Capitale cultura 2019, tre mesi al verdetto, sprint fra Matera, Ravenna e Siena
«Concretizzare» è la parola d’ordine. Mancano poco meno di tre mesi alla proclamazione della capitale europea della cultura per il 2019 (il 17 ottobre, al termine delle audizioni, la commissione farà la sua scelta) e tutti gli staff e i comitati di candidatura stanno lavorando a testa bassa sull’aggiornamento del dossier da presentare a inizio settembre. Non tanto per ampliarlo (il limite delle 80 pagine e delle domande rimane) ma per renderlo il più possibile concreto e realizzabile. In molti, infatti, pensano che sia su questo aspetto che si giocherà la sfida finale. E ovviamente è anche questione di budget. Vediamo a che punto sono le altre candidate.
MATERA. La candidatura più simile alla nostra, si è arricchita da qualche mese del contributo del nuovo direttore artistico Joseph Grama. E si vede, sia dagli eventi in programma di qui ad ottobre che dal nuovo dossier: «Faccio solo due esempi - spiega il direttore della candidatura Paolo Verri -: la mostra che abbiamo inaugurato domenica scorsa su Pasolini, segno che anche al Sud se ne possono fare di innovative e l’iniziativa “Museo per un giorno” che porta a casa dei cittadini le opere d’arte». Al centro del progetto l’idea dell’ «abitante culturale» e di uno sviluppo urbano moderno, perché tiene conto dell’ambiente e della crisi globale (una delle più innovative, ma anche la più difficile da spiegare). Per realizzarlo, nel dossier sono previste 45milioni di euro per eventi e addirittura 800 per le infrastrutture (soprattutto autostradali) . «Chi vince? La credibilità è importante, ma anche la creatività artistica. Se avessimo avuto Joseph Grama anche solo un anno fa, avremmo avuto un vantaggio competitivo maggiore: è uno dei talenti più visionari dell’architettura contemporanea».
SIENA. Si è «smarcata» dalle altre finaliste in molti aspetti: è l’unica a non aver reso pubblico tutto il suo dossier (che però si basa sul concetto di «cultura intangibile»), non punta sugli eventi per la visita della commissione, non ha in progetto la costruzione di nuovi fantasmagorici edifici dedicati alla cultura. «Non abbiamo in programma niente di clamoroso per la visita di ottobre - spiega il direttore della candidatura Pierluigi Sacco -. Non è tempo di raccontare favole ai nostri cittadini: non potremo creare nuovi edifici, semmai convertire quelli già esistenti». Un atteggiamento inevitabilmente segnato dalla recente storia della città che in pochi anni ha visto la crisi della principale banca cittadina, la Monte Paschi, e anche la bancarotta delle due principali società sportive della città. Nonostante questo riesce ad investire 75 milioni e mezzo di euro nel progetto di Siena Capitale. Anche perché, come spiega Sacco «lì sta la principale speranza di rinascita della città».
CAGLIARI. La vera outsider della sestina punta sull’idea di «città arcipelago», sulla riconnessione urbana tra i vari quartieri della città e sull’attivazione dei cittadini come operatori culturali. «Di eventi ne abbiamo fatti e quest’estate ne faremo continuamente - spiega l’assessore alla Cultura Enrica Puggioni - dalle mostre di due fotografi internazionali che hanno fatto una residenza d’artista in città alle feste di quartiere». Imponente il piano di rinnovamento della città: dalla riqualificazione del Lungomare Sant’Elia (di cui sono partiti i lavori) alla realizzazione di una European Cultural Home all’ampliamento della metro-tramvia. Ma sul budget per realizzarli le risposte sono vaghe: nel vecchio dossier erano previsti 32 milioni solo per gli eventi, ma «stiamo ragionando sul bilancio per una declinazione ulteriore», spiega l’assessore. Pronostici per il 17 ottobre? «Ravenna può contare sulla compattezza e la vitalità del suo mondo culturale, Matera ha fatto un progetto molto innovativo, ma le candidate del Sud, tutte hanno puntato sul tema della speranza».
PERUGIA-ASSISI. Il cambio di segno politico della giunta arrivato a maggio ha shockato la città (dopo 60 anni, ha vinto un sindaco appoggiato anche dal Centro-destra) ma non ha modificato di molto il progetto di candidatura «che d’altra parte era stato costruito con tutte le forze politiche», spiega il project manager di Perugia 2019 Lucio Argano. Limato al ribasso, però, il budget per la candidatura che con le opere infrastrutturali si aggirava attorno ai 234milioni (35 sugli eventi) ed è stato tagliato a 170mila: «L’aggiornamento è dovuto - spiega ancora - al tentativo di limitare le dichiarazioni nel dossier a quello che effettivamente contiamo di realizzare». Ad esempio la rivitalizzazione dell’ex carcere e la sua trasformazione in un «living hub», cuore di un centro storico che dovrebbe diventare un laboratorio di culture, a partire dai circa 30mila studenti stranieri. Pronostici? Argano non si sbilancia: «Credo che molto si giocherà sulla concretezza dei progetti. Noi dal canto nostro abbiamo due vantaggi: abbiamo già la struttura che lavorerà al 2019, la Fondazione Perugiassisi, e la Regione ne fa parte, con tutto quel che significa in termini di investimenti».
LECCE. Lecce punta tutto sulla trasformazione in realtà di 8 utopie urbane sulle quali è ricostruire una città che non ti aspetti (per il Sud) su basi culturali. Per farlo, il dossier di candidatura prevede 40milioni di euro per il progetto in sé e altri 2015 per le infrastrutture. Per la visita della commissione, il coordinatore artistico Airan Berg promette «eventi coinvolgenti innovativi e particolarmente segreti, per evitare di dare suggerimenti alle altre candidate». (Daniela Verlicchi)