Ravenna, Report Caritas 2017: è allarme minori

Federica Ferruzzi - Un anno caratterizzato da un forte lavoro di rete, sia con le associazioni religiose che con la città, con un sorprendente calo numerico di richiedenti aiuto che, di fatto, non inquadra la complessità delle situazioni. E’ questo il report stilato dalla Caritas per il 2017, anno in cui nel centro ravennate si è registrata una diminuzione di richieste che, però, è andata di pari passo con la cronicizzazione e l’aumento di complessità delle situazioni esistenti. A raccontarlo è Raffaella Bazzoni, coordinatrice del centro di ascolto di piazza Duomo. «Anche se i numeri sono in calo, il 2017 è stato un anno molto intenso: in particolare sono aumentati i minori che vengono seguiti. Le persone sostenute sono state 2.293 e, di queste, quasi il 28% erano minori». E a chiedere aiuto non sono solo stranieri. «Su un totale di 635 ragazzi di età inferiore ai 18 anni, ben 388 risultavano essere nati in Italia. L’anno scorso, su 782 famiglie, il 43% era di cittadinanza italiana, il 54% straniera, il resto doppia». Bazzoni sottolinea che, in percentuale, se nel 2016 gli italiani erano il 34,6%, nel 2017 i nuovi nuclei di conterranei che hanno richiesto aiuto sono saliti invece al 47,87%, «dato riscontrato anche in altre Caritas. Ora, è vero che molti stranieri sono espatriati - osserva la coordinatrice - ma è anche vero che sono cresciuti gli italiani in difficoltà». E ad aumentare sono anche coloro che faticano a curarsi o che vi rinunciano del tutto. «Questo lo avevamo verificato anche l’anno scorso: è frequente trovare chi dovrebbe consumare farmaci, magari a seguito di un intervento, ma non lo fa perchè non ha abbastanza soldi». I pacchi alimentari distribuiti sono stati 3.542, l’8% in meno rispetto all’anno prima anche a causa dei criteri più restrittivi adottati dagli assistenti sociali per l’invio di persone agli sportelli del centro. «Un altro dato che abbiamo riscontrato è la profonda solitudine di molti anziani, che si somma alle 18 chiamate dell’ospedale per la richiesta di set a pazienti che non hanno nessuno che si prenda cura di loro». Ultima, ma non meno importante, la difficoltà di molte persone che hanno superato i 50 anni di ricollocarsi nel mondo del lavoro. «Si tratta sia di italiani che di stranieri, il problema è trasversale alla provenienza: in entrambi i casi, superata quella soglia d’età, il ricollocamento diventa difficile». Un insieme di problematiche che sono state affrontate insieme alle altre realtà che, come Caritas, si occupano di assistere i meno fortunati e che vanno dalla mensa di San Rocco al dormitorio di via Mangagnina. «Ormai il lavoro di rete è fondamentale perchè le famiglie hanno sempre più problemi e permette di sviluppare progetti mirati come ad esempio la raccolta di materiale scolastico».