Parte Lugocontemporanea da Franco D’Andrea a Giacomo Toni
«Cultura, sapere e conoscenza sono le basi su cui si costruisce una democrazia moderna, ma è necessario invertire la rotta rispetto agli orientamenti che negli ultimi anni hanno da un lato negato la funzione della cultura come motore civile di sviluppo di una società, e dall’altro l’hanno strumentalmente utilizzata come mezzo di consenso acritico, evasione, patina ideologica». A costo di ripetersi, LugoContemporanea torna a porsi come un baluardo per la salvaguardia delle idee, quelle idee «da coltivare» che sottendono la sua decima edizione del festival di arti contemporanee (quest’anno più che altro musica) curato da John De Leo, Franco Ranieri e Monica Mosconi. Non sempre capita dal pubblico, la rassegna lughese ha il merito di non aver mai abbassato la tensione sperimentale di un festival nel vero senso del termine - coeso ma anche multiforme, generatore di incontri e progetti -, che ha sempre ambientato le sue performance gratuite nel cuore architettonico della città, rendendolo magico e decostruendone le forme e i colori.
Quest’anno musica, giovedì 31 luglio e venerdì primo agosto, tra il cortile del chiostro del Carmine e la statua di Baracca. E la due giorni sarà un incontro di improvvisatori e cantautori legati dall’amore per il jazz e le sue forme cangianti, con il veterano Franco D’Andrea – uno dei maggiori pianisti jazz della storia del Belpaese – a inaugurare la rassegna giovedì 31 alle 21.30 al Carmine con un piano solo. A seguire i giovani del Maderna Percussion Group insieme al batterista Crisitano Calcagnile, affermatio protagonista della penultima generazione. Alle 23.30, sotto all’ala di Baracca, chiuderà la serata Giacomo Toni con il suo cantautorato imbevuto degli echi di Conte e Jannacci, un nome su cui puntare per il futuro.
Venerdì primo agosto ancora tre performance, a partire dalle 21.30 con i Sunescape, ossia il vibrafonista Pasquale Mirra con il ritrovato Calcagnile alle prese con una musica ossea e vibrante, seguito dal quartetto Blu Job con le loro contaminazioni fra basso, chitarra, violino e batteria. Infine il progetto $pezia£ $pazia£ per sintetizzatori, elettronica e sax alto «aumentato», un’avventura improvvisativa e tecnologica a cura di Alfonso Santimone e Piero Bittolo Bon, altri frequentatori di lungo corso della ricerca musicale tricolore. (f.sav.)