Bagnacavallo, la crescita costante dell'Orva guidata da Bravi, pane e piadina anche da esportazione
Orva è una realtà che cresce a due cifre, +17% di fatturato nel 2017 (37 milioni di euro in totale), un nuovo grande stabilimento in via di realizzazione che svetta sull’A14 dir all’altezza di Bagnacavallo, che sarà concluso nel 2019, dopo 6 anni di lavori. All’Orva ci lavorano circa 220 dipendenti, «di cui il 70% è donna, l’età media è sui 35 anni, il 12% sono laureate - sottolinea Luigi Bravi, presidente e Ad dell’azienda -. La nostra mission è un programma di continua crescita che non avrà mai fine. La qualità della vita delle persone che lavorano in Orva non può differenziarsi dalla qualità dei nostri prodotti. Crediamo in questo grande progetto perché riteniamo sia fondamentale».
Nel 2019 l’azienda che produce piadina, panini mordidi e prodotti sostitutivi compirà 40 anni. Nata nel 1979 oggi vanta 3 stabilimenti (2 a Bagnacavallo ed 1 a Misano); dal 1990 in azienda c’è la mano di Luigi Bravi, che ha fatto decollare questa realtà. Poi nel 2002 ha di fatto rilevato tutte le quote dell’azienda, diventandone azionista principale. Nel sociale e nello sport a livello locale investe circa 500mila euro, non poco per una realtà delle sue dimensioni.
Il presidente sottolinea come «la vera priorità è continuare a fare investimenti. L’azienda è una ricchezza che non va sperperata e, soprattutto nel caso di una pmi, più che puntare sulla diversificazione, è meglio focalizzarsi sul tenere viva la propria specializzazione, cercando di rafforzarsi nel proprio settore. Gli utili vanno lasciati in azienda, sono denaro che torna in circolo come investimenti in tecnologia e, prima ancora, in risorse umane. Detto questo, penso che l’innovazione tecnologica debba essere continua in quanto è una leva competitiva: consente di migliorare la qualità dei prodotti e dei servizi riuscendo contemporaneamente a farli costare sempre meno. Per ottenere questo risultato senza ricorrere a strumenti come la riduzione di personale, occorre andare a reperire i volumi che oggi si trovano in Italia, ma soprattutto all’estero».
Proprio dall’export arrivano le notizie più liete con aumenti di fatturato oltre il 10% nel 2017, con il fatturato prevista nel triennio 2016-19 che sarà raddoppiato. Per quanto riguarda i prodotti l’80% riguarda il pane industriale, mentre il 20% è piadina. In crescita anche i prodotti biologici, che sono circa il 40% del fatturato, con export anche in Norvegia e Svezia.
L’altro aspetto sul quale si sofferma è il tema della burocrazia e delle infrastrutture viarie locali, a suo parere molto deficitarie per la sua impresa.
«Ci scontriamo con il fatto che le nostre linee produttive sono sature, ma il nuovo stabilimento, un progetto a cui stiamo lavorando ormai dal 2013, non sarà pronto che nel 2019. E questo fondamentalmente a causa dei molti rallentamenti creati da una burocrazia che ci sottrae tempo e risorse finanziarie. Il tema non è il rispetto delle normative, che non è in discussione, ma piuttosto come sollevare le imprese da inutili fardelli. L’Italia è il secondo Paese in Europa per importanza del settore manufatturiero, ma è soltanto dodicesima a livello di competitività. Si continua a girare intorno al problema senza provare a risolverlo per davvero. Non lamentiamoci, poi, se uno decide di andare all’estero. Quattro anni fa ho scelto Bagnacavallo, la mia città, per costruire un nuovo stabilimento. Oggi forse valuterei con maggior attenzione l’opzione di andare in Paesi come l’Austria o la Slovenia, proprio per il livello di tassazione più interessante e per la maggiore snellezza della burocrazia». (m.p.)