Ravenna, Costa (dir. Delta del Po): «Per i 35 anni dalla nascita del Parco puntiamo alla candidatura Unesco» 

Romagna | 10 Novembre 2023 Cronaca
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Elena Nencini
52.000 ettari in Emilia-Romagna e circa 12.000 ettari in Veneto per una superficie totale di 64mila ettari, che ospitano animali e piante di ogni genere e tipo: questi i numeri principali del parco del Delta del Po. Un patrimonio che compie 35 anni dalla sua istituzione, avvenuta nel 1988 con una legge regionale e che festeggia con una mostra (al Mercato coperto) e un calendario con le immagini naturalistiche di 12 fotografi.
A fronte di 10 Zone umide di importanza internazionale, 22 Zone Speciali di Conservazione per la conservazione di habitat e specie vegetali e animali, 20 Zone di Protezione Speciale per la conservazione degli uccelli il direttore del Parco Massimiliano Costa spera di ottenere un finanziamento europeo per predisporre i documenti per il riconoscimento di Geoparco Unesco entro la fine dell’anno.
La Vena dei Gessi è stata riconosciuta da poco come patrimonio naturale dell’umanità Unesco, puntate anche voi a questo riconoscimento?
«La parte del Ferrarese ha già il riconoscimento “Patrimonio dell’Umanità” ottenuta nel 1999 da “Ferrara, città del Rinascimento e il suo Delta”, il paesaggio del Delta è infatti stato ritenuto un paesaggio culturale. Inoltre il Parco ha ottenuto il riconoscimento a Riserva di Biosfera nel 2015. Mi sembra impossibile che il riconoscimento di Riserva di Biosfera non riguardi il territorio ravennate, perché comunque oggi non fa parte del Delta attivo, ma lo era fino a qualche secolo fa. Abbiamo chiesto, insieme ad altri soggetti, fondi Interreg per la candidatura del Parco del Delta del Po come Geoparco, riconoscimento Unesco per le aree di importanza geologica internazionale. Se il progetto verrà finanziato lo sapremo entro la fine dell’anno, e potremo presentare la nostra proposta».
Lo scorso anno avevamo parlato dei progetti Pnrr da 30 milioni di euro. Come stanno procedendo i lavori?
«Gli interventi seguono tre linee: ciclabilità, centri visite e musei, sistemi di visita con attenzione all’integrazione dei parcheggi, i percorsi, i servizi. Non sono gestiti da noi, ma direttamente dai Comuni a cui sono stati assegnati, la Regione Emilia-Romagna e la Regione Veneto coordinano, insieme a noi, tutti gli interventi. Sono già partiti i lavori nei comuni di Cervia e di Ostellato, mentre gli altri stanno completando i progetti per l’affidamento. Inoltre abbiamo ricevuto 50mila euro direttamente per interventi per la comunicazione, la segnaletica, i pannelli, i cartelli e li abbiamo già affidati». 
Quali interventi sul territorio ravennate sono più importanti?
«Sicuramente il completamento di Punta Alberete, un’area fino agli ‘90 molto conosciuta che è stata poi dimenticata. Adesso sono stati rifatti dei ponticelli e verrà risistemato il parcheggio ora troppo grande e dispersivo, adatto ai pullman delle gite scolastiche, ma poco accogliente. Diventerà un luogo attraente con capanne tradizionali, servizi, un centro visita diffuso. La gestione delle acque del Lamone fatta dal Parco e dal Comune ha migliorato moltissimo la situazione che teniamo costantemente monitorata. Sono tornati insetti, piante, anfibi che prima erano spariti. Sono previste inoltre due piattaforme panoramiche nella pialassa Baiona che permetteranno di ammirare e capire gli ecosistemi di questa zona. Inoltre sono previsti nuovi percorsi ciclabili nei lidi, una riqualificazione al Museo Natura di Sant’Alberto e un nuovo museo nella pineta di Classe». 
Per Cervia?
«Ha ottenuto più di 5 milioni per la realizzazione della pista ciclabile ad anello delle saline, per la realizzazione del museo delle acque con la ristrutturazione e riqualificazione della vecchia idrovora e la realizzazione della torretta di avvistamento per gli amanti del birdwatching, la riqualificazione dell’attuale centro visite e del Bosco del Duca, un’importante riserva biogenetica».
Anche Alfonsine beneficerà degli interventi del Pnrr?
«Si, l’intervento più importante riguarda il restauro del Chiavicone, un edificio del XVIII secolo, la vecchia chiavica sul canale dei Mulini: una vera scommessa. Vorremmo anche allestire un centro sulla biodiversità del Delta del Po collegata al percorso ciclabile da Ferrara e Argenta e Ravenna».
Portate avanti altri progetti per il Parco?
«Abbiamo 5 progetti Life attivi, sono progetti europei per la conservazione della natura, di cui uno per attività di conservazione della biodiversità della Pianura padana che coinvolge tutte le Regioni e molti parchi del Nord Italia. Poi ne abbiamo altri a difesa delle dune costiere e, infine, grazie a fondi della Regione, costruiremo 4 nuovi capanni per la fotografia naturalistica che cambieranno il modo di percepire il Parco del Delta da parte dei fotografi naturalisti. Vorrei trovare i fondi per costruirne altri 4 e incrementare questo settore».
Quali sono gli obiettivi per il prossimo anno?
«Rendere il parco importante per birdwatching e fotografia naturalistica, grazie anche alla collaborazione con i fotografi con cui lavoriamo e di cui presentiamo il calendario e la mostra a Ravenna».
Come è andata con il turismo?
«Non ho numeri al momento, ma sicuramente il progetto che ha avuto un successo straordinario è stato l’anello ciclabile delle valli di Comacchio, con l’argine degli Angeli. Adesso bisogna continuare a manutenerlo e dotarlo di una segnaletica adeguata. Vorremmo che al turismo balneare di questa zona si affiancasse la nostra proposta, per arricchire l’offerta, assieme all’attrattività delle città d’arte si aggiungono il birdwatching, i capanni fotografici, i sentieri allestiti, i siti ambientali di eccellenza, tra cui la salina di Comacchio che sta per riaprire. Al fine di far divenire il Parco anche una meta turistica per il proprio valore, non solo come accessorio di altre forme di turismo abbiamo, infine, approvato un protocollo di intesa che è già stato sottoscritto da tre agriturismi di Argenta e auspichiamo sia firmato anche da aziende di altri comuni del Parco».
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