Pamela Villoresi è la sorella di Coppi venerdì 11 in piazza Nenni

Faenza | 11 Luglio 2014 Cultura
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Simpatica, intelligente, brava, Pamela Villoresi è una delle attrici più sensibili e versatili della scena italiana, che spazia dal teatro, al cinema, alla televisione. Dopo il successo ottenuto con «La grande bellezza» - dove ha interpretato Viola, madre di un ragazzo con problemi psichici – l'attrice di Prato presenterà in piazza Nenni (venerdì 11 luglio alle ore 21.15) «Il mio Coppi», un omaggio al grande campione del ciclismo italiano scritto da Daniela Morelli su soggetto di Albe Ross.
Villoresi sarà Maria, la sorella di Fausto Coppi, che cerca di tenerlo in vita con le parole mentre il campione sta morendo, una carrellata sulla vita del grande ciclista e dell'Italia di quegli anni. Villoresi recita in sella a una cyclette, che come leggerete non ha la pedalata assistita.
Cosa l'ha affascinata in Coppi?
«Coppi è stato la metafora di quello che era un certo tipo di Italia, un'Italia che inseguiva il Campione con i figli sulle spalle, che ricostruiva un paese distrutto con le sue sole forze, Coppi era un uomo che si era fatto dal nulla partendo da una bicicletta regalatagli dal nonno. E' la storia della legge del merito perché era figlio di contadini, forgiava il suo talento attraverso un duro allenamento con una bici che pesava 30 kg. Solo grazie alla sua forza di volontà riesce a diventare un campione. E' una Italia che mi piace, un Paese del cui orgoglio ho nostalgia. Oggi siamo alla deriva etica, civile, dobbiamo rimboccarci le maniche tutti».
Coppi impersonava l'Italia in un momento difficile per il paese. Chi potrebbe, oggi, essere un simbolo per gli italiani?
«Bella domanda... Difficile rispondere. Oggi i simboli sono tutti coloro che, come me, cercano di resistere, di tenere duro, che cercano di non arrendersi. Gli eroi oggi sono coloro che non si lasciano scoraggiare e devono fare i conti con un mostro che è il nostro organismo Stato».
Che rapporto ha Pamela Villloresi  con la bicicletta?
«Questo spettacolo rappresenta un sogno realizzato: l'autore del testo Albe Ross è un ciclista dilettante, con un papà coppiano sfegatato. Mi ha proposto questo lavoro e ai sogni nel cassetto non si deve mai dire di no. In cambio gli ho chiesto di allenarmi. I miei sport sono il nuoto e il canoa, ma rischio di essere una dea d'estate e una medusa d'inverno allora la bicicletta è diventata una tappa fissa. Ora faccio sempre i miei 40 km di collinare, in ogni città dove vado trovo un gruppo di ciclisti che mi aspettano. Tra le grandi soddisfazioni di questo spettacolo l'associazione Serse Coppi mi dato la tessera con scritto durata 'sempre'.
La cosa più divertente è stato a Castellania, il paese di Coppi, dove un signore mi guardava sotto il tavolo ed io non capivo. Poi si avvicina e mi chiede 'Posso toccarle il polpaccio?' e dopo averlo toccato fa 'ma allora non è una pedalata assistita!'. Sono venuti in 15 ad accertarsi che fossi una vera ciclista».
Ha cominciato a fare teatro giovanissima con Strehler. Che emozione le dà, dopo tanti anni, salire sul palco?
«Quando faccio cinema o televisione sono un po' in prestito. Il teatro è la mia casa e la mia vita, anche se non è facile, a 57 anni, stare 250 giorni fuori casa. Ci vuole una bella resistenza, ma quando salgo sul palco con il pubblico che mi aspetta penso che non esiste un mestiere più bello. Ancora oggi posso dire che la mia vita mi assomiglia».
Ha girato con Sorrentino «La grande bellezza», che esperienza è stata?
«E' stata un'esperienza molto bella. Paolo è un vero comandante, è sempre attento a ogni cosa, non gli sfugge nulla, anche se eravamo in 200 o 300 sul set. Per fortuna a lui non sfugge nulla e mi ha dato una grande sicurezza. L'oscar è stato una grande soddisfazione, sono cose che fanno bene a tutto il cinema italiano».
Progetti per il futuro?
«Con Accademia Perduta sto preparando un nuovo spettacolo 'Il mondo non mi dice niente', un nuovo testo di Massimo Carlotto, con Claudio Casadio. Ed infine una grande scommessa e un grande sogno per me sarà lo spettacolo per i Carmelitani su Santa Teresa Avila che debutterà nella chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma davanti all'estasi di Santa Tersa del Bernini. Una grande emozione».
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