Faenza, decolla il progetto di Artemisia, con nuovi laboratori per donne con un passato difficile
Irene Roncasaglia - Decine di protagoniste nei primi corsi di Artemisia, il progetto realizzato da giovani per l’integrazione di donne provenienti da background difficili. Lo scorso 2 ottobre sono iniziati i laboratori finanziati dal Corpo europeo di solidarietà, che si concluderà a marzo 2024. Si tratta di attività di arteterapia rivolte alle donne provenienti da contesti di vita difficili e organizzate dalle volontarie: Sofia Oriani, Silvia Dalpane, Chiara Minardi, Samantha Alberti ed Elio, supportate dall’associazione PiGreco-Semi di Faenza e coordinate da Danai Nakou. Alberti racconta la nascita imprevedibile di Artemisia: «Ci siamo conosciute a novembre 2022 alla palestra della progettazione di PiGreco e abbiamo sviluppato in venti minuti un’attività sulla disuguaglianza di genere e l’empowerment femminile». Sono stati avviati quattro laboratori artistici attorno al tema comune della bellezza, ciascuna volontaria si occupa di uno di questi insieme a professionisti presenti mensilmente: fotografia (Sofia), ceramica (Silvia), cucito (Samantha), disegno e pittura (Elio), mentre Chiara non ha un ruolo direttamente artistico, ma si è cimentata nell’intrattenimento dei bambini, mentre le madri sono impegnate, perché attirata dal progetto come risposta giovane alle necessità del territorio. «Sono piacevolmente sorpresa dalla riuscita dell’idea, inizialmente astratta e basata su un’esigenza personale, che però si è rivelata condivisa da altre donne. Abbiamo centrato l’obiettivo, dando voce a donne solitamente relegate ai margini della società». La Oriani sottolinea come «sono sempre stata proiettata al servizio del prossimo, fin dalle esperienze scout, e mi metto in gioco per dare un contributo nel mio piccolo alla società. Questo progetto mi sta a cuore perché fonde la mia propensione sociale con i temi dell’arte e della cultura. Mi colpisce il forte coinvolgimento con varie realtà faentine, come il Gruppo Fotografia Aula 21, che propone attività per il laboratorio fotografico, proprio perché abbiamo l’occasione di contaminarci a vicenda e portare valori aggiunti gli uni agli altri. Questa iniziativa mi consente di aprire lo sguardo, uscendo dal mio ambiente egoriferito, per mettermi vicino a persone solitamente lontane dalla realtà che frequento». Silvia Dalpane, invece, si è avvicinata al progetto in un momento di vuoto lavorativo come sfida personale, per diffondere la sua passione per l’arte alle donne con difficoltà psicologiche, richiedenti asilo o provenienti da un passato difficile. Samantha Alberti spiega come «durante l’estate ci siamo impegnate per progettare i dettagli, farci conoscere e metterci in contatto con le realtà che si sono fidate della nostra iniziativa mandandoci le loro ragazze. È stato faticoso perché non esiste un legame finanziario, l’iniziativa si sviluppa totalmente su base volontaria. Sono molto stupita dal riscontro che abbiamo ottenuto, ora lavoriamo con ben 21 donne, obiettivo impensabile all’origine, contattate tramite cooperative e centri d’accoglienza».