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I frutti dell'albero del pane: marroni e castagne caratteristiche e differenze
Romagna | 05 Ottobre 2017 Le vie del gusto
Marroni e castagne sono due cose diverse. Anche se entrambe sono il frutto dell'albero del pane. Lo attestava già un Regio decreto del 1939 che ne sanciva la diversità. Differenze che si concretizzano nella forma, nel colore ma soprattutto nel gusto. Se la castagna è il frutto della pianta selvatica, il marrone proviene dalle piante coltivate dall'uomo, migliorate attraverso innesti. Da sempre, questo frutto simbolo dell'autunno, ha rappresentato il cibo dei poveri. Bollite, arrostite oppure trasformate in farina, la castagna è da sempre alleata nutrizionale della dieta dei territori collinari e montani. Le differenze più evidenti tra i due frutti sono quelle legate al riccio. Di castagne, infatti, all'interno di uno di essi se ne possono trovare fino a sette mentre in quello dei marroni al massimo se ne trovano tre. Un’altra grande differenza riguarda la pellicola che separa il frutto dalla buccia. Nella castagna questa protezione entra e la ricopre totalmente cosa che invece non si ritrova nei marroni.
Altre differenze sono il colore e forma. Nelle castagne il colore del frutto è più chiaro mentre la buccia è bruno intenso. I marroni, oltre ad essere più grossi, tendono ad avere una buccia striata con una tonalità più chiara e la forma ricorda quella di un cuore. Ma la vera differenza è nel sapore. Le castagne sono molto meno saporite e dolci dei marroni.
Ad oggi sono otto i tipi di marrone che hanno ottenuto il riconoscimento europeo Igp, tre dei quali si trovano in Toscana tra cui c'è quello del Mugello Igp coltivato a Marradi e Palazzuolo sul Seno. Altri importanti aree di produzioni sono quelle della Garfagnana, in Irpinia, in Emilia Romagna con il marrone di Castel del Rio Igp, diffuso nella valle del Santerno, in Veneto, nel Lazio e in Piemonte.
Sia la castagna che il marrone sono alimenti molto nutritivi. Sono composti da carboidrati, zuccheri, acqua, sali minerali, vitamine e proteine.
La tradizione culinaria vede le castagne e marroni consumati arrostiti o bolliti oltre che trasformati in farina con cui si preparano torte, crepes, polenta e castagnaccio. I marroni sono l'ingrediente base per i marron glacés. Una curiosità finale. L’acqua di bollitura è ritenuta un ottimo fertilizzante e l’infuso di foglie viene da sempre utilizzato come antinfiammatorio per la gola.
Altre differenze sono il colore e forma. Nelle castagne il colore del frutto è più chiaro mentre la buccia è bruno intenso. I marroni, oltre ad essere più grossi, tendono ad avere una buccia striata con una tonalità più chiara e la forma ricorda quella di un cuore. Ma la vera differenza è nel sapore. Le castagne sono molto meno saporite e dolci dei marroni.
Ad oggi sono otto i tipi di marrone che hanno ottenuto il riconoscimento europeo Igp, tre dei quali si trovano in Toscana tra cui c'è quello del Mugello Igp coltivato a Marradi e Palazzuolo sul Seno. Altri importanti aree di produzioni sono quelle della Garfagnana, in Irpinia, in Emilia Romagna con il marrone di Castel del Rio Igp, diffuso nella valle del Santerno, in Veneto, nel Lazio e in Piemonte.
Sia la castagna che il marrone sono alimenti molto nutritivi. Sono composti da carboidrati, zuccheri, acqua, sali minerali, vitamine e proteine.
La tradizione culinaria vede le castagne e marroni consumati arrostiti o bolliti oltre che trasformati in farina con cui si preparano torte, crepes, polenta e castagnaccio. I marroni sono l'ingrediente base per i marron glacés. Una curiosità finale. L’acqua di bollitura è ritenuta un ottimo fertilizzante e l’infuso di foglie viene da sempre utilizzato come antinfiammatorio per la gola.
Un inizio di raccolta promettente
«Siamo solo all’inizio della stagione ma siamo ottimisti. La produzione non sarà entusiasmante dal punto di vista della quantità, a meno che non cambi qualcosa in quest’ultima settimana, ma non ci lamentiamo». Questo è il commento del presidente dell’associazione dei castanicoltori della Valle del Senio, Giuseppe Pifferi riguardante la stagione di raccolta appena iniziata. «Per ora siamo sul 50% della raccolta ma i marroni sono sani. non di grande pezzatura ma belli. Per quanto riguarda il prezzo all’ingrosso le prime partite viaggiano sui 6 euro al chilogrammo che poi dovrebbero diventare 7/8 euro quando venduti al dettaglio».
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