Il travaglio nel Pd, parla Marco Di Maio, bis alla Camera: "Noi all'opposione, ora più vicini alla società"
Manuel Poletti - «Ce l'abbiamo fatta. In uno scenario molto negativo per il centrosinistra in tutta Italia, da noi, nel nostro collegio, le cose sono andate diversamente. Sono stato rieletto alla Camera per un secondo mandato, che si preannuncia difficile e di opposizione. Non mi spaventa e non cambierà nulla nel modo in cui cercherò di interpretare il mio ruolo».
Marco Di Maio, 35 anni ad ottobre, riesce a mantenere il suo seggio alla Camera dei deputati nel collegio Forlì-Faenza. Col 32,7% batte di poche migliaia di voti Andrea Cintorino della Lega ferma al 31,1% e Annamaria De Bellis dei 5 Stelle col 27,1%.
«Ora voglio solo ringraziare tutti quelli che mi hanno sostenuto, oggi e durante il mio primo mandato; la mia famiglia che ha sopportato ogni assenza senza mai farmi pesare nulla; le persone che mi hanno dato fiducia, andando controcorrente e affidandomi la responsabilità di rappresentare questo territorio. Cercherò di farlo al meglio delle mie capacità, con umiltà e dedizione».
Onorevole Di Maio, si aspettava una netta affermazione di 5 Stelle e Lega? Il Pd è al minimo storico…
«Le elezioni hanno dato due vincitori sul piano nazionale: il Movimento 5 Stelle e la coalizione di centrodestra. Queste due aree sommate rappresentano circa i 2/3 dei votanti nel Paese. A loro deve spettare il compito di formare una maggioranza alla Camera e al Senato per poi dar vita a un governo. In una democrazia parlamentare, in cui si vota per i rappresentanti in Parlamento e non per il Governo, funziona così. L’esito elettorale è stato molto chiaro».
Renzi dice: «Noi all’opposizione, niente inciuci». E’ d’accordo?
«Noi del Pd non dobbiamo essere la terza gamba di nessuno. Il Pd dal 2011 ha sostenuto governi di compromesso, oggi non siamo più così, quindi faremo opposizione. Chi ha perso - e pur avendo vinto sul mio collegio, mi ritengo tra quelli che hanno perso - deve stare all’opposizione, in maniera responsabile, seria, costruttiva, contribuendo ai provvedimenti che si ritengono utili all’Italia, semmai organizzandosi e lavorando per provare a diventare maggioranza nelle elezioni successive. Deve, però, stare all’opposizione».
Necessarie le dimissioni di Renzi? Il congresso subito o è meglio prima riflettere sulle cause della disfatta elettorale?
«Le dimissioni di Renzi sono state un atto necessario di responsabilità, questo gli fa onore. Non può certo essere il capro espiatorio di quello che è successo domenica 4 marzo. Prima di partire con l’ennesimo congresso e le ennesime primarie occorre una vera riflessione ed un’analisi seria sul perché della sconfitta. Al governo in questi 5 anni abbiamo fatto risultati concreti e alle urne siamo arrivati al minimo storico, penso ci sia la necessità di approfondite riflessioni su questo. C’è qualche cosa che non ha funzionato in tutto il paese, dobbiamo darci un nuovo profilo, più legato alla società».
Anche in Romagna il Pd è arretrato molto. Teme per le prossime amministrative? Come si riparte?
«Sinceramente non mi aspettavo un risultato del genere in Romagna. Sono numeri che pongono interrogativi anche a livello locale, non c’è dubbio. Serve sicuramente maggior apertura del partito nei confronti della società, in tutte le sue articolazioni. Se così tante persone hanno deciso di affidarsi a 5 Stelle e Lega ci sarà un perchè. Liberi e Uguali, che era il nostro spauracchio prima del voto, ha fatto molto peggio, non ha portato via voti a noi. Piuttosto il nostro posizionamento nella società non è più percepito, c’è molto lavoro da fare».