A Lugo, al Teatro Rossini, lunedì 23 ultima replica per «L'onorevole»
Ultima serata al Teatro Rossini di Lugo, lunedì 23 febbraio ore 20.30 per «L'onorevole», testo di Leonardo Sciascia con Enzo Vetrano, Stefano Randisi e Laura Marinoni. L’onorevole è un testo che racconta con intrigante ironia come l’ascesa politica di un onesto professore di lettere possa diventare un’ineluttabile ma pacifica, perfino brillante, caduta morale.
Il modesto professor Frangipane rappresenta un modello di correttezza e idealità basato sulla cultura e sul rispetto. Inaspettatamente riceve l’offerta di una candidatura alle elezioni nella circoscrizione è quella della Sicilia occidentale. Pur titubante, viene convinto ad accettare l’onere e l’onore di sedere come deputato in Parlamento. Ha inizio una carriera politica inarrestabile che lo porta a conquistare un potere sempre più forte, a muoversi tra agi e lusso, ma anche a scendere a compromessi sempre più miseri e a stringere loschi accordi con personaggi malavitosi. Gli fa da contraltare la moglie Assunta che comincia come ad appropriarsi dell’identità che il marito va perdendo, attraverso un’immersione nell’idealismo, nel senso di giustizia e nella sete di cultura di Don Chisciotte, lettura prediletta di Frangipane quando era ancora professore.
Il testo descrive in modo lucido e spietato, attraverso meccanismi narrativi che sembrano portare in un luogo e un tempo paralleli, connivenze tra politica, affari, alti prelati e criminalità organizzata, di favori e corruzioni, di furbizie e tradimenti. Scritto da Sciascia nel 1965, assume oggi il carattere di un’amara profezia.
Letto oggi, questo testo scritto nel 1965, che ci parla di connivenze tra politica, affari, alti prelati e criminalità organizzata, di favori e corruzioni, di furbizie e tradimenti, assume il carattere di un’amara profezia, anche per l’avvertenza che l’Autore fa nella premessa: L’onorevole Frangipane – dice Sciascia – è democristiano, e la sua circoscrizione è quella della Sicilia occidentale (…) ma potrebbe anche essere di altro partito, di più o meno lunga esperienza governativa, e il suo collegio elettorale quello di un’altra regione italiana. “Due sono i tratti che sentiamo particolarmente vicini in questo testo: da un lato il considerare la verità come una visione distorta della realtà, qualcosa da cui allontanarsi gradualmente, ridicolizzare e infine mettere all’indice come un’espressione della follia, dall’altro lato il modo, tipico della scrittura di Sciascia – ma con lui anche di tanti autori e letterati siciliani, Pirandello in testa – di descrivere la società in cui vive attraverso meccanismi narrativi che sembrano portare in un luogo e un tempo paralleli, quasi astratti e invece sono una descrizione lucida e spietata di ciò che avverrà oggi o in un futuro più o meno incombente.