Basket B, il sogno della Rekico continua contro Omegna: "Loro favoriti, ma noi non abbiamo paura"
Valerio Roila
Siamo del partito di quelli che pensano che le cose non accadano per caso. Non tutte e non solo, almeno. Nello sport poi, quasi mai. Ecco, se allora un tiro decisivo di una partita decisiva capita in mano non al tuo miglior realizzatore, e nemmeno al secondo, e questi, reduce da una partita non certo esaltante, lo infila in naturalezza, come se stesse andando al pub per un farsi un «coca e rum», vuol dire che la squadra è un gruppo vero. Che ogni dito è stretto, raccolto in un pugno. Che in questo pugno non c’è solo forza, ma anche mentalità. E che a volte sbaglia la mira, ma quando colpisce può arrivare al bersaglio grosso. Il canestro a tre secondi dal termine di una partita durata 120 minuti, una serie intensa e vibrante piena di capovolgimenti di fronte, l’ha segnato Carlo Fumagalli, al termine di una gara 3 per lui incolore e tormentata, anche a causa del contatore dei falli, arrivato a quota 4 già ad inizio terzo periodo. E che per la Rekico era stata fulgida fino all’intervallo, traguardo tagliato sul +20, per poi subire rimonta e sorpasso da una generosa San Miniato. La stoccata finale ha staccato così il biglietto per le semifinali play-off, il punto più alto della storia societaria dei Raggisolaris. «Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo che inseguivamo da tre anni - esulta Gioacchino Chiappelli, tornato poco prima della serie con i toscani dopo un mese di stop - togliendoci una bella scimmia dalle spalle. È stato più bello vincere così, ma poteva finire molto male, specie se penso al canestro del -1 che abbiamo subìto quando io e Sgobba ci siamo contesi un rimbalzo, lasciandolo all’avversario. Pur sapendo che loro non avrebbero mai mollato, ci siamo rilassati in difesa dopo il vantaggio accumulato». Ma tutto è bene quel che finisce bene. E con «Giò» che pare completamente riabilitato alla causa: «Sono al 70-80% della forma. Ho chiesto ed ottenuto di tornare in quintetto per essere subito pronto dopo il riscaldamento pre-gara, poi ho preso una gran botta alla schiena, ma sto lavorando con l’osteopata per rimettermi in sesto».
E dunque ora, con mente serena e da outsider, Faenza proverà a fare lo sgambetto ad Omegna dell’ex manfredo Donadoni, ovvero la squadra meglio cabotata di tutta la categoria, già vincente delle ultime due edizioni della Coppa Italia di Serie B, e da tre anni in cerca di riconquistare la A2 perduta (nelle due stagioni precedenti è arrivata fino alla finale del proprio tabellone): «Per esperienza e completezza di organico - conclude Chiappelli con la solita lucidità - sono di certo i migliori assieme a Milano. Noi andremo a giocarcela all’arma bianca, mettendoci gli attributi, cercando di mettergli qualche sassolino negli ingranaggi nelle prime due partite, perché poi devono venire al PalaCattani, che quest’anno è diventato davvero un fattore, con i nostri tifosi sempre partecipi ed entusiasti. Proveremo ad alzare i quintetti per approfittare del nostro gioco spalle a canestro ed a mettere in difficoltà i loro play, che non sono fisici o veloci». E se le cose non accadono per caso, avere un piano valido è già un buon punto di partenza.