorge contro l'accordo fra 5 Stelle e Lega sul "Blocca trivelle"

Romagna | 24 Gennaio 2019 Economia
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Ravenna insorge contro il provvedimento "Blocca trivelle", in particolare sull'intesa raggiunta fra 5 Stelle e Lega per uno,stop di 18 mesi e nuove tasse per le aziende del settore.
"L’intesa raggiunta questa notte tra M5s e Lega sulle estrazioni è disastrosa. In questa circostanza ho apprezzato sinceramente l'impegno bipartisan che si è sviluppato da parte di molti esponenti politici del nostro territorio, ma in politica quello che conta non è tanto l'impegno quanto i risultati e quelli finora sono tutt'altro che soddisfacenti. La Lega è ancora in tempo per alzare la testa sia al Senato che alla Camera e ribadisco la richiesta a Salvini di venire a Ravenna a incontrare i lavoratori e le imprese prima dell'approvazione definitiva" sottolinea il sindaco De Pascale.
 
"In primo luogo l’accordo raggiunto produce un provvedimento incostituzionale perché l’emendamento interviene su una legge, il DL semplificazioni, che tratta tutt’altro argomento.
Il secondo grave aspetto è che non ci sono le coperture finanziarie, perché l’aumento dei canoni sarà oggetto di ricorsi pesantissimi e porterà a rinunce alle concessioni; è dunque illusorio pensare che con un aumento dei canoni si determini automaticamente un aumento del gettito. Terzo, questo provvedimento in nessun modo tutela l’ambiente anzi, aumenterà le emissioni poiché non riduce il consumo di fonti fossili, quello si sarebbe un obbiettivo serio, ma semplicemente penalizza la produzione nazionale a favore delle importazioni e il gas estratto all’estero, per essere trasportato, ha una dispersione di circa il 30% con conseguente aumento delle emissioni".

Anche la Cgil ravennate e' molto critica sulla decisione della maggioranza. "La risposta che è arrivata dal Governo relativamente alla questione del comparto Oil&gas è grottesca ed è l'esatta fotografia del pressapochismo con il quale un argomento così importante venga trattato. Il “contentino” che ci viene proposto, riduzione del periodo di stop da 3 anni a 18 mesi, non risolve minimamente il problema. Non si tratta di contrattare un periodo piuttosto che un altro, qui stiamo parlando di un settore che sta riprendendo vigore dopo un periodo dove si è rischiato lo stallo delle attività. Eni ha in programma investimenti per 2 miliardi di euro tra il 2019 e il 2020; tra l'altro il Distretto Centro-Settentrionale di Marina di Ravenna ha ripreso ad assumere giovani. Stiamo parlando di un settore dove la sicurezza del lavoro e il rispetto di tutte le norme a tutela dell'ambiente sono ai massimi livelli. È un settore che da sempre fa da traino all'economia locale e che ha prodotto ricchezza sul territorio. E' un settore che produce gas metano, da tutti indicato come la fonte di energia necessaria nel processo di transizione verso le rinnovabili; percorso che nessuno di noi sta mettendo in discussione, anzi siamo tutti consapevoli che questa sia la giusta direzione per perseguire anche gli obiettivi di salvaguardia dell'ambiente. Tutto questo rischia di essere azzerato a causa di un emendamento basato su cosa? Quali sono le reali motivazioni che hanno spinto a promuoverlo?".
 
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