Boscolo, Fico, Morini e Samaritani: «Porto, il calo è dovuto ai fondali, ora dragaggio e manutenzione»

Ravenna | 18 Ottobre 2015 Blog Settesere
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Il porto di Ravenna è al limite: o si scavano i fondali e si fa manutenzione in tempi assai celeri, o è destinato a sparire dalla mappa degli scali che contano in un periodo altrettanto rapido. Ma una cosa è certa: se manutenuto a dovere, il Candiano e i suoi operatori hanno tempi di recupero incredibilmente rapidi e capacità notevoli. E’ questo, in sintesi, il sentore che emerge dagli addetti ai lavori sullo stato di salute dello scalo bizantino.
«Lo stato di salute del nostro porto è precario perché stiamo ancora aspettando l’escavo nella canaletta d’ingresso e la conseguente rimozione del mammellone che si è formato: si spiegano così le sofferenze maggiori rispetto agli altri scali principali dell’Alto Adriatico - inquadra il problema Mauro Samaritani, presidente della cooperativa Ormeggiatori -. In questi giorni sta iniziando a lavorare la draga che risolverà le criticità più urgenti. La perdita di competitività riguarda i lavori strutturali non fatti, ma il nostro porto ha buoni anticorpi e sa riprendersi in fretta. Abbiamo una grande varietà di merce che ci dà la possibilità di sopperire a cali settoriali».
Sulle possibili alleanze commerciali con Venezia, «sono d’accordo con Di Marco: abbiamo avuto storicamente rapporti stretti e sarebbe assolutamente strategica. Spero che continui in questo lavoro».
Per il 2016 «bisogna che determinati lavori di scavo vengano fatti - conclude Samaritani -: è improcrastinabile avere una draga che manutenga il fondale tutto l’anno. Con le casse a mare speriamo di sopperire ai problemi delle casse di colmata piene. Per quanto riguarda la rimodulazione del progetto è estremamente positiva per superare un impasse che blocca tutto».
«E’ un calo molto marginale, se lo si guarda bene ha delle sfaccettature diverse. Sono in calo soprattutto i liquidi, un materiale che non è propriamente traffico portuale. I dati li ritengo sostanzialmente stabili, perdono l’1,7% le merci a tonnellate e guadagnano più o meno lo stesso i container, per quanto ci riguarda c’è un bassissimo impatto di manodopera sui liquidi. Sarebbe necessario però che i traffici crescessero, non è sufficiente che restino stabili». Allen Boscolo, direttore Compagnia portuale, commenta così il calo dei traffici registrato nei primi otto mesi del 2015. «Mi preoccupa il calo del numero delle navi che sono scese del 12%. Si tratta di un dato rilevante: è vero che le navi sono più grandi perché la pezzatura media si è alzata, ma arriva la stessa merce con il 12% in meno di attracchi. Il problema è che le navi più grandi non arrivano. Questo dice che stiamo arrivando vicini alla saturazione. E’ un momento in cui il mercato vuole usare decisamente navi più grandi, non solo nella zona media, ma anche nelle punte apicali, ma il nostro porto non è attrezzato. Avere la dimensione media delle navi più alta è una cosa molto buona: significa avere meno tempi morti, una grande ottimizzazione degli sbarchi e dei costi, in particolare di ormeggi e rimorchi. A parità di costo fisso hai molta più merce su cui spalmare: noi stessi riusciamo a ottimizzare molto meglio sia il personale che i mezzi meccanici. Se non risolviamo il problema fondali rischiamo di fermarci».
«Il calo dei traffici nei primi otto mesi non mi preoccupa molto, considerando anche il fatto che a settembre ha lavorato molto e quando usciranno le statistiche ci potranno essere delle sorprese positive - spiega Danilo Morini, segretario provinciale della Filt Cgil e membro del Comitato portuale -. Il problema vero non è un eventuale calo dei traffici nel 2015 che è sopportabile, ma l’assenza di lavori di approfondimento e adeguamento di alcune banchine. Anche la manutenzione ormai non basta più. La Regione ha finalmente capito che può essere il motore dell’intera Romagna e punto di riferimento anche in Emilia, ora bisogna scavare. La soluzione della rimodulazione del Progettone è positiva in quanto va nella direzione di non ricominciare tutto da capo. L’alleanza con Venezia? E’ l’unico modo per ambedue per competere a livello globale; se il Napa fosse una cosa seria, quella dimensione sarebbe ancora migliore. Comunque a livello di alleanze, i primi a darsi da fare devono essere i terminalisti».
Milena Fico, amministratore delegato di Tcr (Terminal Container Ravenna), esprime un parere positivo sull’andamento delle merci. «Dal mio osservatorio non posso che esprimere soddisfazione finchè dura. L’andamento all’inizio dell’anno è stato con alti e bassi nei primi mesi, ma a partire da maggio abbiamo registrato ottime performance. Non voglio ancora cantare vittoria visto che mancano ancora un paio di mesi alla fine dell’anno, ma ad oggi abbiamo registrato un +6%. In questo periodo stiamo lavorando molto con un traffico diretto verso Emirati Arabi e Corea, più in generale Far East. Si tratta però di un traffico stagionale da maggio a metà novembre e che quindi andrà a scemare. La crisi c’è e si sente, i nostri clienti più importanti hanno trend negativi a settembre, ma questi traffici con il Far East ci hanno supportato durante la crisi e penso che ci permetteranno di chiudere l’anno intorno a un +4%. Per il 2016 non ho ancora previsioni, ma con i segnali che ci sono ad oggi penso che possa essere un anno in linea con l’attuale».

Christian Fossi, Elena Nencini
economia@settesere.it
Foto di Massimo Fiorentini
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