Faenza, cresce la scuola di musica Sarti, la nuova sede nel 2019

Romagna | 05 Novembre 2017 Cultura
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Margherita Calzoni - «Quasi 400 iscritti con oltre 40 docenti, questi i numeri principali della scuola di musica Sarti. Negli ultimi 20 anni è cambiata molto l’età degli iscritti. Nel 2019 cambieremo sede e così potremo svilupparci ancora di più». In questa intervista il direttore Donato D’Antonio racconta com’è partito il nuovo anno accademico della storica scuola di musica «Sarti».
Direttore, quali sono i numeri attuali della scuola di musica «Sarti».
«La scuola di Musica Sarti esiste da molto tempo, da più di un secolo. Se ci avviciniamo ai nostri giorni, negli ultimi quarantacinque anni circa, è stata gestita sempre attraverso l’Amministrazione comunale, direttamente o attraverso enti che hanno gestito, tramite bandi o convenzioni, la scuola stessa. Questa è un vanto per la città che ha una lunga tradizione culturale ed ha sempre avuto docenti molto qualificati, in larga misura provenienti da conservatori e con una esperienza didattica di elevato livello. Faenza ha per tradizione una storia musicale molto importante e quindi la scuola si riconosce in questo. Ad oggi abbiamo circa quaranta docenti, in larga parte stabili, perché qui da molti anni ed alcuni anche giovani, perché entrati nella scuola attraverso bandi pubblici fatti attraverso l’ente che ci sta gestendo, la Scuola di Arti e Mestieri “Angelo Pescarini”. Abbiamo un numero di iscritti che si attesta tra i trecentocinquanta e quattrocento».
Com’è cambiata l’età degli iscritti negli ultimi vent’anni?
«L’età degli iscritti è cambiata molto negli anni: venti anni fa l’utenza era più rivolta allo studio dello strumento, tipo conservatorio. Questo tipo di utenza è cambiata in quanto sono cambiati, negli anni, le esigenze di diffusione musicale: più di cento iscritti sono bambini. Abbiamo una classe di propedeutica che si chiama “Children Music Laboratory” che fa un lavoro capillare di diffusione musicale e attraverso i bimbi, riesce a valorizzare il linguaggio della musica, con metodi didattici innovativi. Per contro abbiamo una utenza di persone, in pensione o liberi professionisti, in generale appassionati di musica, che continuano a frequentare la scuola».
Lo studente più grande e quello più piccolo?
«Lo studente più grande è un violinista di ottantotto anni. Sono bambini di un anno, un anno e mezzo. Esiste il percorso “Musica in culla”. Il settore della musica per bambini è diviso per fasce di età, ad esempio bimbi di due anni frequentano la scuola con i loro genitori».
Ci conferma che lo spostamento nella nuova sede della scuola avverrà nel 2019?
«La Scuola ora ha problemi perché molto vecchia e con alcune aule inagibili. Si è presentata la bella opportunità, nel frattempo, di andare nello spazio dei Salesiani. Riporto quello che mi stanno dicendo: intorno al 2019 avverrà il trasferimento nella nuova sede e sarà un momento di rilancio. Avere un scuola in uno spazio così interessante, che ha un teatro, da ristrutturare, ed una chiesa, ci permette di avere una relazione con la città ancora più forte. Non vediamo l’ora di trasferirci e speriamo che tutto avvenga nei tempi stabiliti; sosteniamo in pieno questa iniziativa».
Quali sono le diverse attività che la scuola porta avanti?
«La scuola ha nella sua mission diverse attività: una di tipo didattico e serve a valorizzare, attraverso un percorso educativo, coerente a quello degli ex conservatori, una educazione musicale attraverso lo studio degli strumenti. A questo proposito abbiamo un ambito molto forte sia sulla musica classica sia sulla musica jazz. Abbiamo otto cattedre di pianoforte, due di violino, una di violoncello, una di viola ed una di contrabbasso: il mondo degli archi sia rappresentato completamente. Abbiamo una cattedra di oboe, clarinetto, sassofono classico e jazz, di flauto, cinque docenti di chitarra (classica, classica/flamenco elettrica rock pop jazz); una docente di canto lirico ed una jazz. Spero di non dimenticare nessuno! Poi abbiamo materie complementari, dove si fanno attività legate a materie teoriche (storia della musica, armonia ecc.). Poi altre attività musicali ed anche teoriche come solfeggio, coro, Big Band, Big Band Pop, il gruppo dei fiati, la Wind Band, l’ensemble d’archi e, all’interno delle varie classi, orchestre legate ai singoli strumenti».
Che ruolo hanno le attività artistiche esterne? Quante ne producete?
«Le attività artistiche esterne sono oltre sessanta, in cui sono coinvolti molti dei nostri docenti che sono anche musicisti di professione, con curricula rilevanti. L’attività artistica della scuola, che coordino, è rivolta alla diffusione della musica in senso più ampio. Io sono co-coordinatore, insieme a Massimo Vercelli, della stagione del Teatro Masini, che ha anche una matrice didattica e che offre, con un costo simbolico di un euro, un concerto agli studenti. Organizzo la stagione estiva “In Tempo”, propedeutica a quella invernale, che si svolge nei luoghi più caratteristici del territorio: musei, chiostri e spazi adatti a valorizzare la musica attraverso più linguaggi. Quest’anno abbiamo creato il festival “Ossessioni”, al Museo Zauli, dedicato alle musiche contemporanee. Il tutto in collaborazione con altre associazioni del territorio e società di concerti prestigiose. Le attività che svolgiamo sono interventi sul territorio faentino e non solo, come concerti, lezioni-concerto. Faccio l’esempio di “Kinder Concert”, iniziata nel 2016, dove i bambini sono i protagonisti dei concerti».  
C’è la possibilità che la didattica vari, nel senso che le attività con il nuovo spazio, potrebbero aumentare?
«Dipende da come si evolve la didattica e non dagli spazi».
Infine, un messaggio agli studenti?
«La musica non ha mai fatto male a nessuno, nessun tipo di musica. Sono musicista di formazione classica ma non per questo mi permetto di giudicare una musica migliore di altre: questa arriva alla nostra anima (a qualcuno arriva il rock, a qualcuno il liscio ad altri quella popolare). La musica non può che far bene. Fare il coordinatore di una scuola cosi grande ed importante non è un lavoro facile: spero che arrivi un messaggio positivo e di apertura completa nei confronti di tutta la città e delle istituzioni».  



 

 
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