Andrea Armari, presidente Ormeggiatori Ravenna, racconta un anno difficile con un calo importante
Elena Nencini
Hanno turni h24 per 365 giorni l’anno gli ormeggiatori del porto di Ravenna perché devono garantire la sicurezza dell’ormeggio della nave per tutta la durata dello stazionamento nell’ambito portuale. Dei problemi legati agli escavi di cui soffre ormai cronicamente il porto di Ravenna si preoccupano così come della pandemia che ci sta flagellando, ma il servizio che devono assicurare non è legato al numero di navi che entra in porto.
Andrea Armari, presidente del Gruppo Ormeggiatori di Ravenna racconta la situazione dal suo osservatorio.
Come è andato il 2020?
«Un anno sicuramente difficile, come è dimostrato dai dati: il nostro fatturato è calato del -9.64%, le prestazioni del -6,75%, il tonnellaggio è calato del -5.28%. Meno navi sicuramente sono arrivate a causa della pandemia, ma il dato relativo al calo del tonnellaggio potrebbe indicare che - oltre ad avere fatto meno imbarcazioni - è cambiata la tipologia, quindi navi più piccole a causa dei fondali troppo bassi. A questo si aggiunge un calo del fatturato notturno di -11%, che segnala un indice di attenzione maggiore nel far entrare le navi in un orario in cui non ci sia la maggiorazione notturna o festiva. Dato supportato anche da -16.62% delle prestazioni erogate di notte».
Dati preoccupanti?
«In altri tempi, le avrei detto sicuramente di si, ma data la situazione no, posso pensare che comunque va bene: Ci accontentiamo visto quello che si vede in giro. Sarebbe scellerato lamentarci. Riusciamo a campare con stipendi decenti di fronte a colleghi che hanno perso anche il 30-40% del loro fatturato, per non parlare di altre categorie».
Quali sono i fattori che hanno portato a cali così drastici in altri porti?
«Sicuramente l’incidenza delle crociere: porti legati a traffici importanti di navi da crociera hanno visto azzerarsi completamente questa voce. Così come alcuni porti di collegamento: chi aveva aliscafi o traghetti ha avuto riduzioni del fatturato de l 70-80%».
Avete avuto problematiche legate all’emergenza Covid 19?
«Ad oggi è andato tutto bene. Come prevedevano le leggi abbiamo adottato un protocollo sanitario con un medico competente e un organo di controllo, come prescritto dai vari Dpcm. Sembra che tutto abbia funzionato visto che non abbiamo avuto ne’ contagi ne’ focolai interni, abbiamo avuto solo qualche quarantena dovuta a contatti con i familiari. Le procedure che abbiamo adottato hanno avuto buoni risultati. Certo, difficoltà ce ne sono state, ma soprattutto incertezze: specie nei periodi peggiori della pandemia abbiamo lavorato, come tutti immagino, in un clima di insicurezza pur seguendo alla lettera tutte le direttive
Mi affliggeva l’idea che qualcuno che lo aveva involontariamente preso all’esterno lo portasse all’interno».
Avete dovuto applicare riduzione del lavoro o smartworking o Cig?
«Siamo 27 ormeggiatori, di cui due sono andati in pensione e sono stati sostituiti a dicembre: dobbiamo garantire un presidio h24 per 365 giorni l’anno quindi dobbiamo lavorare in presenza. Il nostro lavoro non è legato al numero di navi che entrano per questo abbiamo continuato a lavorare come prima, alternandoci con i turni».
Da metà febbraio si vedranno le prime draghe in porto per la manutenzione dei fondali e per ripulire la zona dell’avamporto. Questo migliorerà il vostro lavoro?
«E’ più un discorso legato ai piloti e ai rimorchiatori, certo una volta che saranno fatti gli escavi anche noi gioveremo dell’aumento del traffico di navi, ma in questo momento i mammelloni non ci creano direttamente dei problemi. C’è un restringimento del canale davanti a Tcr, lo spazio a disposizione non è eccelso, ma come servizio di ormeggio non ci preoccupa. Ci immedesimiamo nei problemi del pilota e del comandante della nave ma non influisce direttamente sul nostro lavoro. Come possiamo cerchiamo di aiutarli».
La pandemia ha influito nei rapporti di lavoro?
«Sicuramente si, specie per quanto riguarda l’aspetto umano che è venuto molto a mancare. Cerchiamo di avere tra colleghi, comunicazioni al telefono, o tramite vhf, cerchiamo di non fare assembramenti. Sotto l’aspetto umano qualcosa ci manca. Avevamo dei momenti di convivialità durante la giornata che alla lunga manca».
Nuovi acquisti per la strumentazione?
«Di recente abbiamo comprato un muletto per la movimentazione dei carichi all’interno del nostro piazzale. Ci aiuta a spostare le nostre barche e i carrelli, ma è anche utile per un’attività cospicua per recuperare piccole imbarcazioni, probabilmente di alcuni vongalari di frodo, abbandonate nel canale, o poste sotto sequestro dalla Capitaneria. Prima usavamo la gru, ma l’uso del muletto ci facilita il lavoro».
L’affidamento al general contractor per l’hub portuale vi fa ben sperare?
«Lascio i commenti agli addetti ai lavoratori. È una cantilena che è stata detta e stradetta. Speriamo che effettivamente parta. Di parole ne sono state dette troppe».