Paolo Olmi dirige all’Alighieri il «Roméo et Juliette» di Gounod
«Mi occupo sia del repertorio sinfonico che di quello lirico, di conseguenza amo conciliare le due cose e l’ottocentesca Roméo et Juliette di Gounod mi piace proprio per questo. Il compositore fa infatti tesoro di tutta la musica che conosceva, a cominciare da Bach e Mozart. Nella sua opera ci sono reminiscenze dello stile classico e dello stile barocco, ma anche di quello sinfonico». Paolo Olmi è entusiasta della «sfida» musicale che lo porterà per la prima volta a dirigere un’opera nella sua città. Venerdì 18 andrà infatti in scena al teatro Alighieri di Ravenna il Roméo et Juliette di Charles Gounod, appuntamento della stagione d’opera in programma alle 20.30 (e in replica domenica 20 alle 15.30), che vedrà il direttore ravennate dirigere l’Orchestra e coro del teatro di Rijeka – a pochi giorni dal debutto nella città croata – nell’allestimento scenico dell’opera elaborato dal regista Marin Blažević, che si è concentrato sulle «qualità shakespeariane» del libretto originale.
«L’arte drammatica è un’arte da ritrattista» scriveva lo stesso Gounod, che debuttò con il Roméo et Juliette nel 1867, a Parigi. L’opera - che in Italia è stata rappresentata meno di frequente rispetto altri classici dello stesso autore – racconta naturalmente la passione amorosa che lega i due protagonisti, ma definisce con chiarezza la «società» come autentico antagonista della tormentata vicenda. Roméo et Juliette riflette una nuova concezione del dramma musicale come specchio della réalité vivante, quindi della fisionomia psicologica dei personaggi; piuttosto che le convenzioni teatrali e le rigide strutture formali del dramma è la dimensione interiore dei protagonisti a rappresentare il cuore dell’opera.