Rana Diving al lavoro in acque libiche, Itway sta studiando soluzioni per l’Interno

Ravenna | 22 Febbraio 2015 Economia
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La nota situazione in Libia preoccupa in primo luogo per la sicurezza e per il disastro umanitario, ma anche le imprese italiane - specie quelle operanti nel settore offshore - hanno ben più di una difficoltà. La Rana Diving di Ravenna lavora ancor oggi al largo delle acque libiche, mentre Itway - che in Libia ha costruito l’anagrafe digitale ai tempi di Gheddafi per conto dello Stato italiano - è in contatto col Ministero degli Interni per studiare un profilo contro i cyberterroristi dell’Isis e un’anagrafe degli arrivi.

RANA DIVING
«Come tutti possiamo vedere, la situazione in Libia è gravissima, il nostro ambasciatore è stato l’ultimo ad andare via dal continente: ormai sono rimasti solo pochi lavoratori italiani al largo delle coste libiche tra cui i nostri - spiega Alessandro Bosco, amministratore delegato di Rana Diving -. Noi abbiamo gli uffici di Tripoli che abbiamo chiuso operando da Malta. Stiamo lavorando a 150 miglia dalla costa, in quelle che con Gheddafi erano acque territoriali libiche e oggi internazionali. Siamo su una nave che batte bandiera inglese insieme a personale inglese, filippino, indiano e ai nostri subcontrattisti della Lea Offshore di Fiumicino (robotica) e dell’egiziana Mcs. L’attenzione è alta, ma la nostra marina militare presidia l’area. Lavoriamo su piattaforme di proprietà della Mellitah, la compagnia petrolifera libica partecipata da Eni che là è vista come una vera e propria istituzione».
Rana Diving era in territorio libico «fino a 25 giorni fa - continua l’ad -. E’ dal 1981-82 che frequento e l’ho vista crescere per 40 anni sotto una dura dittatura, ma quello che c’è ora è pericolosissimo. Se avessimo difeso gli interessi nazionali ai tempi di Gheddafi ora la situazione non sarebbe così grave».
A rischio ci sono anche «le forniture di petrolio all’Italia - rimarca Bosco - di cui il 37% passa attraverso la Libia. Speriamo di stabilizzare in fretta l’area, così torneremo tranquillamente a operare come abbiamo sempre fatto. Il rischio di chiusura dei rubinetti esiste, ma molto dipende dalle autorità libiche e italiane: noi siamo lì per far sì che tecnicamente sia tutto a posto».

ITWAY
Con anni di esperienza sul territorio anche un’altra ravennate, Itway. «Purtoppo è una vicenda che è stata impostata male e poi portata avanti ancora peggio - commenta il numero uno Andrea Farina -. Ero a Tripoli qualche giorno prima dello scoppio della guerra civile del 2011. Per quel Paese avevamo fatto il sistema informatico di anagrafe e per quello fui chiamato in quell’occasione dall’allora ambasciatore Vincenzo Schioppa che mi rassicurò della situazione. Da allora ci sono tornato una volta per parlare col governo di Bengasi. Da allora la situazione è precipitata. Gheddafi era un dittatore, ma non possiamo ragionare da occidentali in un mondo islamico in cui la decapitazione è descritta come purificazione degli infedeli. Lui riusciva a tenere sotto controllo gli estremisti che sono decisamente peggio di lui e il popolo libico stava molto meglio di altri Paesi dell’area: aveva abbassato il prezzo delle derrate alimentari del 50%, c’era un reddito di cittadinanza di 800 dollari al mese, Eni e le altre compagnie erano viste come istituzioni che realizzavano opere civili e sociali per oltre 500 milioni di dollari all’anno».
Oggi invece «è un Paese allo sbando - conclude Farina -. Giovedì 26 febbraio prossimo incontrerò il Ministro Alfano per vedere cosa siamo in grado di poter fare. Le nostre competenze nel combattere il cyber terrorismo sono riconosciute a livello mondiale e dal Viminale hanno chiesto un aiuto nel combattere la diffusione dei messaggi dei terroristi. Stiamo combattendo una guerra asimmetrica che ci vede perdenti: eserciti contro una guerriglia non convenzionale. I nostri servizi segreti sono tra i migliori al mondo, ma non possiamo basare la nostra difesa solo su quello. Inoltre, sempre per l’Interno, saremo in grado di fornire i sistemi che qualifichino e archivino tutti gli arrivi che ci sono stati e ci saranno con Mare Nostrum, Triton e Frontex con tanto di informazioni sanitarie. Il problema infatti non sono solo le cellule dell’Isis, ma anche malattie da noi debellate come Tbc, vaiolo e scabbia».

Christian Fossi
economia@settesere.it

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