Cantina Villa Papiano di Modigliana in crescita col suo vino d’alta quota

Forli | 07 Maggio 2017 Le vie del gusto
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«Abbiamo acquistato l’azienda nel 2001 in un insediamento che risale al 1300 dove la corte medicea aveva una postazione militare. L’obiettivo è fare vini di qualità, con un’agricoltura biologica: siamo un’azienda di territorio e siamo convinti che la mano dell’uomo debba essere minimalista. I concimi li produciamo in azienda facendo il compost. Siamo convinti che dedicare molta attenzione in vigna ci permetta di utilizzare solo uva e solforosa che usiamo il meno possibile (il 25% del limite consentito)». Così Francesco Bordini, titolare insieme ai fratelli Giampaolo e alle sorelle Enrica e Maria Rosa di Villa Papiano presenta l’attività della cantina di Modigliana che conta su una produzione che varia - a seconda delle annate - dalle 32mila alle 40mila bottiglie «di cui circa il 60% finisce all’estero tra Canada, Svizzera, Giappone, Inghilterra e iniziamo negli Stati Uniti», prodotte in poco più di otto ettari di vigneto.
Uno dei primi segreti è «il comprensorio viticolo molto particolare che si caratterizza per tre aspetti fondamentali: l’altitudine che è stabilmente una zona dove le vigne sono molto in alto e la nostra azienda sopra i 500 metri di quota; le terre sono un mix di marna e arenaria, con una prevalenza della seconda, quindi territori sabbiosi; ed è un territorio dove ci sono molte vigne attigue ai boschi. Questi tre elementi portano una serie di caratteristiche interessanti: l’altura fa sì che siamo in una zona fredda, quindi abbiamo vini che giocano molto sulle fragranze e sulle acidità, le sabbie rendono l’acidità sapida invece che aspra e la vicinanza col bosco rende più facile fare agricoltura biologica. A mio avviso sono elementi di grande modernità».
Per quanto riguarda i vini si va dai cavalli di battaglia dei Sangiovese all’Albana. «Siamo convinti che la Romagna debba puntare su questi vitigni che esaltano le peculiarità del territorio».
In alta collina la viticoltura non è affatto semplice. «E’ una zona molto fredda per produrre vino, la pianta germoglia e matura tardi e ognuna va gestita. Inoltre essendo una zona molto sabbiosa, abbiamo anche una discreta pericolosità per la siccità estiva. Le rese per ettaro sono basse e i grappoli maturano molto vicini a terra per seguire il calore».
Per il futuro «vogliamo aumentare la nostra presenza in tutta Italia - conclude Babini -: siamo convinti che i vini romagnoli possano competere con tutti i migliori vini italiani».

Christian Fossi
 
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