Dopo i recenti fatti di cronaca e le inchieste sulla criminalità organizzata che non hanno risparmiato nemmeno la Romagna, cresce il timore dei reati e il senso di insicurezza tra i commercianti del comprensorio lughese. Questa è la tendenza rilevata dall’indagine campione tra 150 associati dalla Confesercenti della provincia di Ravenna, presentata al pubblico in anteprima nella serata di martedì 20 alla Sala del Carmine di Lugo.
«Dall’indagine emerge la grande preoccupazione - commenta Roberto Manzoni, presidente regionale Confesercenti - che l’infiltrazione della malavita possa influire negativamente sulla qualità della vita nel nostro territorio, che rimane comunque molto alta».
Sul campione di questionari, il 65% viene dal comprensorio lughese: il 73% da operatori del commercio, il 15% da pubblici esercizi e turistici, il 12% da operatori di servizi.
MICRO E MACRO CRIMINALITA’
In tema di «percezione della sicurezza», il 78% degli intervistati è convinto che le attività criminali siano aumentate, il 17% che siano rimaste uguali e solo il 5% che siano diminuite.
Il 38% ritiene che la criminalità organizzata si sia ormai radicata anche in provincia di Ravenna a partire da edilizia, appalti e autotrasporti, mentre il 42% ritiene che il fenomeno abbia un ruolo marginale.
Tra coloro che hanno affermato di essere stati vittime di reati, il 43% ha subito furti «buona parte dei quali costituiscono virtuali rapine, reato ben più grave - afferma Alessandro Mancini, capo procuratore della Repubblica a Ravenna -: mentre una volta i furti avvenivano in assenza dei proprietari o degli inquilini dell’abitazione, oggi avvengono in loro presenza». Il 10% degli intervistati ha subito truffe, il 7% frodi informatiche, il 3% minacce.
Per difendersi, il 40% del campione ha installato sistemi d’allarme e videosorveglianza, il 29% ha stipulato una polizza assicurativa, il 14% è ricorso a blindature. Tra le soluzioni, la più gettonata è la «certezza della pena», a partire da chi si è macchiato di episodi di microcriminalità. A seguire si chiedono un maggior presidio del territorio da parte delle forze dell’ordine, leggi più chiare e iniziative a sostegno della cultura della legalità. «Le istituzioni rivolgono grande attenzione a tutti i segnali che arrivano dal territorio - spiega il prefetto Francesco Russo -. In questo è molto rilevante il contributo che possono dare le associazioni, ma anche i singoli cittadini e gli operatori economici che vengano a conoscenza di qualche difficoltà».
USURA
Il 60% degli intervistati sottolinea come negli ultimi 5 anni vi sia stata una stretta significativa del credito bancario verso le piccole e medie imprese. Il 7% dice di essere a conoscenza di casi di usura sul territorio, mentre il 70% non ne ha notizia. Ma il 32% del campione afferma che conosce colleghi indebitati e, successivamente, costretti a cedere l’attività. Il 31% ritiene, tuttavia, che il fenomeno sia in aumento (il 54% non lo sa, il 9% dice che il fenomeno è stazionario).
E se le denunce sono poche, è per via della sfiducia verso le istituzioni e dell’inadeguatezza degli aiuti statali dedicati alle vittime dello strozzinaggio. Tuttavia, il 76% degli intervistati, nel caso fossero vittime di usura, si dice pronto a fare denuncia. La larga maggioranza dei commercianti (il 70%) pensa che il miglior antidoto all’usura sia un accesso più semplice al credito bancario
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