Il cantautore Gregor Ferretti ha lavorato con la Pfm sul nuovo album
«Per il nuovo album della Pfm, a 14 anni dal precedente, non potevamo lasciare nulla al caso. Non ci siamo mai accontentati di come venivano i testi delle canzoni, sono cose che si capiscono quando le canzoni le interpreti. Cercavamo il giusto equilibrio, qualcosa che doveva lasciare tatuaggi sulla pelle. Ho scelto, così, di coinvolgere nel progetto Gregor Ferretti, giovane cantautore che utilizza nell’arte come nella vita la chiave di lettura della poesia, un approccio molto diverso da chi, come me, ha fatto più di 6000 concerti. Per questo mi ha insegnato un modo di lavorare nuovo». Sono parole di Franz Di Cioccio, batterista e leader della Premiata Forneria Marconi, parole delle quali il cantautore ravennate Gregor Ferretti può andare fiero.
Ferretti ha infatti collaborato con Di Cioccio ai testi delle 10 canzoni della versione italiana - ce n’è anche una in inglese - di «Emotional Tattoos», disco del ritorno per la storica formazione prog-rock italiana, che prelude a un tour mondiale del gruppo. Per il cantautore ravennate - che sta lavorando al seguito dell’album «La Divisione Aritmetica» - è uno step professionale di enorme importanza, che sancisce la maturazione di un rapporto nato con la Pfm.
«Ho incontrato Franz “il randagio” durante la realizzazione del mio album “La Divisione Aritmetica” - racconta Gregor Ferretti -. Si è subito creata una bella sintonia, evolutasi in un rapporto di stima che mi ha portato ad aprire, nel marzo del 2016, i concerti di Bologna e Legnano della Pfm».
Che rapporto hai con Di Cioccio?
«E’ stato ed è il mio discografico, ma è difficile descrivere il nostro rapporto, che direi autentico, speciale. Lui dice che ci assomigliamo e io sono d’accordo. Voleva un alter ego e ha scelto me. La vita a volte sa essere davvero sorprendente, così, “le cose belle” dopo averti cercato, ti trovano, proprio come abbiamo scritto nell’album».
Come avete lavorato alla scrittura dei testi?
«“Emotional tattoos” è il risultato di un “ping pong” tra Franz e me. Ci siamo incontrati e lui mi ha raccontato delle storie, quello che aveva in mente per il disco, così abbiamo cominciato a lavorarci, per un periodo di 8-10 mesi di affinamento. Per me è stato un percorso di crescita e non solo professionale. Franz mi ha insegnato a “cercare nell’altra tasca”, con la sinistra, quella dove non “frughi” mai, a scoprire, a essere diverso. Così mi sento oggi, spero anche migliore. Poesia e rock’n’roll, insomma. Ci siamo divertiti tanto».
Come ti sei trovato a scrivere i testi per una persona che non sei tu?
«E’ qualcosa che fa parte di quel percorso di crescita che dicevo. E’ stato come fare il sarto, molto diverso dallo scrivere per sé, mi sono confrontato con le idee e le storie di Franz. E’ stato un lavoro “chirurgico” e sentivo una responsabilità enorme, parliamo di una band che ha fatto la storia. Sono onorato e grato per la fiducia risposta in me e nel mio lavoro da parte di Franz e del gruppo».