Faenza, diversi progetti per mettere un «freno» ad acqua e fango per ripartire

Riccardo Isola - A quasi due anni dalla prima invasione di acqua e fango nella città proseguono gli interventi e gli aiuti, anche economici, per la ripartenza in sicurezza. In queste settimane, infatti, l’amministrazione comunale ha approvato l’importante, ma non certo risolutivo, intervento tampone a difesa della zona di via Cimatti. Area borghigiana sempre messa sotto scacco, e sotto fango, dalla furia dei due corsi di acqua che le scorrono adiacenti: Marzeno e Lamone. Un progetto tampone che coinvolge via San Martino e via Cimatti. L’investimento è di 7 milioni di euro e partirà ad aprile. L’opera si riferisce all’area sulla destra idrografica del fiume Lamone, in via Cimatti. L’intervento si sviluppa in tre lotti e comprende: la costruzione di un nuovo argine parallelo a via Cimatti, il rinforzo dell’argine esistente del fiume Lamone, la realizzazione di una pista a monte del nuovo argine, un sistema di drenaggio delle acque e un punto di raccolta finale delle acque stesse. Quest’ultimo sistema verrà dotato di un pozzetto verticale con sistema di pompe, che garantirà lo svuotamento controllato dell’area in caso di allagamenti. Il volume massimo contenibile sarà di 398.000 metri cubi. Intanto proseguono anche gli aiuti finanziari per la ricostruzione provenienti dalle donazioni private. Nello specifico questa volta grazie alle donazioni di Confindustria e Cgil, Cisl e Uil a Faenza le risorse, pari a 550mila euro, saranno destinate alla riqualificazione del Club Atletico Lotta. La storica realtà che ha formato generazioni di atleti, raggiungendo risultati di rilievo anche a livello internazionale, è stata colpita pesantemente diverse volte dal 2023 al 2024 dall’acqua uscita dal Lamone e dal Marzeno. L’intervento permetterà di ripristinare la struttura e garantirne la piena operatività. Altri punti messi sotto stretta osservazioni, a causa dei danni avuti in questo lasso di tempo sono la Chiusa di Errano, lato via Sarna, dove si è verificato un cedimento del terreno accanto al manufatto in cemento armato della Chiusa. Qui sono in corso i lavori di rimozione del legname trasportato dalla corrente dai comuni a monte di Faenza, che si è accumulato in quel punto. Parallelamente si stanno studiando gli interventi più efficaci per capire come rendere più sicuro questo punto strategico del Lamone. Altra situazione monitorata, a seguito di alcune segnalazioni arrivate, è sul muro di via Renaccio, l’Agenzia Regionale di Protezione Civile sta effettuando sopralluoghi e si aspetta l’esito. Infine, in merito al malfunzionamento del rilevatore di Sarna, di competenza Arpae, è stato eseguito un intervento di modifica della sua posizione. L’agenzia regionale ha confermato che, con l’adattamento effettuato, il dispositivo è attualmente funzionante, sebbene la soluzione non sia ancora definitiva. Adesso verrà effettuata la sistemazione definitiva per garantirne il corretto funzionamento.
Faventia Sales e Università insieme per l’Alta Formazione sulle alluvioni
Fino al 16 aprile, nei locali di Faventia Sales si svolgerà l’iniziativa di Alta Formazione «Gestione dei rischi naturali per un territorio resiliente - Resilient2risk» promossa dal Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica Ambientale e dei Materiali dell’Università di Bologna, rivolta ai laureati di secondo livello in possesso di fondamenti sulle tematiche di rischio idraulico, idrogeologico e sismico. L’obiettivo è di formare professionalità in grado di promuovere una gestione resiliente del territorio soggetto a rischi naturali e antropici. Le aree tematiche sono: estremi idrologici e rischio idraulico; rischio idrogeologico: sistemi arginale e frane; rischio sismico; monitoraggio del territorio da piattaforma satellitare in relazione ai rischi naturali; sistema giuridico in relazione ai rischi naturali; impatti sui settori industriale, pedologico, agricolo e forestale, su sistemi di trasporto e infrastrutture stradali. Sempre promosso dal Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica Ambientale e dei Materiali da metà settembre a metà dicembre 2025 si svolgerà un Corso di Alta Formazione per la «Gestione dei rischi naturali per un territorio resiliente». Oltre alle lezioni teoriche in classe, sono previste visite pratiche in campo, coinvolgendo enti pubblici e privati. Tra Regione Emilia Romagna e Università di Bologna c’è un accordo quadro per fare fronte al dissesto idrogeologico dei territori regionali. L’accordo ha l’obiettivo di instaurare una collaborazione fra i due enti con uno scambio costante di informazioni e dati su previsione, prevenzione e mitigazione dei rischi naturali, nonché degli impatti diretti sulle attività agricole, industriali e sulle infrastrutture critiche.