In mostra da Bertaccini una selezione di disegni di Nedo Merendi
Sandro Bassi
Gufetti sornioni, tuberi stilizzati, pinocchi e pupazzetti con occhioni ammiccanti, fette d’anguria e vasi con piante grasse, fringuelli e canarini su sfondi tutti rossi o tutti blu, creature oniriche quasi extraterrestri, alberi fantastici e pesci volanti, dinosauri innamorati... il tutto sempre a pastello e sempre in rosso e blu, come recita il sottotitolo di questa piccola ma significativa mostra alla libreria Bertaccini.
Nedo Merendi, l’autore, è un disegnatore formidabile e che ci ha «abituato bene» in questi ultimi anni con mostre sorprendenti, tra disegni di grande delicatezza, tipicamente fantastici, e dipinti che invece riflettono con precisione il dato reale, brutto o bello che sia ma sempre reso con un commovente tocco poetico. In pittura a Merendi basta l’occhio, mentre per il disegno fa ricorso ad una serie infinita di simboli o di piccoli oggetti evocativi, raffigurati con mano davvero d’altri tempi che ricorda la tradizione faentina di cent’anni fa, dei baccariniani, di Calzi o di Nonni.
Oltre al fatto meramente tecnico, cioè di perizia disegnativa o più in generale di pregio artistico, ciò che si può sottolineare in questi disegni è il loro valore «consolatorio» e, per così dire, terapeutico, perché sono fatti per stare meglio e per far stare meglio chi li guarda.
Merendi iniziò a far cose del genere una decina d’anni fa «durante gli esami di terza media – lo racconta lui stesso – come piccoli ricordi da regalare ad ogni studente come saluto ed augurio». Soggetti leggeri e di fantasia, con infinite varianti che ricordano anche – come nel caso degli ortaggi – quelle vecchie decorazioni su maiolica che Merendi faceva un tempo, un poco trasformate e rese con i due colori scolastici per eccellenza, il rosso e il blu appunto.
«Poi, dopo quel rito di giugno – riprende – due anni fa ho continuato anche d’estate in quella che è diventata un’abitudine quotidiana… cose nate per gioco, mi dico, per bisogno di distrarmi e stare meglio, eppure forse proprio per questo più sincere e profonde di quanto avessi previsto. Infine credo di capire: l’infanzia, in fondo mai abbandonata, mi torna in aiuto con questi piccoli lavori che la ricreano così misteriosa… e forse felice».
Fino al 13 gennaio tutti i giorni (escluso lunedì mattina) dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.30 presso la Bottega Bertaccini, corso Garibaldi 4 a Faenza. Ingresso libero.