Fusignano, il sindaco Pasi: «La Sala del Commiato è aconfessionale»
Samuele Staffa
«La nuova Sala del Commiato di Fusignano è, e rimane, un luogo inclusivo, aconfessionale, a disposizione dell’intera comunità locale». Il sindaco di Fusignano, in questi giorni, si è trovato a sbrogliare la matassa sul crocifisso della Sala del commiato, al parco dell’ex ospedale tra via Monti e via Santa Barbara.
E’ doveroso premettere che le giunte fusignanesi guidate da Mirco Bagnari e Nicola Pasi si sono distinte, in passato, per il dibattito su laicità e diritti civili. Basti pensare che proprio al camposanto di via Cantagallo è arrivato, in anticipo sugli altri municipi della Bassa Romagna, il «Giardino delle rimembranze», ovvero l’area adibita allo spargimento delle ceneri dei defunti. Oppure alle occasioni di approfondimento sul testamento biologico, partito a Fusignano quando la politica nazionale era ancora indecisa.
La Sala del Commiato (due camere ardenti e una sala d’aspetto) è stata inaugurata alcuni mesi fa e l’associazione Auser, attivissima nel sostegno alle situazioni di fragilità in città, ha donato gli arredi.
Poi, in un secondo momento, è arrivato il simbolo della cristianità. Basta guardarsi in giro per capire come la questione non riguardi solo Fusignano: non capita di rado di incrociare un crocifisso in una camera mortuaria e solitamente non si levano tanti polveroni. Ma, in questo caso, è partito il tira e molla della politica e in consiglio comunale è arrivato il fuoco incrociato da destra e sinistra.
Da una parte la lista civica «Prima Fusignano», riconducibile al centrodestra, che aveva redatto una mozione, poi ritirata prima della discussione, per chiedere addirittura che una delle due camere ardenti fosse preallestita con i simboli della cristianità.
Dall’altra la mozione presentata da Mirko Caravita del gruppo «Fusignano per la sinistra», discussa e bocciata dal consiglio comunale di martedì 29 giugno, che chiedeva la rimozione del simbolo sacro.
Claudio Pagnani della sezione ravennate della Uaar, l’Unione atei e agnostici razionalisti, con puntualità ha voluto stigmatizzare la presa di posizione del consiglio fusignanese: «Ecco la clericata della settimana», ha titolato la sua nota rimbalzata nel blog nazionale dell’associazione.
Le cose stanno così: il crocefisso è appeso, non certo incollato, all’interno delle due camere ardenti. Gli addetti alle pompe funebri che officiano le esequie possono rimuoverlo a seconda delle esigenze e magari allestire il locale in modo diverso, con o senza simboli religiosi. In altre parole: di regola c’è, ma è semplice toglierlo e mettere altro. La Sala del Commiato, come si può leggere nel regolamento dedicato, è «aconfessionale». Credenti e non credenti sono tutti uguali. Ma c’è sempre il rischio che qualcuno, direbbe George Orwell, venga considerato «più uguale degli altri». Non ci sono simboli, invece, nella sala d’aspetto.
«Diversamente da quanto auspicato dalla mozione presentata e poi ritirata dal gruppo ‘Prima Fusignano’ - spiega il sindaco Nicola Pasi - la nuova Sala del Commiato di Fusignano è, e rimane, un luogo inclusivo, aconfessionale, a disposizione dell’intera comunità locale. Il Crocifisso ne costituisce una ‘dotazione’, peraltro presente in quasi tutte le camere ardenti del territorio. L’esposizione resta facoltà di chi fa uso della sala».