Faenza, Palazzo del Podestà, l'assessore Isola: "Sarà uno spazio polivalente, pronto prima del 2020"
Sandro Bassi - «Palazzo Podestà lo inaugureremo prima del 2020, lo immagino uno spazio polivalente ed adattabile agli eventi di natura diversa».
Sulla dibattuta questione del Palazzo del Podestà parla Massimo Isola, vicesindaco e assessore a Cultura, Turismo, Ceramica e Università. Tutte deleghe pertinenti, perché se è vero che ora si sta lavorando al «Podestà» come contenitore, è chiaro che nel frattempo bisogna pensare anche al contenuto e alla destinazione d’uso.
Assessore Isola, non ci sono dubbi sul pregio storico-architettonico e sul valore identitario di questo palazzo, così centrale e - diciamolo pure - così bello per Faenza. Le aspettative, come emerso anche dagli interventi raccolti da «settesere» negli scorsi tre numeri, sono molte e giustamente impegnative.
«Certo. Ma anche per questo abbiamo già fatto un primo incontro, il 29 novembre, con la cabina di regia (associazioni di categoria), con Blu Nautilus (società che gestisce la Fiera di Faenza) e con IF (Imola-Faenza, ente di promozione-commercializzazione turistica). L’idea è quella di tracciare quella che oggi si chiama “road map” per arrivare ad un obbiettivo non calato dall’alto, ma condiviso».
Però i tempi stringono perché il cantiere è già partito...
«Ci vedremo di nuovo entro fine mese, ma è ovvio che le idee di base esistono già: il 2018 vedrà la parte strutturale del cantiere, ma nel 2019 dovranno essere realizzate, diciamo così, alcune finiture condizionate dalla destinazione d’uso che a quel punto dev’essere chiara. In pratica vorremmo inaugurare prima del 2020, e per questo proviamo ad accelerare i tempi individuando entro fine 2018, tramite bando, il soggetto gestore che si occuperà, appunto, anche della parte esecutiva finale. Questo è concordato anche con la Regione che co-finanzia il progetto con 750mila euro di fondi europei».
Il soggetto resta da individuare, ma quali sono le idee che avete già?
«In estrema sintesi: servizi nella parte che corrisponde alla ex scuola di musica e un “Padiglione Faenza” nel grande (650 metri quadri, ndr) salone centrale».
Servizi di che tipo? E un Padiglione con cosa?
«Per servizi intendo uffici, salette riunioni ed uno spazio di vendita libri, ma anche prodotti del territorio, dalla ceramica ai vini di qualità. Per Padiglione intendo un grande spazio polivalente, ispirato da un lato a quello realizzato dalla Regione per l’Expo di Milano (e, certo, non sul contesto regionale, ma su quello del nostro territorio, non solo faentino ma corrispondente all’Unione dei Comuni) e d’altro lato al Palazzo di Re Enzo a Bologna come modello. Mi spiego: ci dovranno essere schermi che forniscano le informazioni, o meglio, raccontino le peculiarità del nostro territorio in maniera agile e senza costi; ma lo spazio dovrà poter ospitare anche quelle fiere, relativamente piccole, che non richiedono un capannone di periferia ma spazi di pregio, in pieno centro, suggestivi, vorrei dire “romantici” ma in senso sentimentale vero, non lezioso. Non a caso penso anche a matrimoni, cene, riunioni aziendali, concerti e mostre. La filosofia è quella di uno spazio che si regga sulle proprie gambe e non su contributi pubblici».
Quindi un luogo informativo e culturale, ma senza reperti museali e con possibilità molto «elastiche»?
«In due parole sole diciamo uno spazio sostenibile e autosufficiente. Il dibattito, inteso come confronto di idee e proposte, non è ancora del tutto maturo, ma da parte nostra l’idea è questa».