Debutti per il Teatro delle Albe e le Belle Bandiere
Sono due gli spettacoli che questa settimana coinvolgono due compagnie del territorio, Le Belle bandiere e il Teatro delle Albe. Venerdì 13 novembre la compagnia di Elena Bucci e Marco Sgrosso presenta in anteprima al Teatro comunale di Russi Storie di Giasone e Medea (ore 20.45), un lavoro che debutterà in forma definitiva in aprile. Dopo Antigone, le Belle Bandiere affrontano ancora una volta il mito e la sua attualità per uno spettacolo in divenire. La tragedia di Euripide viene riletta alla luce delle riscritture successive di Seneca, Apollonio Rodio, Franz Grillparzer, Jean Anouilh fino ad oggi. Vendetta, tradimento, orgoglio, saggezza: i contenuti si amplificano, ed entrando nel cuore della tragedia ci si rende conto che in fondo nessuno ha ragione, nessuno ha torto. Alla figura di Medea, sposa ingannata e madre assassina, vittima o forse strega crudele, e al suo ruolo per nulla lontano dalla condizione in cui si trovano molte donne oggi, si affianca il personaggio di Giasone nella sua complessità e nelle sue contraddizioni, opportunista, indegno egoista o forse padre saggio, insieme al coro che spia e commenta parole e azioni dei due amanti nemici. Giasone e Medea appaiono di volta in volta con sfumature diverse, per poi approdare al fascino, alla concretezza e alla forza del testo più antico, cui ogni interpretazione fatalmente riconduce. Un potente conflitto tra l’universo maschile e quello femminile, tra le ragioni del cervello e quelle del cuore.
Al tema del lavoro e della sicurezza ci porta invece Il volo, la ballata dei picchettini con il Teatro delle Albe al teatro Rasi (dal 13 al 15 novembre), scrittura originale di Luigi Dadina, Laura Gambi, Tahar Lamri. La narrazione parte da Ravenna, investe due storie vere - di morti sul lavoro - avvenute a quarant'anni di distanza. Si parte dalla tragedia della Mecnavi, il venerdì 13 marzo del 1987: un incendio nella stiva n. 2, le esalazioni della combustione causarono la morte per asfissia dei 13 operai impegnati nel cantiere di manutenzione. Tra i morti un cassintegrato, tre giovani al primo giorno di lavoro, un uomo al suo ultimo giorno di lavoro. I responsabili del cantiere corsero a casa dei dipendenti per recuperarne libretti, per tentare di metterli in regola. “La tutela? Sono convinto che chi vale, chi sa lavorare, sa tutelarsi da solo. Per la mia attività ho bisogno di gente elastica, disponibile a fare lo straordinario senza troppe storie. Paghiamo penali enormi per i ritardi delle consegne»
Sempre in darsena avvenne un altro incidente sul lavoro, quarant'anni prima: Domenico Mazzotti, assieme a Marco Saporetti, morirono in un fabbricato il cinque marzo del 1947 e sulla targa commemorativa cè scritto che furono vittime del lavoro. Vittime del lavoro, un ossimoro parlante, che semplifica e nasconde l'oltraggio intentato alle singole vite.
Tahar Lamri e Luigi Dadina hanno deciso di tenere, assieme a tre musicisti, una Conferenza sul Marzo per raccontare di fabbrica, porti, lavoro, incidenti, cormorani, nebbia semafori in cammino, morti che continuano a parlarci. Ripercorrendo la tragedia della Mecnavi, cercando di evitare quello che si rischia sempre parlando di tragedie sul lavoro, finendo per invocare maggiori diritti per i lavoratori e auspicando applicazioni concrete, precise, puntuali delle norme di sicurezza, rischiando così di banalizzare un discorso ben più complesso, che ha a che fare con la dignità dell'essere umano in relazione al lavoro. A fare da sfondo allo spettacolo il canto rap che ha un ruolo centrale nella tessitura drammaturgica arrivando inaspettatamente a divenire anche canto funebre.