Pironi (Top Hat Games) racconta il gioco di società ispirato all’Inferno di Dante

Ravenna | 17 Gennaio 2021 Cultura
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Elena Nencini
Sono 700 (come gli anni che intercorrono dalla morte del Poeta ad oggi) le copie numerate del nuovo gioco di società Dante Alighieri: Comedia - Inferno, prodotto dalla Cobblepot Games di Ravenna, ma sviluppato da Top Hat Games, piccola realtà bizantina, composta da Matteo Pironi, Maurizio Cottignoli e Antonio Romano, specializzata in giochi di società. Un grande successo testimoniato dalle pochissime copie ancora rimaste in vendita e comprato non solo in Italia, ma anche in Usa, Australia e Brasile.
110 carte ispirate alle illustrazioni che l’artista francese Gustave Dorè realizzò per la Divina Commedia: un gioco di carte per 3-6 giocatori dai 10 anni in su.
E’ Matteo Pironi, uno degli sviluppatori del gioco, a raccontare come è nato questo gioco, la cui idea ha preso l’avvio nel 2015.
Pironi, partiamo dall’inizio, come è nata Top Hat Games?
«Sono di Ravenna, ma per motivi di lavoro sono stato diversi anni a Padova, quando sono tornato ho riscoperto la Ludoteca dei Cacciatori di testa (oggi chiusa nda), un luogo magnifico dove ci si ritrovava per giocare, ma non solo ed ho cominciato a collaborare con loro. Nel corso degli anni sono poi passato a collaborare con la Cobblepot Games, che ha prodotto più di 40 giochi. Il nostro più famoso è Letters from Whitechapel, dedicata alla figura di Jack lo Squartatore. Siamo una casa di produzione non di editori, anche se c’erano alcuni progetti nel cassetto, e allora abbiamo pensato ‘perché non proviamo a diventare produttori usando la piattaforma Kickstarter?’. Il nostro obiettivo è da sempre fare giochi di ricerca filologica, storica e culturale molto attenta come quello de La trafila garibaldina». 
Da dove nasce la passione per i giochi ?
«Il mio lavoro (lo psicologo) viene da una passione nata nell’infanzia, un’infanzia e adolescenza da vero nerd. Ho sempre giocato molto, un modo per ritrovarsi anche con gli amici. Sono partito da Risiko e Monopoli per poi passare a giochi di ruolo come Dungeons e Dragons. Poi ho cominciato a sviluppare giochi come Carcassone o i Coloni di Catan ed ho affinato l a mia passione».
Perché avete pensato a Dante?
«L’idea nasce da Federico Latini, un giovane ferrarese, che ha vinto la prima edizione del Nerd Play Award nel 2015 al festival Modena Play: concorso riservato a inventori di giochi esordienti che metteva in palio un contratto di sviluppo proprio con la Cobblepot, brand della società ravennate Tiopi. L’idea di Latini si chiamava “Maratonda” e non aveva nulla di dantesco. Abbiamo deciso, come team di sviluppatori, di cambiarlo mantenendo la stessa meccanica del gioco, ma scegliendo un’ambientazione diversa. È un’idea nata da lontano, nel 2016, da Giacomo Santopietro (team principal di Cobblepot) che decise di farlo ad ambientazione dantesca, anche se abbiamo ricevuto diverse critiche da quelli del settore. Dante era un nome scomodo. Ma avevamo ragione noi. Il bello di questo gioco è che non c’è bisogno di conoscere la Divina Commedia, è il contrario: se ti appassioni ti viene da approfondire gli argomenti».
Come si svolge il gioco?
«I partecipanti accompagnano i “viaggiatori”, Dante e Virgilio, attraverso i Cerchi dell’Inferno, in un gioco di carte con un regolamento originale di draft a spirale, vincitore del concorso Nerd Play Award 2015. Collezionare Incontri permette di guadagnare punti, ma non bisogna cadere in tentazione: prenderne troppe copie uguali impedirà di sommare il loro valore! Ci sono tre livelli di difficoltà: il primo è un gioco base, se hai capito le regole ti  infili dentro alle tattiche e strategie, anche se non esiste una strategia, una tecnica solo da attuare. I giochi sono sulla relazione. Collezionando gli incontri (carte) si acquisiscono conoscenza e esperienza».
Come stanno andando le vendite?
«Il gioco è acquistabile sul nostro sito Top Hat Games fino alla fine del mese, ma sono quasi esaurite tutte le copie, ne restano meno di una trentina. Un successo enorme. 
A comprarlo anche diversi americani, come mi aspettavo. Infatti il popolo americano ha meno storia del nostro, ma è molto affascinato da questa tipologia di gioco, dalla cultura letteraria del resto del mondo. È stata una conferma perché giocano molto. Poi sono arrivate richieste da un australiano, uno di Singapore e anche un brasiliano.
In Italia, abbiamo ricevuto domande dal sud Tirolo fino a Lampedusa, Torino, Brescia, Roma e Napoli. Ho scambiato mail con un centinaio di persone, addirittura uno di Bergamo mi ha fatto la richiesta in terzine. Gli ho risposto anche io in terzine. O almeno  ci ho provato! 
L’unico rammarico che ho è di non essere ancora arrivati in Giappone».
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