Ravenna, Gamberini (MacGowan): "Vogliamo solo "campare", dateci la possibilità di lavorare"
Federica Ferruzzi - Nonostante si fosse ritrovato con il locale tutto prenotato, alla fine Stefano Gamberini, da 22 anni titolare del MacGowan di via Renato Serra, ha rinunciato all’apertura, evitando, di fatto, di aderire alla campagna #Io apro prevista per lo scorso 15 gennaio. «A livello locale - spiega Gamberini - eravamo rimasti gli unici a partecipare e alla fine abbiamo deciso di virare sull’asporto per evitare di incorrere in multe. Ora sto valutando se continuare a praticarlo nei fine settimana, in attesa che qualcosa cambi. Come si dice, attendiamo fiduciosi, anche se la fiducia non sappiamo più dove metterla». Da nuovo Dpcm, infatti, l’asporto è possibile solo fino alle 18 e dopo è permessa solo la consegna. «I colleghi che già lo facevano immagino che continueranno a garantirlo, ma noi non siamo strutturati in questo senso. Speriamo che ci concedano di poter fare di più, anche se siamo in zona arancione, ma bisogna capire che un locale non può vivere d’asporto. La situazione è ormai drammatica, noi siamo un pub che lavora di sera e di notte, i clienti vengono per bere una birra, vedersi una partita: uno si può reinventare per un pochino, ma non può andare avanti per mesi, pensando di sopravvivere con l’asporto. Per me la situazione è assurda, se penso che dopo 22 anni corro il rischio di chiudere». Quello che Gamberini chiede, in sostanza, è di poter lavorare in tranquillità secondo le misure che garantiscano la salute di tutti. «Fino a fine ottobre, mi pare il 24, abbiamo lavorato fino a mezzanotte, il che andava anche bene: alle 23.30 suonavo la campanella, partiva l’ultimo giro di birre e dopo la gente andava a casa. Era quasi come se fossimo in Irlanda. Non dico di tornare a quell’ora, basterebbero anche solo le 22, sarebbe già qualcosa, ma le 18 è proprio un orario impossibile. Vedo le attività di alcuni colleghi chiuse completamente da mesi, sono “macchine grosse” che quando vengono “messe in moto” devono andare. Non possono lavorare a metà. Per mesi, comunque, abbiamo rispettato tutte le misure richieste, abbiamo investito in dispositivi, poi però abbiamo dovuto chiudere, mentre le persone si affollano nei centri commerciali. La gente, comunque, è stufa: basti dire che quando abbiamo deciso di rimanere aperti avevamo prenotazioni anche da parte di persone che non erano clienti abituali e che sarebbero venute pur sapendo di essere in multa. Siamo tutti esausti: i clienti vorrebbero vivere in maniera normale, noi vorremmo campare».