Tre giorni di eventi e l’intitolazione di un largo per Raffaello Baldini

Ravenna | 23 Ottobre 2015 Cultura
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Federico Savini
«Fermat un mumént, Albino, ch’or’ël?». «L’è têrd». «A j ho capì, mo ch’or’ël?». «A tl’ho za dett, l’è têrd!». «Insoma, ma ch’or’ël?». «L’è sempar têrd, e piò ta la fé longa, piò u s fa têrd». Sarà anche tardi, come si dice nella celeberrima chiosa di Ch'or el, ma alla fine l’ora di Raffello Baldini s’è fatta. S’è fatta nel riminese, qualche mese fa in occasione di «Baldiniana», la rassegna di eventi che ha celebrato il decennale della dipartita del grande poeta di Santarcangelo. E ora s’è fatta anche a Ravenna, che nel fine settimana ospiterà un percorso artistico nell’opera baldiniana con «Largo a Baldini!», da venerdì 23 a domenica 25 ottobre, con un evento speciale il 30 ottobre al Mama’s club, la lettura di La Fondazione, epitaffio teatrale del grande santarcangiolese, ad opera di Giuseppe Bellosi. Che è uno dei tre curatori - gli altri sono Eliseo Dalla Vecchia e Rudy Gatta – della tre giorni ravennate.
 
RAVENNA E BALDINI
«Largo a Baldini!» celebra quindi il decennale della morte del poeta, ma lo fa prendendo spunto dall’intitolazione a Baldini della testata del canale Candiano, prevista per sabato 24 alle 11, alla presenza degli assessori Ouidad Bakkali e Massimo Cameliani, dei figli del poeta Silvia e Michele, e dell’attore Ivano Marescotti, che una ventina d’anni fa contribuì più di chiunque a diffondere l’opera di Baldini, svelandone anche l’eccezionale vena di autore teatrale. «A gli è acsé bëli, c’al nun pé gnanc puisei» era il commento, sincero e rivelatore, che l’attore di Villanova ascoltava più spesso dopo i recital baldiniani. Poi, col tempo, la divulgazione del verbo e l’affermazione critica - giusto un anno fa all’Alighieri Giuseppe Bellosi ricordava che «Nel 1995 il critico Pier Vincenzo Mengaldo scrisse che era “uno dei 3-4 poeti più importanti attivi in Italia”, poi rettificò nel 200: Baldini era “il più grande degli ultimi decenni”» -, Baldini è entrato a pieno titolo nel pantheon dei geni romagnoli, con antologie pubblicate da Einaudi, recital, aforismi divenuti proverbiali (come il celeberrimo «Ci sono cose che succedono in dialetto») e nuovi allestimenti teatrali (ad esempio del Teatro delle Albe, e Rudy Gatta lo conobbe proprio in quell’occasione). Il «cooperattore» Gatta fu proprio colui che, dieci anni fa in veste di consigliere comunale, formulò la proposta di intitolare una via o una piazza - di fatto sarà un «largo» - al poeta santarcangiolese, morto pochi mesi prima. Poeta che, peraltro, nella primavera del 2003 fu insignito, insieme a Mario Luzi e Tonino Guerra, della cittadinanza onoraria ravennate. «In un mese omaggiammo tre grandi poeti – ricorda Alberto Cassani, che all’epoca era assessore alla Cultura -. Molti importanti operatori culturali della città collaborarono a questi eventi. Stimavamo tutti Baldini, che in particolare era legato a Ravenna per l’esperienza di Zitti tutti! e quindi l’aspetto teatrale del suo lavoro, così ben valorizzato dai “nostri” Ivano Marescotti e Marco Marinelli».
 
LA TRE GIORNI POETICA
Venerdì 23 le porte del teatro Rasi apriranno alle 20, con la mostra fotografica 4/4/04: La Fondazione al premio Riccione, mentre alle 21 saliranno sul palco Vittorio Bonetti, Eliseo Dalla Vecchia e Rudy Gatta con La Fiumâna. «E’ uno spettacolo nato davanti auna braciola di castrato – racconta Gatta -, che omaggia la nostra poesia e soprattutto Baldini, ma anche Stecchetti, mentre Bonetti canta canzoni inedite scritte da lui in dialetto. Dato che tutti e tre viviamo aggrappati al Lamone, ho pensato che la fiumana poteva metaforicamente essere un corso d’acqua che scende dalla collina e s’ingrossa man mano che raccoglie aneddoti e personaggi  dei paesi che tocca, in un crescendo di storia, goliardia e malinconia, fino a sfociare di fronte al Grand Hotel di Rimini».
Sabato 24 alle 11 si terrà l’intitolazione del Largo Raffaello Baldini sulla testata del Candiano, con le installazioni di Matteo Cavezzali, mentre alle 20.30 al Rasi sarà proiettato E’ Divèri, il cortometraggio di Silvia Bigi con Rudy Gatta ispirato all’omonima poesia di Baldini. «Stiamo lavorando a un altro corto tratto da Baldini – rivela Gatta -, vieneda Intercity, la sua ultima raccolta, e lo gireremo su un treno». Alle 21 sarà proiettato un documentao eccezionale: Raffaello Baldini legge La Fondazione, ripreso il 4 aprile del 2004 al teatro del Mare di Riccione.
Domenica 25 alle 16.30 i Chiostri Francescani ospiteranno La Chéursa, autentica maratona di letture poetiche baldiniane affidata da Lorenzo Scarponi, Rudy Gatta, Eliseo Dalla Vecchia e Giuseppe Bellosi, ma anche auna quindicina di ragazzi delle scuole Manara Valgimigli e Guido Novello, che hanno imparato alcune poesie. Alle 21 lo scrittore Paolo Nori porterà al Rasi la pièce Coso. Discorso su Raffaello Baldini, un’occasione per conoscere i personaggi baldiniani, stralunati, nevrotici, assillati dai dubbi, percorsi da una vena di drammatica comicità, secondo l’originale lettura di Nori (e, ad ogni modo, i personaggi di Baldini sono sempre stati dei nevrotici post-moderni, assai lontani dalla nostalgia rurale di un Tonino Guerra, per intenderci).
Inoltre, Rudy Gatta leggerà alcune poesie di Baldini anche al Cardello, a Casola Valsenio, nel pomeriggio di sabato 24 in occasione della giornata in ricordo di Giuseppe Pittano, che di Baldini fu studioso, mentre il 9 novembre sarà al teatro dell’Elfo di Milano – città d’adozione del poeta, che scriveva per Panorama - per «Un concerto per Lello», insieme a grandi nomi come Gigio Alberti, Fabio De Luigi, Ivano Marescotti, Clelia Martignoni, Angelo Stella e alcuni musicisti dell’Accademia della Scala.
 
L’ATTUALITÀ DI BALDINI
«Baldini rimane ancora oggi il poeta italiano più originale, e perciò attuale, degli ultimi decenni – chiosa Giuseppe Bellosi, uno dei massimi esperti della poesia romagnola, al quale abbiamo chiesto un bilancio dell’opera del santarcangiolese -. Ha saputo creare una poesia teatrale mai prima sperimentata, sembra mettere in scena la più banale quotidianità e in realtà riflette su temi universali (il senso della vita, la bellezza, l'amore, la morte...), sembra far parlare a caso i propri personaggi e poi è capace di ingabbiare i modi espressivi orali nella rigida struttura metrica dei versi endecasillabi, settenari e quinari. Ne risulta una poesia che sa essere al tempo stesso letteraria e popolare, mentre tanta parte della poesia contemporanea continua a perseguire una sterile oscurità. A chi lo volesse approfondire, come primo approccio consiglierei  di partire dalle prime poesie di Baldini, quelle di E' solitèri (1976), ripubblicate da Einaudi nella raccolta La nàiva, Furistìr, Ciacri. E, tra i saggi critici, consiglio il volume di Clelia Martignoni Per non finire. Sulla poesia di Raffaello Baldini, pubblicato da Campanotto nel 2004, e il libretto di Franco Loi e Manuel Cohen Baldini per me (per noi, per tutti), uscito recentemente per Puntoacapo».
 
 
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