Basket B, a Faenza arriva Galetti, un ex speciale al Cattani: «Bello sfidare il mio amico Garelli»

Valerio Roila
Gigi Galetti non condivide solo una curiosa quasi omonimia con il coach dei Blacks, ma anche la parte iniziale della sua carriera, in quella Lugo che ne battezzò per entrambi i primi passi. Dopo una lunga carriera, in cui ha toccato piazze importanti, tra cui la stessa Faenza, in due versioni (l’ex Banca Popolare e poi la società trasferitasi da Castrocaro), Galetti ha abbracciato il progetto di Fiorenzuola, di cui è head coach da quattro anni, e che sarà di scena domenica al PalaCattani.
Galetti, sta per affrontare di nuovo un allenatore di cui, per usare un eufemismo, penso lei si ricordi…
«Ci lega un’amicizia ormai trentennale, io ero a Forlì e lui era capo allenatore a Lugo, che allora era in espansione ed aveva bisogno di qualcuno per la seconda squadra, che giocava in C2 a Fusignano. Arrivai lì ed allenai tanti giovani che poi fecero da serbatoio per la B. Poi abbiamo rinsaldato il legame nella mia seconda esperienza a Lugo, quando lui era a Forlì».
Quante volte vi siete affrontati?
«Quando lui allenava Vigevano, ci siamo incontrati sia quando ero a Riva del Garda che quando ero a Casale Monferrato. L’ultima volta, prima del match di andata, è stata una sfida salvezza Lugo-Crema. Il bilancio credo sia in parità».
Quali ricordi serba invece delle sue esperienze a Faenza?
«Con la Banca Popolare fu la mia prima esperienza in Serie B, avevamo un buon seguito ma anche problemi societari, con la Finanza che veniva a sequestrare gli incassi. Sul campo ci salvammo, con giocatori storici come Marco Regazzi, Marco Greco e Morris Masetti. Tornai oltre dieci anni dopo, nel 2008, dopo un’esperienza negativa a Ravenna. Fui chiamato dopo l’esonero di Colombo, in una squadra di buoni giocatori male assortiti, e partendo da una situazione difficile arrivammo ai playoff. Ma la società non aveva attecchito a Faenza, avevamo poco pubblico».
Qual è il segreto di Fiorenzuola, che ha condotto in Serie B e sta ben figurando in categoria?
«Un presidente che ci tiene particolarmente a proseguire l’opera costruita dal padre, e che ha saputo circondarsi di un gruppo di dirigenti appassionati, con la giusta dose di ambizione. Nel nostro piccolo le cose ci vengono bene, e quest’anno abbiamo costruito un roster competitivo, con giocatori che qui non si erano mai visti, per tentare di entrare nella nuova serie B».
State disputando il campionato che si attendeva finora?
«In trasferta anche più di quello che mi aspettassi. In casa abbiamo perso qualche partita di troppo, ma al di là del doversi adattare al nostro nuovo impianto di gioco, non siamo mai riusciti a fare non dico una partita, ma neanche un allenamento al completo, e siamo già a febbraio. Questo ci ha un po’ condizionato, ma alla fine del girone di andata eravamo quarti da soli, e sarebbe un grandissimo risultato finire così anche al ritorno».
Cosa sta preparando per sgambettare il suo amico Garelli?
«Stiamo cercando innanzitutto di recuperare e mettere in condizione i giocatori, pensiamo di fare le nostre cose senza stravolgerci. All’andata qualcosa di nuovo sul piano tattico, sempre all’interno di ciò che siamo bravi a fare, lo attuammo e stava anche funzionando, poi le cinque triple hanno spazzato via i nostri piani».