La carriera americana di Ludovico Coveri ha subito un imprevisto e sorprendente stop. Il 21enne di Villanova di Bagnacavallo, dopo aver concluso la seconda stagione nel campionato della Dominicana Summer League, in prestito dai Philadelphia Phillies, una delle maggiori squadre professionistiche di baseball della Major League Americana, è stato sostanzialmente scaricato dalla franchigia della Pennsylvania nonostante il rapporto fosse impostato sui sette anni, e anche che percentuali e statistiche del lanciatore ravennate fossero molte buone.
«In questa stagione ero andato particolarmente bene - racconta -, mi ero messo in luce risultando il migliore pitcher (lanciatore) della mia squadra e secondo di tutta la Dsl: fattori e statistiche che a rigore di logica facevano pensare di avere buone speranze per essere promossi. Ogni anni alla fine di una stagione viene espressa una valutazione a seconda dei meriti/demeriti e in base a quella stabiliscono se essere retrocesso di una categoria, se mantenere la stessa o se progredire. Ad esempio dopo la Dominicana Summer League il gradino subito superiore è la Gulf Coast League che si disputa in Florida, poi c’è la Minor League Baseball che è appena inferiore alla Major».
Invece cosa è successo?
«Mi hanno chiamato e spiegato che per motivi economici avrebbero interrotto il rapporto con i tanti ragazzi che provenivano da lontano e infatti ho visto che nell’allestire la nuova rosa avevano tenuto conto soprattutto della distanza e dei costi».
Anche se le percentuali dei lanciatori rimasti non erano buone come le tue.
«In effetti ho notato anche questo, ma non lo dico…».
Ma il contratto era impostato sui sette anni. Potevano recedere?
«Era un vero e proprio contratto professionistico dove loro avevano stabilito la durata dei sette anni perché un giocatore di baseball è definitivamente formato a livello fisico e tecnico sui 23/24 anni e quindi cercano di tutelarsi: hanno però la facoltà in qualsiasi momento di interrompere il rapporto. Sono molto rammaricato perché è stata una bellissima esperienza, ma ho subito cercato di voltare pagina».
Sei già tornato in Italia, infatti.
«Sì, e ho firmato subito per il San Marino dove ovviamente la società aveva già effettuato il mercato e nel settore lanciatori si era coperta con dei sudamericani, spazio è quindi ovvio che non ne abbia molto per adesso anche perché sono il più giovane lanciatore nel roster. Ma sono convinto di avere fatto la scelta giusta e che pian piano riuscirò ad avere più occasioni per mettermi in mostra».
Ora avrai anche più tempo per la Nazionale…
«Stiamo lavorando per riuscire a conquistare la qualificazione per le Olimpiadi di Tokyo 2020, sono nella rosa dei papabili: spero ovviamente di esserci e di dare il mio contributo anche se non sarà per nulla facile visto che probabilmente dovremo giocarcela con la fortissima Olanda. Ho sempre lavorato duro ed a testa bassa per cercare di diventare un buon giocatore di baseball, spero di riuscirci e di essere di aiuto alla causa azzurra».
Stupito dell’amaro esito americano anche il padre Cristian: «Non ce l’aspettavamo assolutamente anche e soprattutto per come stava andando, anche diversi tecnici ed addetti ai lavori non si sono capacitati di quanto successo. Comunque è acqua passata, si è subito accordato con il San Marino che è una società seria e che conosceva molto bene avendoci già militato. L’importante è che lui sia contento: si è sempre applicato tantissimo e fatto tanti sacrifici per riuscire a fare quello che gli piace, il cioè baseball». (ga.co.)