Gianni Siroli ha dedicato un libro a «Roberto Giraldi, in arte Castellina»

Romagna | 21 Maggio 2017 Cultura
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Federico Savini
«La nostra musica tradizionale è in crisi perché da troppi anni non si rinnova più. E’ un prodotto tipico, un patrimonio, che va ripreso e valorizzato per ciò che è stato. Quello che mi dispiace è che venga dimenticato. Io sono un collezionista, ho accumulato quintali di memorabilia, se possono servire a ricordare da dove veniamo e cosa siamo stati ne sono felice». Gianni Siroli sulla carta si limita ad «offrire il suo aiuto», ma se parliamo del liscio romagnolo quelli che lui definisce «memorabilia» stanno diventanto «storia» a tutti gli effetti; una storia tanto più preziosa quanto poco raccontata.
Sabato 13 maggio, a Villa Orestina a Castel Raniero, nell’ambito de La Musica nelle Aie, Siroli ha presentato il suo libro Roberto Giraldi in arte Castellina, prima pubblicazione dedicata al grande fisarmonicista che ha portato in giro per l’Italia il nome della minuscola frazione collinare di Brisighella, dove nacque nel 1920. Un documento prezioso questo volume pubblicato da Tempo al Libro, che insieme al dvd prodotto da Galletti-Boston alcuni anni fa raccoglie le notizie biografiche e alcune valutazioni artistiche su uno dei grandi compositori e capi-orchestra del liscio romagnolo, una lunga serie di testimonianze di chi l’ha conosciuto e una preziosa discografia.
Gianni Siroli, collezionista, cultore del liscio ed ex presentatore tv noto in tutte le case romagnole, con questo libro su Castellina dà seguito al suo fondamentale Dizionario delle Orchestre Romagnole, con una narrazione leggera e appassionata, condita dalla meticolosità del collezionista, come ha sottolineato l’editore Mauro Gurioli. E se la musica da ballo romagnola è da qualche anno oggetto di una riconsiderazione importante, è anche – e forse soprattutto – merito proprio di Siroli.
«Questo libro, che ha l’importante sostegno della fondazione La Memoria storica di Brisighella “I Naldi – Gli Spada” – spiega Siroli – è dedicato a Vincenzo Galassini, ex sindaco che mi propose di scriverlo ma che è mancato pochi mesi fa e oggi non può vedere il lavoro compiuto».
Castellina è al centro dei tuoi interessi da tempo. Come hai proceduto per il libro?
«Ho raccolto giornali, dischi, note di copertina, foto, manifesti e tutto quello su cui sono riuscito a metter le mani negli anni. Nel complesso una raccolta di notizie sommarie, dei “memorabilia” più che altro, ma anche spartiti e testi delle sue canzoni. Ho constatato, con l’esperienza, che c’è ancora invidia in questo mondo e quando si fa ricerca si rischia di affidarsi a memorie labili o “interessate”; meglio basarsi su pochi dati certi. Nella prima parte del volume racconto la sua vita ed episodi abbastanza noti della sua carriera, da quando ricevette una fisarmonica grazie a Mussolini a quando fu costretto, controvoglia, ad abbandonare l’orchestra. Nell’ultima parte c’è la discografia delle opere in cui Castellina ha suonato e nella parte centrale ho raccolto tante testimonianze».
Di chi?
«Di chi l’ha conosciuto bene. Io l’ho incontrato nei miei programmi in alcune occasioni, ma ho preferito far parlare orchestrali giovani e vecchi, il suo storico paroliere Carlo Ferrini, autisti, concittadini e chi lo ha seguito discograficamente, come Anna Galletti, figlia di Angelo, che con le sue edizioni contribuì in modo determinante al successo dell’orchestra Castellina-Pasi. Ho frequentato Galletti fin da ragazzo, marinavo la scuola per andare da lui e farmi raccontare della musica e del mondo dello spettacolo».
C’è anche un’intervista a Germano Montefiori.
«Quella è d’archivio, naturalmente, dato che Montefiori è scomparso dieci anni fa, ma dimostra anche il fiuto che Castellina ha sempre avuto per il talento. Lo scelse giovanissimo, in sostituzione di Giovanni Pasi, anch’egli grande musicista innamorato del jazz con il quale Castellina tornerà a suonare insieme negli anni ’60, avviando la storia “maggiore” di un’orchestra
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