Acmar in continuità, sale la preoccupazione. Si attende il numero degli esuberi

Ravenna | 15 Ottobre 2015 Economia
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E’ atteso a giorni il via libera del giudice Alessandro Farolfi al concordato in continuità presentato il 25 settembre scorso dalla cooperativa edile ravennate Acmar dopo che per sette mesi non si è trovata la quadra con i creditori bancari per arrivare ad un concordato in bianco. Quello che sperano con fiducia da via Girolamo Rossi è di avere un ok sul piano di risanamento, in modo tale da riprendere la marcia interrotta soprattutto a causa della scarsa liquidità il 25 febbraio scorso, al momento della richiesta.
In attesa sono soprattutto i 290 lavoratori ancora in organico alla cooperativa e i sindacati (Filca Cisl, Feneal Uil e Fillea Cgil) lamentano l’assenza di informazioni da parte dell’azienda: «E’ dal 25 febbraio scorso che chiediamo di conoscere in concreto in cosa consista il progetto di rilancio della cooperativa - spiegano in una nota -, ma alla data odierna, anche dopo il deposito del piano concordatario in tribunale, non abbiamo ricevuto risposte dettagliate. Questa situazione non fa che aumentare la nostra preoccupazione per gli attuali 290 lavoratori che occupa la cooperativa e per l’eventuale perdita di una realtà storica per la città. Tutto questo nel contesto della crisi del settore edile i cui effetti nella nostra provincia sono stati drammatici senza che ad oggi si veda alcun accenno di ripresa. Mancano risposte a tante domande, la prima delle quali quanti lavoratori impiegherà l’Acmar secondo il piano concordatario. Poi vogliamo sapere come verranno gestiti gli eventuali esuberi e quali sono realmente le nuove attività e i nuovi cantieri che dovrebbero portare al rilancio».
Alle varie forze politiche «e a tutti quelli che si candidano a governare la città chiediamo un interessamento attivo e fatti per il futuro industriale di Acmar e più in generale per politiche di rilancio di tutto il settore - concludono Cgil, Cisl e Uil -. Molti lavoratori continuano, ormai da più di tre anni, un percorso di ammortizzatori sociali con cassa integrazione e contratti di solidarietà: un percorso che sembra fatalmente orientato verso la riduzione del personale, anche di soci lavoratori. Il settore edile e il nostro territorio non possono permettersi la perdita di questa storica realtà industriale e la perdita di altri posti di lavoro; come organizzazioni sindacali per il ruolo sociale che vogliamo avere non ci rassegniamo a questa ipotesi e speriamo che anche gli altri soggetti sociali e le istituzioni si muovano in questo senso».
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