Bob a 4, il barbianese Bilotti tra il debutto in Coppa e un sogno rovinato: «Obiettivo 5° posto, ma Torino 2026...»
Tomaso Palli
A più di un anno e mezzo di distanza dal 15° posto olimpico di Pechino 2022 e dopo mesi di preparazione, il bob a 4 torna a fare sul serio, sempre sulla pista della contea di Yanqing, per la prima tappa di Coppa del Mondo della nuova stagione. Un solo equipaggio azzurro a rappresentare l’Italia, quello di Patrick Baumgartner dove, insieme Eric Fantazzini e Robert Mircea, ci sarà anche il ravennate Lorenzo Bilotti, già protagonista in quella storica top 15.
Bilotti, nel fine settimana si riparte con la prima tappa di Coppa del Mondo: a che punto siete?
«Sarà un weekend più lungo del solito, su tre giorni: venerdì ci sarà il bob a due mentre sabato e domenica toccherà al bob a quattro con ben due gare. Ci aspettiamo di vedere un salto di qualità e una buona prestazione. Siamo più vicini agli altri, sia nei materiali che in spinta, lì dove abbiamo sempre pagato un pochino di più per vari fattori. Sarà per noi un primo esame per capire da che punto ripartiamo».
E siete l’unico equipaggio azzurro in gara.
«La trasferta è veramente costosa, ai limiti per tante Federazioni. La Cina ha pagato il viaggio dei mezzi, altrimenti nessuno sarebbe venuto (sorride, ndr), mentre tutto il resto è a carico delle singole Federazioni. Questo ha portato una grande selezione: ci saranno solo i primi 10/12 equipaggi dell’ultima Coppa del Mondo che sono stati fortemente incentivati e perciò la gara sarà di altissimo livello».
Quali sono le sensazioni?
«Per quello che vedo, molto positive. Per quello che sento, pure. Sia a livello personale che per i miei compagni. Ma è positivo anche ciò che sta facendo Patrick in discesa: sta guidando molto bene e stiamo sfruttando l’occasione di avere ottimi materiali. Siamo curiosi di vedere lo step che abbiamo fatto: l’anno scorso siamo arrivati costantemente nei dieci, a volte anche negli otto, ora dobbiamo vedere e capire se riusciremo a stare nei cinque o sei. Non è facile ma è l’obiettivo».
Com’è stata la preparazione?
«Abbiamo lavorato molto bene e il livello della Nazionale, oggi, si è molto alzato grazie anche a tanti giovani in rampa di lancio. Questo ci ha permesso di confrontarci alzando il livello di ognuno di noi e, di conseguenza, quello medio della squadra. Siamo cresciuti noi e sono cresciuti loro, i nuovi arrivati. La preparazione è andata molto bene: abbiamo lavorato tanto facendo anche qualcosa di diverso rispetto altri anni e vediamo cosa ci porterà. Il cronometro dice che siamo in crescita e quindi anche la prestazione in gara dovrebbe essere migliore
ma ci sono anche gli avversari».
Lei è oramai un veterano nel team. A che punto vede il movimento, soprattutto a livello nazionale?
«Le Olimpiadi in Italia, più o meno, hanno attirato tanti a provare uno sport particolare, difficile, tosto e costoso che non raggiungi per passione da bambino. Questa attenzione ha permesso di fare una selezione, non prendendo più tanti giovani solo per fare numero ma optando per i migliori e livellando il tutto verso l’alto. Sono convinto che il futuro prossimo, in Italia, sia roseo. A livello internazionale è difficile dire cosa possa essere da qui a 20 anni: ci sono tanti aspetti, economici e non, che mi fanno pensare ad un po’ di sofferenza per questa disciplina».
Nota dolente, Milano-Cortina 2026: niente pista di bob a Cortina per quella che doveva essere l’Olimpiade di casa. Si è persa un po’ la magia?
«Quello che per me era un sogno, e sono convinto fosse così un po’ per tutti i ragazzi, non è più la stessa cosa. Non significa che non ci sarà impegno da parte nostra, ma è una cosa che ci ha fatto male. Sinceramente avevo pochissima fiducia in queste Olimpiadi, fin dal primo momento, e non ero l’unico. Sappiamo chi siamo e ciò che abbiamo già organizzato in passato: Torino 2006 è stato un magnifico sogno ma il mese prima mancava tutto e il mese dopo già non c’era più nulla. Questa volta ci siamo ripetuti, forse facendo anche peggio».
E perciò, tornando indietro...
«Un po’ ci ho pensato perché mi è sembrata una grande beffa. Dopo l’ultima Olimpiade, la prospettiva di essere in casa mi spinse ad andare avanti ma recentemente me lo sono chiesto: “Chissà dove sarei, oggi, se l’Olimpiade fosse stata organizzata da un’altra parta?”. Magari avrei deciso di non continuare. Intanto abbiamo iniziato questo percorso che sarà di anno in anno. Spero di raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissato, di fare bene a quell’Olimpiade, che non sarà più quella di casa, per poi dire ciò che penso con un buon risultato in mano».