La monumentale raccolta di «ritagli lirici» del russiano Ennio Pezzi consultabile a Cesena grazie a Franco Dell’Amore
Federico Savini
«Il Fondo Pezzi consta di 280 faldoni, ognuno contenente 12 cartelle relative a un singolo cantante d’opera, a parte quelli come Pavarotti a cui sono dedicati due interi faldoni. In totale vengono censiti oltre 4mila cantanti lirici italiani, con ritagli di giornale, articoli, programmi e repertori, per non parlare dei circa 2mila libri a tema. Tecnicamente, si tratta di materiale edito, che non può considerarsi prezioso quanto i manoscritti mai pubblicati, ma una simile quantità di materiale, peraltro benissimo ordinato e schedato, tutta insieme, beh, francamente non l’avevo mai vista». Parola del professor Franco Dell’Amore, musicologo cesenate ai più noto come massimo storico del liscio nonché riscopritore - in epoca moderna - del padre della musica da ballo romagnola Carlo Brighi, ma più che altro esperto di caratura per lo meno nazionale di musica antica e soprattutto lirica, la passione di una vita che Dell’Amore ha riversato su numerosi libri (la sua ricognizione in particolare della vita culturale romagnola dell’Otto e Novecento è mirabile e ineguagliata per profondità e cura del dettaglio). Il musicologo cesenate ha però decisamente trovato «pane per i suoi denti» qualche mese fa, quando un antiquario l’ha messo in contatto con Elio Pezzi, giornalista e poeta di Russi piuttosto noto nell’area faentina, il cui padre Ennio - scomparso nel 2018 - aveva accumulato e censito, in decenni di instancabile e defilato lavoro, una quantità di materiale da far girare la testa a qualunque appassionato del Belcanto.
IL LIRICO SINDACALISTA
«Da che io ricordi, mio padre e mia madre non andavano mai in vacanza - racconta oggi Elio Pezzi -. Però tre o quattro volte l’anno prendevano e andavano fino all’Arena di Verona o nei grandi teatri di Milano o di Firenze a vedere l’opera, in grandi allestimenti e coi migliori cantanti. Quindi sapevo di questa passione, così come sapevo che a partire dai primi anni ’80, complice la pensione e il non dover seguire più noi figli ormai adulti, mio padre si dedicò a fare una specie di rassegna stampa di quel che accadeva nel mondo belcantista. Era iscritto a “Faenza Lirica” e si abbonò a molte riviste, oltre ad aver acquistato una montagna di libri sull’opera e i teatri italiani. La passione della lettura era peraltro un “vecchio vizio”, se così posso chiamarlo, e ha contagiato anche me. Da giovane leggeva soprattutto romanzi gialli, che lo accompagnavano nelle lunghe trasferte di lavoro».
Ennio Pezzi è un russiano particolarmente ricordato, ancora oggi, per diverse ragioni, a partire dal fatto di essere stato il primo segretario provinciale della Cisl, che vide nascere quando lavorava in Abruzzo. Negli anni ha poi lavorato in grandi aziende a Massa Lombarda e anche alla Ditta Babini di Russi, per la quale si recava spesso all’estero, accompagnato dai libri.
«Io ero al corrente della mole di documentazione che mio padre aveva raccolto, ordinato e schedato negli anni - ricorda Elio -, ma in effetti non l’ha mai ostentata, anche a Russi in ProLoco, dove si sapeva fino a un certo punto quanto lui fosse appassionato. Lo sapevano però alcuni studiosi e melomani, anche stranieri, coi quali era in contatto. In termini sistematici, ha lavorato a quello che poi è diventato un fondo per circa 35 anni. Avrebbe voluto scriverci dei libri ma non ci riuscì e molti dischi li ha donati, una ventina d’anni fa, a una Fondazione romana. Dopo la sua morte, ho contattato Amministrazioni e biblioteche per sottoporgli il materiale da lui raccolto, ma per difficoltà comprensibili non ho trovato nessuno disponibile ad archiviare il Fondo, che potrebbe incrementare la sua mole visto che ci sono cose anche in cantina che non abbiamo ancora vagliato. L’interesse di una persona seria e competente come Franco Dell’Amore è per noi motivo d’orgoglio, tanto più visto che ora quel materiale potrà essere consultato da studiosi e ricercatori. Sono sicuro che il babbo ne sarebbe felice».
LA CASA DELL’AMORE
Franco Dell’Amore vive in una bellissima biblioteca. Stricto sensu, e basta dare un’occhiata al sito www.dellamore.it per farsi un’idea della mole di materiale meticolosamente censito nella sua abitazione, a partire dai circa 20mila dischi (schedati solo per un quarto). Materiale che può venire consultato (in sede) da chi ne faccia richiesta. Testimonianze di un mondo al quale gente come il musicologo cesenate concede una chance di sopravvivenza in un’epoca che da tempo dà scoraggianti segnali di avere una memoria sempre più corta e braccata dalla fretta.
«So che le biblioteche, in genere, non sono interessate a materiale come quello raccolto da Pezzi - spiega Franco Dell’Amore -, ma io lo sto già utilizzando, per un libro sul teatro Bonci. E’ tutto già ordinato ma per schedarlo e metterlo on-line occorre tempo. So quanto ce n’è voluto per le circa 25mila schede che ho già fatto... Il maggior valore del mio archivio, consultabile su richiesta in sede, sta nelle migliaia di periodici, specie musicali fin dall ‘800, che ho raccolto. Parliamo di 805 testate, naturalmente non tutte complete. Colleziono cose fin da quand’ero bambino e i lasciti del mio professore di musicologia, Giuseppe Vecchi, sono state il punto di partenza dell’archivio che oggi occupa la gran parte del mio tempo e del mio spazio domestico. Negli anni ho cercato di raccogliere quello che non interessava alle biblioteche, a partire dalle riviste di varietà di inizio ‘900, che ho trovato solo nella biblioteca del cinema di Torino e che raccontano molto della storia del nostro costume».
IL FONDO PEZZI
«La cosa straordinaria del lavoro che ha fatto Ennio Pezzi in decenni - commenta Franco Dell’Amore - è che ha censito con dovizia migliaia di cantanti italiani, probabilmente tutti quelli minimamente rilevanti dall’800 ad oggi. Nelle sue intenzioni c’era la realizzazione di un’enciclopedia delle carriere artistiche dei questi cantanti. Risalire al loro repertorio e ai teatri in cui si esibivano è la cosa più importante dal punto di vista storico. Parliamo di quasi 40 anni di lavoro improbo. Ha seguito pedissequamente le loro carriere già dagli anni ’70 e per quelli morti ha contattato le famiglie e perlustrato biblioteche. Ci sono ritagli, fotografie e programmi di sala, tra cui uno del 1901 con Enrico Caruso al San Carlo di Napoli, oltre a quelli di cantanti romagnoli per il cui approfondimento saranno utilissimi. Ogni enciclopedia ha dietro decine o centinaia di esperti, occorrono decenni per realizzarle. Pezzi, in effetti, era in contatto con altri appassionati e se da un lato è vero che la sua ricerca non è mai approdata a un volume enciclopedico, è altresì certo che la sua documentazione è già stata usata per scrivere molte biografie. Tra i libri che aveva ce ne sono venti solo su Caruso e almeno 400 dedicati alle storie dei teatri italiani. Praticamente comprava ogni cosa sul tema lirico, cercava anche libri fuori commercio e alla peggio se li faceva fotocopiare. E’ quindi un fondo privo di materiale inedito ma impressionante per completezza. Ora i faldoni occupano tutto il mio ex garage, che è stato climatizzato per la conservazione, mentre altre parti del Fondo sono in varie librerie della casa. La cosa più importante, in definitiva, è che oggi chi studia queste cose può avere a disposizione una quantità enorme e ordinata di materiale».