Mirco Mariani degli Extraliscio porterà l’immaginario delle balere a Sanremo con Moreno il Biondo e Mauro Ferrara

Romagna | 26 Dicembre 2020 Cultura
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Federico Savini
«Il nostro è un liscio visionario e lo sarà tanto di più all’Ariston. Comunque andrà Sanremo, quello che vorrei fare dopo è una tournée nelle balere, per vederle di nuovo piene, quando si potrà. Suono con dei veri giganti della musica romagnola e credo che quello che faremo in tv porterà senz’altro qualcosa di buono alle balere, anche se non sarà il liscio come si è canonizzato e ballato per decenni». Mirco Mariani è sorpreso quanto noi dal fatto che i suoi Extraliscio suoneranno al 71° Festival della Canzone Italiana, per di più nel cinquantenario della morte di Secondo Casadei, ma sa perfettamente che quella cosa che ha costruito in questi anni insieme a tanti collaboratori (da Moreno il Biondo al «lughese» Mauro Ferrara, da Ermanno Cavazzoni al sassofonista Fiorenzo Tassinari, da Riccarda Casadei a Elisabetta Sgarbi) porterà all’Ariston non proprio il liscio ma appunto l’«extraliscio», una maniera nuova, visionaria e orgogliosamente irrispettosa delle regole per portare l’immaginario danzante della Romagna delle balere nelle case di tutta Italia. E c’è da scommettere fin d’ora che, con la quarantena che abbiamo alle spalle, il pubblico non chiederà niente di meglio che divertirsi e ballare.
«‘Bianca luce nera’, la canzone che porteremo al Festival - spiega Mirco Mariani -, è stata scelta da Elisabetta Sgarbi per Sanremo. Mi ha spiazzato, è un pezzo che non ha nulla di sanremese o di ruffiano, ma l’intuito di Elisabetta si è sempre dimostrato infallibile, quindi andremo con un pezzo che ha tantissime cose dentro. Tra queste c’è naturalmente il liscio, ma anche tanto altro, e sarà quindi perfetto per dividere la scena con Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti. E’ una canzone che potremo ‘bastonare’, ci lascerà molto liberi sul palco».
L’annuncio della partecipazione a Sanremo è per Extraliscio la ciliegina sulla torta di un anno che difficile lo è stato per tutti, ma per voi è certamente stato importante fin dall’inizio…
«E’ vero, sono successe tante cose e il progetto è evoluto. Diciamo che Extraliscio ha un dna molto femminile, a dispetto dei frontmen che siamo io, Moreno e Mauro Ferrara. Tutto nacque da un’intuizione di Riccarda Casadei, che voleva portare la musica di suo padre a un nuovo pubblico e a nuove generazioni, con un approccio ovviamente sperimentale. E’ stato un grande e lucido azzardo il suo. Nell’ultimo periodo sono stati determinanti il sostegno e la guida di Elisabetta Sgarbi, che si è innamorata di noi - non senza uno shock iniziale! - quando lo scrittore Ermanno Cavazzoni ci ha fatto da tramite per La Milanesiana, che poi abbiamo portato anche in Romagna nell’estate pandemica».
In primavera avete pubblicato un singolo con Orietta Berti e Lodo de Lo Stato Sociale, che ritroverete a Sanremo. Poi la canzone del Giro d’Italia, la collaborazione a distanza con Jovanotti e il terzo album «Punk da Balera». Bolle altro in pentola?
«Ora siamo concentrati su Sanremo ma bisogna dire che tutte queste cose sono frutto di un lavoro che almeno in parte era pregresso. Il disco “Punk da Balera”, per intenderci, era quasi pronto dopo il primo album, “Canzoni da ballo”, del 2016. Abbiamo solo aggiunto qualcosa di nuovo ed eliminato un paio di canzoni. Tra i due album è uscito anche “Ballabili/Imballabili”, quasi un gioco, un esperimento di liscio strumentale con remix elettronici e visionari sul secondo cd, un bell’esercizio di libertà. Tornando a “Punk da Balera”, l’ho pensato come un “circo”, coinvolgendo tanti “supereroi” della musica da ballo, vedi Roberta Cappelletti e Armando Savini o la più giovane Anna Maria Allegretti, ma pure la Nuova Compagnia di Canto Popolare».
E i Balcani, che si sentono dappertutto?
«Sono una mia passione. Ho vissuto a lungo in quei Paesi e lì c’è una musica da ballo che un po’ somiglia al liscio, ma è più grezza, un po’ pazza, fuori controllo. Inserire la tammurriata nel nostro disco è un modo per omaggiare, e magari anche per gemellarci con la musica napoletana, che nel novero delle musiche folkloriche da ballo secondo me è quella che, in Italia, ha raggiunto il livello più alto. Il liscio e i suoi musicisti meritano di incontrare questa tradizione così nobile».
Hai dovuto «convincere» il pubblico delle balere con le contaminazioni spericolate di Extraliscio?
«Ti faccio un esempio: ho suonato spesso nella “tana del lupo”, davanti ai veri appassionati storici del liscio. E vedevo la loro perplessità, così come la vedeva Moreno di fianco a me. Io però queste le cose le vivo come delle sfide e non mi sono mai “adeguato” al pubblico, quindi ho inforcato i miei occhiali da sole e sono andato dritto con le mie idee, con la mia chitarra distorta su Romagna Mia, con quel tipo di musica pop “pazza” che ho in mente e così via. Di sicuro non tutti hanno approvato questa operazione, ma io credo che la musica da ballo per noi sia qualcosa da evocare - con un suono, una melodia, un ritmo -, non deve diventare un vincolo espressivo troppo rigido».
La collaborazione con Elisabetta Sgarbi, che vi ha pure dedicato un film, ed Ermanno Cavazzoni probabilmente ha portato la vostra musica anche verso il completamento di quella «legittimazione intellettuale» del liscio a cui si lavora da anni. Che ne pensi?
«Credo che abbiano fatto comprendere anche a me, con esattezza, quello che stavo facendo, concretizzando l’ambizione di far diventare nazionale questo progetto. La musica napoletana ci riuscì in passato con grandi interpreti e compositori. In qualche modo anche noi, con il nostro approccio punk, siamo arrivati alle orecchie fini di Ermanno Cavazzoni ed Elisabetta Sgarbi. E’ stato un piccolo miracolo. Siamo passati dalla pizza fritta ai grandi teatri, un cortocircuito che ci ha proiettati dentro a un sogno».
La gente ritroverà la voglia di ballare?
«La musica ha qualcosa di magico, entra nell’anima anche senza volere. Ti confesso che forse il cinema è l’arte che preferisco, ma la musica ha qualcosa di speciale e il ballo le è connaturato, è la dimostrazione che quest’arte ti entra dentro e poi ti fa muovere, ti condiziona magari anche mentre stai facendo altro. Io sono ottimista e non mi pare che prima della pandemia il mondo fosse così bello. Abbiamo davanti un mondo nuovo. E nelle balere, secondo me, ci si abbraccerà più di prima».
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