I sindaci Anconelli (Solarolo) e Iseppi (Casola): «Comune unico per la Valle Senio? Perché no?»
Un comune unico nel futuro della Valle del Senio. Perché no? L’ipotesi della fusione amministrative tra Comuni non sembra essere più un inviolabile tabù. A differenza del passato, quando anche solo a parlarne si veniva tacciati per marziani, oggi questo metodo di riorganizzazione politico-amministrativo acquista una valenza pragmatica. Per non dire necessaria. Anche nella campanilistica Romagna.
In Regione, dal gennaio 2014 si sono, infatti, realizzate otto fusioni. Interventi fino ad ora concretizzati nel parmense, reggiano, bolognese, ferrarese e riminese. Riordini che hanno dato vita ad altrettanti nuovi Comuni unici al posto dei ventitré esistenti.
Quella che potrebbe prendere piede nella Romagna faentina sarebbe la prima del ravennate. Le municipalità interessate a questa ipotesi sono quelle di Casola Valsenio, Riolo Terme, Castel Bolognese e Solarolo. Un progetto che non sembra scartato a priori dalla politica locale. «A livello personale - conferma il sindaco di Solarolo, Fabio Anconelli - non ho nessuna pregiudiziale. Anzi - prosegue - questo tema, dal punto di vista politico, credo sia fondamentale che rientri quanto prima nell’agenda e nel dibattito locale».
Stesso interesse lo rimarca anche il sindaco dell’altro comune più piccolo del territorio, Casola Valsenio. Per Nicola Iseppi «il ragionamento sulla fusione tra i comuni di questa parte della Romagna faentina dovrà necessariamente essere un percorso aperto e discusso con la cittadinanza e con le parti interessate - spiega il primo cittadino casolano -. Non so dire, oggi, in che forme e con quali tempi, ma credo sia arrivato il momento di iniziare a discutere. Serve, per essere efficace, un nuova realtà con almeno 20mila abitanti. Al di là delle storie dei singoli territori - aggiunge - non si può negare come i Comuni abbiano difficoltà crescenti nella gestione ordinaria. Non parliamo di quella straordinaria». Le fusioni, che da Bologna vengono incentivate a suon di euro, non devono, per i sindaci, limitarsi e giustificarsi «solo con dimensioni economiche o finanziarie».
Sulla tempistica «è impossibile dare tempi certi» ammettono i due primi cittadini. Quello che però non scomunicano è che «la fusione possa correre parallelamente all’Unione». Se per quest’ultima si parla di una deadline operativa fissata al 2017, per la fusione non c’è limite se non quello del realismo e pragmatismo amministrativo.
A livello amministrativo le idee sembrano essere chiare su quale percorso si dovrà affrontare. Stessa idea la si ritrova a livello politico. «Siamo consapevoli - rimarca la responsabile comprensoriale del Pd, Federica Degli Esposti - che questo tema sarà sempre di più al centro del dibattito e dell’evoluzione della gestione della cosa pubblica. Non possiamo nascondere le difficoltà che attraversano le autonomie locali. Quello delle fusioni - conclude la Degli Esposti - non deve però essere un tema solo economico, ma in primis politico. Sono le comunità che dovranno progettare la propria architettura amministrativa e non le esigenze di cassa». (Riccardo Isola)