Centro di economia solidale, stop al progetto
Centro di economia solidale, Faenza dovrà attendere ancora. Non è all’ordine del giorno la creazione di un polo per la cultura dell’economia sostenibile in città. Il progetto, partito ormai tre anni fa, era quello di trovare in centro storico una «casa comune» per le realtà che si occupano di questi temi a Faenza: coop sociali, realtà di commercio equo, un negozio e un bar bio, un'officina del riuso, lo sportello di Banca etica, la sede operativa del Gas e tanto altro. Una specie di galleria dell’economia solidale, sul modello dell’Ape Bianca di Forlì. Per concretizzare il progetto era nato anche un comitato (a margine dell’organizzazione di Semi di Futuro) che riuniva appunto le realtà interessate. Comitato che ora è in scadenza. E questo naturalmente pone un grosso interrogativo sulla realizzazione del Ces a Faenza: «Ci siamo fermati sulla ricerca di un luogo adatto ad ospitare il centro. La capacità d’investimento di molte delle realtà interessate al progetto a Faenza non è sufficiente. Al momento riescono a chiudere i bilanci in pari ma non di più e il timore era quello di fare il passo più lungo della gamba». Conferma Pier Domenico Laghi, presidente del Comitato e vicepresidente della Ceff Servizi. Il progetto non è accantonato del tutto: «Dopo Semi di Futuro, ragioneremo in concreto su cosa fare o, meglio, cosa consegnare al prossimo comitato. Siccome stanno nascendo esperienze interessanti in città anche molto vicine a noi, potremmo ragionare sull’ipotesi di fare rete con loro». D’altra parte, anche l’unico esperimento avviato in Romagna, quello appunto dell’Ape Bianca di Forlì non ha dato i risultati attesi: «Da quel che ne so, si sono trasferiti in una galleria più piccola perché, mentre Ecoliving che gestisce la biobottega e il bistrot Verde riuscivano ad avere i margini previsti, molte delle altre realtà che avevano preso in affitto degli spazi all’interno del centro hanno dovuto chiudere o trasferirsi e questo ha creato uno sbilanciamento difficile da gestire». Brutto momento quindi per il commercio equo in città? «Il nostro è un settore nel quale i clienti in genere hanno un alto livello di motivazione e quindi la crisi è arrivata più tardi – ragiona Laghi -. Certamente su alcuni prodotti, come sul biologico, i costi sono quasi incomprimibili ed è impossibile fare una politica dei prezzi. Mentre il riciclo e il riuso vanno più forte. Un ripensamento delle strategie, anche alla luce della nuova legge regionale sull’economia solidale, è urgente». A vendere prodotti equosolidali o dell’economia solidale a Faenza c’è L’Altra Bottega (gestita da Ceff), Artigiani nel Mondo, la Bottega della Loggetta (nell’ambito del progetto Si può Fare da alcune famiglie dell’associazione Genitori Ragazzi Down) e Riciclaggio e Solidarietà. (Daniela Verlicchi)