Lo spettacolo di Vito e Maria Pia Timo su Artusi a Conselice, raccontato dall’autore Roberto Pozzi
Federico Savini
«Non è una provocazione sostenere che il manuale dell’Artusi ha contribuito a unificare la nazione più di tante altre cose. Se mia madre, che è pugliese, sapeva fare il ragù alla bolognese lo doveva ad Artusi. E a chi altro?». Difficile dare torto a Maria Pia Timo, che oltretutto non essendo romagnola doc non parla certo per campanilismo, quando rimarca l’importanza capitale de La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene del grande gastronomo di Forlimpopoli non solo come ricettario nazionale, ma proprio come baluardo civile dell’Italia unita. E anche per il semplice valore letterario l’Artusi non scherza affatto, come sanno tutti quelli che lo abbiano sfogliato anche solo una volta.
Le spassosissime pagine del manuale culinario più iconico della storia d’Italia sono infatti diventate uno spettacolo teatrale, che debuttò a Longiano alla fine del 2017 per poi approdare trionfalmente al Celebrazioni di Bologna, fermentare un annetto per gestire allestimenti e tournée e ripartire adesso. Nella fattispecie, Artusi bollito d’amore approderà sul palco del teatro Comunale di Conselice venerdì 18 gennaio alle 21 (in zona sarà rappresentato anche all’Alighieri di Ravenna il 29 gennaio). Insieme a Maria Pia Timo, che interpreterà la governante Marietta ma anche altri personaggi, sarà in scena Vito, attore e ristoratore che condivide il culto per Pellegrino Artusi del quale vestirà i panni in scena, in uno spettacolo diretto dal grande Alessandro Benvenuti («Un regista di livello semplicemente superiore, per questi spettacoli brillanti intrisi di storia» commenta Maria Pia Timo). E oltre alla presenza della biondissima attrice-governante, lo spettacolo ha parecchio dna faentino poiché ad averlo scritto è l’autore, vignettista, metallurgico e talento rinascimentale della farsa Roberto Pozzi.
«L’idea di uno spettacolo su Artusi ha quasi 10 anni - ricorda Pozzi -. Ne parlammo a Vito e lui mi spinse a scriverne un atto, perché gli interessava molto, essendo anche ristoratore… Per arrivare a una vera produzione sono serviti anni ma alla fine abbiamo messo in piedi uno spettacolo con la S maiuscola, con tanti cambi d’abito, costumi d’epoca e una vera cucina sul palco. Benvenuti su questi aspetti è straordinario e posso anticipare che la cucina si usa davvero in scena».
Quello di Artusi è un libro bellissimo anche in chiave letteraria, ma è pur sempre un ricettario. Come lo si porta in scena?
«Raccontandone la storia editoriale, o per lo meno io ho pensato a questo. Ad esempio Marco Malvaldi immaginò un Artusi giallista nel romanzo Odore di chiuso. Io ho imbastito una trama che rimanesse sul plausibile e la commedia, piena di equivoci e giochi teatrali, si basa sul fatto che il ricettario sia nato in casa e fu poi la governante Marietta a farlo stampare, al posto dei libri di poesie a cui teneva l’Artusi».
Quanta invenzione c’è?
«Ci sono azzardi ma non troppi. Una cosa pressoché certa è che La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene è stato un po’ il primo blog! Infatti la prima edizione era di mille copie e ci volle qualche anno, attraverso il passaparola, per farlo diventare un caso editoriale. Dico che Artusi era un blogger perché in vita stampò una quindicina di edizioni, sempre arricchite da nuove ricette che spesso gli giungevano dai lettori, coi quali aveva una fitta corrispondenza. Prima del suo manuale c’erano ricettari ad uso e consumo delle cucine nobiliari. Artusi invece conquista i borghesi. E tutto questo in tarda età, un po’ come Camilleri!».
Gli attori sono due ma i personaggi il triplo. Come mai?
«Questo doveva essere uno spettacolo teatrale di impostazione classica, mi sono proprio ispirato alla Commedia dell’Arte, e allora Artusi è un Pantalone, Marietta una Colombina e il cuoco Ruffilli un Arlecchino. E’ stato definito uno spettacolo “antico ma non vecchio” e mi piace molto come sintesi. In passato ho scritto più che altro dei monologhi e questa era per me una sfida nuova, con i tempi dei cambi d’abito calcolati direttamente nel testo. Mi piacerebbe farne altri, ma per adesso sono più le idee del tempo…».
prosegue su setteserequi, in edicola il 18 gennaio