Faenza, il ricordo di «Robertone» il patriarca del gusto faentino
La città perde un grande interprete della ristorazione di qualità. All’età di 68 anni, dopo una lunga malattia, Roberto Olmeti, da tutti conosciuto come «Robertone», si è dovuto arrendere. L’ideatore e gestore, assieme alla moglie Rossana e oggi al figlio Fabio, de «La Baita», locale culto del buon mangiare e bere in Romagna, da sempre segnalato da tutte le guide tematiche ai massimi livelli, se n’è andato all’inizio della settimana scorsa. In via Naviglio 35/C, sede ormai storica del tempio del gusto faentino, ci sono passati tutti. Chi per mangiare, chi per acquistare una bottiglia di vino o anche solo per acquistare uno dei prodotti di assoluta qualità che disponeva la dispensa di formaggi e salumi è impossibile non trovare qualcuno che non abbia fatto un salto da «Robertone». L’intuizione fortunata arriva 15 anni fa, quando, nel 2002, Roberto e Rosanna decidono di aprire, in aggiunta alla vendita e mescita di vino, anche un piccolo ristorante, meglio se definita osteria. Una scommessa che si è poi rivelata azzeccata e vinta, visto che «La Baita» si è fin da subito imposta all’attenzione del panorama enogastronomico nazionale grazie ad una qualità dei prodotti e del servizio riconosciuta e apprezzata da tutti. Centinaia le etichette che oggi impreziosiscono le sale dedicate alla ristorazione. Una carta dei vini reale e in tre dimensioni che ammalia per la complessità delle proposte e per la sua ricercata e non banale eccellenza. Per non parlare del cibo, da sempre curato dalla famiglia Olmeti con dedizione e rispetto. Semplicità, ricercatezza, qualità sono state le parole chiave che fotografano l’idea messa in piedi e sostenuta in tutti questi anni da Robertone.
La notizia della sua dipartita, come si ama dire in Romagna, ha colpito l’intera città e la comunità dei buongustai. Chi non manca di sottolineare l’indiscussa primogenitura della Baita nel comprendere come il buon cibo e il buon vino fossero straordinari veicoli anche culturali è Mauro Zanarini della condotta Slow Food di Ravenna «Robertone lo conoscevo da quando aveva la salumeria in via Naviglio. E’ stato un antesignano nel portare e nello sposare la nostra filosofia mettendola in pratica nel quotidiano. C’era voglia di proporre un modo diverso di mangiare e bere valorizzando territorialità, salubrità e specificità. Lo abbiamo fatto anche assieme con diverse serate organizzate nel locale. Siamo molto addolorati ma sappiamo che oggi la Baita è in buone mani e proseguirà sul solco ormai indelebile tracciato da Roberto».
Considerazioni riprese e sostenute anche dal vice sindaco faentino Massimo Isola che sottolinea come «Robertone è stato un protagonista della vita economica, sociale e culturale di Faenza. Ha inciso in modo profondo sulle trasformazioni del mondo enogastronomico. E’ stato un grande punto di riferimento e un polo energetico per la città, capace di attirare pubblico con una valenza culturale. Il dialogo e il confronto con la città non è mai mancato. Era interessato – aggiunge Isola - sulle questioni culturali e turistiche. Era a suo modo provocatorio ma sempre collaborativo. Ad esempio – conclude l’assessore - aveva a cuore il Mic, ci credeva nel salto di qualità che doveva intraprendere. Faenza perde un punto di riferimento ma crediamo che abbia lasciato qualcosa di indelebile e importante che non sarà disperso».
C'è commozione e rispetto nelle parole del presidente dell'associazione Degusti, Luigi Zaccarini nel ricordarlo «Robi ci mancherà, questo è inevitabile. E' stato un professionista e un amico fondamentale per il nostro comparto e per tutti noi. C'è sempre stato rispetto e collaborazione dialettica, anche accesa, soprattutto all'interno dell'associazione - ricorda - perché lui era così, quello che voleva dire lo diceva, ma sempre con cognizione di causa. Roberto era sanguigno, verace, passionale e un gran conoscitore della materia. Non vorrei e non potrei più di tanto aggiungere perché credo possa bastareun semplice ma sentito: grazie Roberto».
Anche Chiara Venturi, responsabile Confesercenti ricorda come Olmeti sia stato «un eccellente portavoce della enogastronomia oltre che cultore della materia prima. Un punto di riferimento per i colleghi ristoratori dell'associazione Degusti, cui non mancava di contribuire con la sua enorme esperienza. Faenza perde un altro protagonista importante della ristorazione di grande qualità».