Bagnacavallo, Simone Cristicchi e l’anteprima nazionale di «Franciscus»
Federico Savini
«Negli Stati Uniti ormai si parla apertamente di “epidemia di solitudine”. Colpisce soprattutto i giovani e i medici sono arrivati a “prescrivere relazioni umane”. Credo che la dica lunga sul fallimento dei Social Network e sul bisogno che abbiamo di cambiare priorità». Simone Cristicchi è a Bagnacavallo, in questi giorni, per allestire al teatro Goldoni il suo nuovissimo spettacolo Franciscus - Il folle che parlava agli uccelli, in programma sabato 4 e domenica 5 novembre alle 21. Un nuovo approdo per quello che ormai è diventato il vero protagonista del teatro-canzone dell’Italia di oggi, e che nella dedica a San Francesco d’Assisi ritrova temi cari al cantautore e attore come quello dei santi e della follia. «In effetti sono temi che mi interessano da sempre - dice Cristicchi - e Franciscus sembra riassumere davvero tanti temi che approfondisco da anni».
Parli di «società segnata dal frastuono». E sembra esserci una grande confusione di cui la gente forse è sempre più consapevole. È in questo che il messaggio di Francesco ritrova un’attualità?
«In qualche modo lo spero, anche perché la mia riflessione su Francesco è rivolta alla modernità, al mondo di oggi. Affronto temi come l’incontro, la pace e il dialogo, fin troppo attuali direi. E poi c’è la povertà, intesa come abbandono del superfluo. Follia ed emarginazione sono altri punti che mi stanno a cuore e che la parabola di Francesco d’Assisi tocca da vicino, dato che non appena si converte la prima cosa che fa è stare accanto ai lebbrosi e ai sofferenti».
Cosa c’è da «curare» nella società di oggi?
«Personalmente, mi fa molto male vedere l’assuefazione per la sofferenza altrui, come se ormai fossimo tutti separati. I Social Network ci stanno allontanando, a dispetto del loro nome. È una fase pericolosa per l’essere umano, che si illude di essere connesso col mondo ma in realtà è sempre più solo».
Quanta musica c’è sarà nello spettacolo?
«Molta, tanto che lo considero un musical per un solo attore che interpreta vari personaggi. Ci sono otto canzoni inedite, che ho scritto insieme ad Amara e sono musicate da Tony Canto. L’imponente scenografia di Giacomo Andrico rimanda all’opera lirica e dà la misura di uno spettacolo importante, che racchiude a livello visivo e per le tematiche trattate il meglio che posso dare al pubblico».
Sei stato a Sanremo nel 2018 ma discograficamente sei fermo da un decennio. Tornerai a fare dischi?
«Le canzoni continuo a scriverle per gli spettacoli e in effetti vorrei proprio costruire un album con le canzoni che ho portato nei teatri in questi anni».