Offshore Ravenna, in campo anche la Regione Emilia-Romagna
Offshore Ravenna, scende in campo anche la Regione Emilia Romagna. Appuntamento a Bologna l’1 febbraio: allo studio iniziative per chiedere all’esecutivo di rivedere l’emendamento che ferma ricerche e estrazioni per diciotto mesi. L’assessora Costi: «Anche un Paese come la Norvegia continua a estrarre petrolio ma ha da tempo una politica coerente di grandi investimenti nelle fonti alternative».
La salvaguardia dei posti di lavoro è la prioritaria fondamentale, da realizzarsi nel rispetto e tutela della sicurezza e dell’ambiente. È questa la linea con cui l’assessora regionale alle Attività produttive, Palma Costi, ha convocato il tavolo dell’offshore per venerdì 1 febbraio a Bologna come richiesto dalle istituzioni e dalle forze socio-economiche del Ravennate. Un summit in viale Aldo Moro per valutare le novità prospettate per il settore petrolchimico dal Governo, e valutare eventuali iniziative. Il comparto in Emilia-Romagna, secondo i dati della Regione, conta quasi mille imprese con circa diecimila lavoratori e decine di migliaia dell’indotto, di cui solo a Ravenna assomma il 13 percento di aziende che rappresentano il 29 percento dell’occupazione complessiva.
«Questa Regione – spiega l’assessora Costi nella missiva – ha già fatto una scelta strategica forte verso le rinnovabili, sancita dal Piano energetico regionale costruito con i territori, le parti sociali e le associazioni, in linea con l’Accordo di Parigi. Abbiamo anche sancito che sarà un processo che dovrà vedere impegnata tutta la società regionale e che la transizione avverrà utilizzando comunque il gas naturale, una fonte fossile pulita che in Emilia-Romagna risponde al 40 percento dei consumi di cittadini e imprese, non sostituibile immediatamente. Così come abbiamo sempre dimostrato che il rispetto delle norme e delle procedure di salvaguardia ambientale con l’applicazione corretta del principio di precauzione, ha permesso la straordinaria convivenza di attività diverse che vanno dalla pesca alla coltivazione dei mitili, allo sviluppo di un comparto turistico fortissimo, in un distretto industriale offshore con tecnologie e conoscenze e professionalità tra i primi al mondo e che già oggi sta virando verso soluzioni di energie alternative che necessitano comunque di tempo per essere sviluppate e industrializzate. Per questo stiamo lavorando sulla ‘economia blu’ come richiesto dall’Unione europea e lo stiamo facendo con la collaborazione di tutti: università, rete alta tecnologia, imprese di tutti i settori, organizzazioni sindacali, associazioni e istituzioni».