Maltempo, Lido di Savio tenta di ripartire, molte attività in ginocchio
Michele Magnani è vicepresidente del Comitato cittadino di Lido di Savio. A pochi giorni dall'esondazione che venerdì scorso ha coinvolto il paese è già attivo nella sua officina, dove il lavoro è ripreso regolarmente. Nelle ultime ore ha pianto, lavato, asciugato e pulito quanto più possibile. «Quando sono arrivato mi sono prodigato per aiutare gli altri. C'era l'acqua a mezza gamba e abbiamo cercato di far fronte all'emergenza». Lo scenario, nel giro di poche ore, era cambiato al punto che il viale principale era invaso da un metro e mezzo di acqua.
Imprenditori in ginocchio
«Quando il macellaio del negozio di fronte ha aperto la porta del negozio si è visto venire incontro i prosciutti - racconta Magnani - mentre nel tabacchi le sigarette galleggiavano ovunque. Lorella, la proprietaria del Miky bar, ha avuto i danni maggiori e ha detto che probabilmente non riaprirà. Aveva già un mutuo sulle spalle e non potrebbe sopportarne un altro, anche se con tassi agevolati». Magnani racconta che gli operatori erano stati avvisati dell'allerta meteo, «ma soprattutto l'allarme riguardava il vento. Chiedersi di chi è la colpa dopo che le cose sono successe lascia il tempo che trova, ora dobbiamo capire come fare da domani in avanti. Adesso ci saranno diverse strade da rifare e, oltre a questo, si dovranno prendere provvedimenti anche per il mare. Da anni ci sono progetti universitari di Ferrara e Ravenna in attesa di essere applicati. Il presidente della Regione ci ha assicurato che i lavori, al di là del muretto di cui tanto si è parlato questi giorni, si faranno».
Il muretto della discordia
Il muretto contenitivo era stato alzato per difendere il paese dalle mareggiate ma, secondo alcuni, ha solo peggiorato la situazione. A spiegarlo è Roberto, la cui famiglia è proprietaria del bagno Elio e Roby dal 1968. «Molti - racconta il bagnino - hanno dato la colpa a quello, ma il muretto è inutile, perchè il mare entrava già dalla parte del fiume. Anzi, per gli stabilimenti questo piccolo muro che stanno ricostruendo sarà un danno ancora maggiore, perchè, in caso di allagamento, andrebbe a formare una piscina. Inoltre, anche quando c'era il vecchio muretto la strada si allagava comunque due volte l'anno, anche con mareggiate di piccole dimensioni. Non vorrei che, una volta costruito il muretto, si lasciasse perdere il riempimento di sabbia e non si pensasse più alle scogliere». Per quanto riguarda i danni, Roberto spiega: «il nostro stabilimento gode di una posizione rialzata e non ha avuto grossi problemi. Così come l'acquascivolo. Il rimessaggio, invece, non esiste più. Ora ci vorranno un paio di mesi per rimetterlo in sesto».
Bagnini in difficoltà
I problemi principali, comunque, hanno riguardato gli stabilimenti in direzione Lido di Classe, come conferma Ivan Turci del bagno Levante. «Il Coco-beach non ha più una cabina, ma quello maggiormente devastato è il Rapa Nui: lo stabilimento è a 300 metri dal mio e pezzi del suo portico sono arrivati fino a qui. Personalmente sono già al lavoro, anche se per Pasqua non riuscirò a riaprire - spiega Turci -, così come non lo faranno i miei vicini. Non ho subito grossi danni, ma adesso ci sto rimettendo in manodopera». A Lido di Savio sono presenti una cinquantina di bagni e sono una trentina quelli danneggiati. «La stima dei danni in generale è alta, anche se i miei si aggirano su circa seimila euro».
Aperture incerte anche in paese
Lungo il viale principale il distributore è tornato ad essere attivo, «ma anche noi avremo, alla fine dei conti, circa 40mila euro di danni» racconta Thomas, proprietario da quest'anno. «Il meccanico di fianco ne ha avuti per 100mila euro, di conseguenza non ci si può troppo lamentare. Ma sono tanti quelli che dicono che per la prossima stagione non riusciranno a riaprire». Anche chi era in alto, rispetto alla strada, ha avuto danni ingenti. «In negozio ho registrato 43 centimetri di acqua - ricorda Primo Piscaglia, proprietario dell'omonima ferramenta -. Ho dovuto buttare tutti gli oggetti del primo ripiano e ho ben due magazzini da ripulire». Stesso scenario anche per il proprietario dell'hotel Bahamas, dove si registrano circa 60mila euro di danni. «Quando sono entrato, l'acqua arrivava alle porte - racconta il proprietario Alex Tagliavini -. Per avvicinarmi sono stato anche sgridato dai Vigili, ma non potevo non entrare. Ho pulito quello che si poteva, ma adesso sono solo ruggine e danni».
Danni ai privati
I danni riguardano anche molti privati come Mario e Antonio, che hanno visto le auto dei propri figli sott'acqua. «Una era ancora in garanzia: i danni, per noi, si aggirano intorno ai 20 mila euro». Anche la famiglia Caraboni, che si è vista risparmiare lo stabilimento Banana beach, ha avuto l'abitazione completamente invasa dall'acqua. Senza luce né riscaldamento per cinque giorni, i proprietari hanno trovato rifugio al piano rialzato, dove vivono i familiari. Da lì hanno osservato, impotenti, il procedere inesorabile dell'acqua e il costante lavoro di sgombero dei pompieri. Non appena, però, le condizioni sono migliorate, la strada si è riempita di amici, parenti e volontari armati di vanghe e guanti. In ogni stanza è ben visibile il livello raggiunto dall'acqua, che ancora torna ad affiorare sul muro. «Ricordo che, come prima reazione, mio marito prese un secchio per buttare fuori l'acqua - racconta la moglie Manuela -, salvo poi accorgersi che era del tutto inutile. Allora, recuperato un album di foto, ci siamo rifugiati al piano superiore da mia suocera». Ora in ogni stanza i mobili sono accatastati e si fa la conta dei danni. «Le porte saranno da sostituire, così come alcuni mobili che si sono letteralmente aperti. Vorrà dire che rinnoveremo l'arredamento» prova a scherzare Manuela, che non dimentica lo slancio e gli aiuti di decine di persone. «Ho ancora in giro per casa gli attrezzi di chi è venuto ad aiutare: tra loro anche tanti giovani, che hanno dimostrato una solidarietà impensata». (Federica Ferruzzi)