Marescotti ospite a «La spiaggia ama il libro» a Milano Marittima
Elena Nencini
Ad aprire la 27a edizione di Cervia, la spiaggia ama il libro sarà l’attore Ivano Marescotti lunedì 22 luglio alle 21.30 in viale Ravenna presentandosi in veste di scrittore con il suo libro Fatti veri. La rassegna - organizzata dall’associazione culturale Cervia, la spiaggia ama il libro, con la collaborazione di Confcommercio Ascom Cervia e con il patrocinio e il contributo del Comune di Cervia - proseguirà fino al 14 agosto e all’immancabile Ferragosto con gli autori il 15 agosto. Gialli, sport, arte, attualità, medicina, filosofia, storia sono solo alcuni degli argomenti che verranno trattati durante i ventuno incontri con ventitré autori.
Con il suo solito umorismo caustico Marescotti commenta: «E’ il mio primo libro e probabilmente anche l’ultimo. Sarà un cimelio». È un libro di racconti che ho scritto in funzione di uno spettacolo che io e Elena Bucci, che poi ha fatto la prefazione, una grande attrice, abbiamo fatto. Uno spettacolo basato su ricordi, memoria e sulla narrazione. Abbiamo deciso di scrivere degli episodi che narrassero la nostra vita, che fossero autobiografici. Per questo parlo di tante cose che mi sono capitate e per questo il titolo è Fatti veri. Da piccolo io chiedevo sempre a mio babbo “ma l‘è un fàt ver?”. Non ho pretese di essere uno scrittore, sono un uomo di teatro».
Naturalmente la Romagna fa quasi sempre da sfondo a questi racconti.
«Si, certo anche se alcune storie sono avvenute all’estero. Soprattutto nel primo racconto parlo della mia famiglia, del rapporto con mio padre. La Romagna è sotto pelle, sono un nativo. Un indigeno. Il dialetto è il mio secondo mondo, anche se per diventare attore ho dovuto ‘scordare’ il romagnolo».
Alcuni dei racconti sono inediti?
«Si, alcuni li ho utilizzati nei miei recital, fanno parte della mia aneddotica attoriale. Ma c’è poi del materiale inedito. Diversi amici non conoscevano proprio certe storie e si sono meravigliati. Come quando ho fatto l’autostop in Turchia e ho rischiato di morire oppure quando, durante il clima politico degli anni ‘70, mi perquisirono casa».
In uno dei racconti parla di quando, quasi per caso, trovò la strada per diventare attore, lasciando il posto fisso.
«Ho debuttato a teatro da un giorno all’altro, facendo il protagonista senza nemmeno una prova. In realtà non ho mai avuto una vocazione attoriale, forse perchè nella mia famiglia, nel mio ambiente, non si pensava proprio a queste cose. Invece il talento c’è chi ce l’ha e non lo sa, come è successo a me. Mia mamma era dispiaciuta per un mestiere che – secondo lei - non andava da nessuna parte. E’ stato un rischio forte, ma dovevo cambiare vita: meno male poteva andare molto peggio come è successo a diversi colleghi. Io ho tenuto duro» .
Oltre al teatro ha lavorato con registi come Benigni, Avati, Soldini, Scott. Oggi cosa vorrebbe?
«Non era previsto nulla, non avrei mai immaginato di arrivare dove sono arrivato. Io continuo ad essere sempre attivo nel teatro, anche se devo fare dei ruoli adatti alla mia età: non posso fare Amleto, ma il re Lear si. Adesso al teatro Carignano di Torino farò Zio Vania di Cechov dove faccio il professore, il marito anziano della giovane seconda moglie. La fortuna non ti viene certo a bussare a casa. La fortuna bisogna andarsela a cercare».
In due episodi del libro si parla della morte di due persone care. Come si è trovato a mettersi a nudo davanti ai lettori?
«Ho pensato che gli attori sono sempre nudi davanti al pubblico, mettono in gioco sensibilità, intelligenza, ma anche il proprio corpo. Nella vita c’è la tragedia, non solo l’umorismo. L’ultimo racconto in cui parlo della morte di mio figlio non è scritto con fronzoli, ma è un racconto secco perché l’emozione sgorga così. Se rileggo quel racconto mi metto a piangere, anche se penso che tanti altri hanno avuto tragedie personali. In Romagna si scherza con la morte, ma solo per sopportare il dramma: ma “ti venga un accidente” è ancora un complimento».