Ravenna, ecco come cambiano centro e lidi con il Poc
Federica Ferruzzi - Il Comune ha adottato il nuovo Poc, acronimo che indica il piano operativo comunale e che rappresenta lo strumento urbanistico che individua e ordina gli interventi di tutela, valorizzazione, organizzazione e trasformazione del territorio. L’approvazione dovrebbe arrivare in primavera, ma già da oggi, allo scopo di dare continuità, c’è la possibilità di presentare i pua (piani urbanistici attuativi) e iniziare un iter istruttorio che, solitamente, richiederebbe mesi. In questo modo, quando lo strumento verrà accolto, i piani dei privati potranno già essere in corso di approvazione. Ad entrare nel merito del progetto è l’assessore all’Urbanistica Federica Del Conte.
Del Conte, quali sono gli obiettivi?
«Abbiamo come obiettivo di mandato la revisione di tutta la pianificazione comunale in modo innovativo, quale strumento strategico volto a delineare una nuova visione della città basata su due concetti in particolare: il diritto alla città e la città come bene comune. In questa prospettiva si colloca il secondo Poc, voluto per dare continuità al processo di pianificazione comunale, in conformità al Psc vigente, redatto tenendo in considerazione le linee di indirizzo della nuova variante generale (Pug), orientata a promuovere la riqualificazione e rigenerazione urbana e, contestualmente, una significativa riduzione del consumo di suolo».
Su cosa si punta?
«Puntiamo sulla valorizzazione e la conservazione delle risorse peculiari del territorio, dalle aree produttive alle zone di interesse turistico fino a quelle di interesse naturalistico, intese quali asset strategici per lo sviluppo del territorio. Abbiamo voluto migliorare la qualità urbana del litorale, perfierie e forese, garantendo quote minime obbligatorie da dedicare all’edilizia sociale e popolare, destinando maggiore attenzione a verde e spazi pubblici. Nel secondo Poc si è cercato di favorire e di incentivare il riuso e la riqualificazione. In particolare, per gli ambiti che ricadono all’interno della città storica, si è cercato di rendere più flessibili gli usi previsti, uniformandoli a quanto già disciplinato dal regolamento edilizio nel centro storico, per incentivare l’iniziativa privata ad intervenire su queste aree con residenze, attività di vicinato, uso pubblico o direzionale. Un’attenzione particolare riveste la scheda dedicata all’area dell’ex-Caserma Dante Alighieri, in cui l’Amministrazione propone, per la prima volta, la possibilità di realizzare un parco archeologico, oltre a sviluppare nei fabbricati esistenti una ricettività turistico-alberghiera e usi di carattere pubblico. Tale area, di proprietà demaniale, presenta un’alta potenzialità archeologica per la sua collocazione vicina a Port’Aurea e alle mura cittadine, che andrà opportunamente indagata: per questo abbiamo inserito nella scheda di Poc l’obbligo di saggi archeologici preventivi prima di qualunque intervento».
Quali invece i progetti sui lidi?
«A Punta Marina è prevista la cessione di un’area, a ridosso della pineta, da destinare al parcheggio scambiatore, che ne raddoppierà le dimensioni. Oggi una parte del parcheggio è in area privata e viene concessa in comodato d’uso al Comune. Alla luce della riqualificazione degli stradelli retrodunali, riteniamo che realizzare nuove aree di sosta diventi fondamentale. A Lido Adriano abbiamo invece ottenuto la cessione delle aree per la costruzione del nuovo polo scolastico, dove è già in corso la gara per l’aggiudicazione dei lavori. A Marina si è fatta la scelta di inserire più verde e parcheggi: abbiamo riconfermato i campi da tennis, che invece dovevano essere spostati, e il traghetto, che - a differenza di quanto era stato ipotizzato - non verrà dislocato nella parte ovest della località. Abbiamo inoltre inserito la possibilità di realizzare un’area camper. Un altro tema che ci sta a cuore è la semplificazione delle norme di attuazione: ad esempio abbiamo tolto l’obbligo a chi investe in aree industriali di versare il contributo di indennità territoriale, oltre ai costi di costruzione e agli oneri di urbanizzazione già previsti. Nell’ambito delle aree produttive si è infine data la possibilità di eseguire lavorazioni di trattamento e lavorazioni di inerti ad oggi non contemplate».
Cosa risponde a chi sostiene non essere stata rispettata la quota di edilizia pubblica del 20% prevista dal Psc?
«Si tratta di accuse infondate, basta approfondire per scoprire che non è quello che prevede la norma. Rispetto al primo piano, questo prevede 360 ettari di risparmio di aree territoriali che non saranno più edificate. Di conseguenza viene a mancare un 20% di edilizia sociale».