Brisighella, risplende la cripta di Pieve Tho
Con la riapertura dei magnifici sotterranei di Pieve Tho a Brisighella giunge a conclusione un percorso complesso, lungo, travagliato, ma - e in periodi di crisi come questo la cosa è doppiamente apprezzabile - a lietissimo fine.
Da metà giugno è tornata accessibile la cripta (una delle cinque romaniche ancora esistenti in tutta la provincia di Ravenna) e i limitrofi ambienti ipogei scavati negli anni ‘50 e ‘60 del Novecento dal pievano don Pio Lega; la cripta, riempita di macerie durante gli ampliamenti cinquecenteschi della pieve (venne allungata la pianta «smontando» la facciata e ricostruendola quattro metri più avanti e venne innalzato il pavimento ormai troppo basso rispetto al piano di campagna circostante), era in realtà venuta in luce fin dal 1931 e risale alle fasi edilizie più antiche del complesso cristiano, a sua volta sorto su un preesistente insediamento romano. Sulle esatte cronologie gli autori non si sono mai messi d’accordo, ma oggi si tende a datare a fine XI secolo la chiesa superiore (che però esisteva anche prima, come testimoniano i documenti - il più antico è del 909 - e i vari reperti longobardo-carolingi, per cui si può dire che attorno al 1100 la chiesa, già vecchia, venne ristrutturata e portata alle forme attuali, peraltro reimpiegando i materiali che già c’erano), mentre la cripta è nata come oratorio in epoca assai più antica, paleocristiana, su un luogo di grande importanza viaria a fianco della strada di fondovalle collegante Faenza con Firenze.
La natura del primo insediamento doveva essere agricola, con una villa rustica - lo provano i frammenti di anfore, di dolii per la conservazione di vino e cereali, e di ceramiche da mensa - abitata dal I secolo a.C. fino al V d.C.
Negli immediati dintorni doveva sorgere un altro edificio imponente (o forse più d’uno), con elementi architettonici poderosi e assai costosi, di fattura romana e ricavati da pietre esotiche come il granito nord-africano delle colonne oggi visibili nella chiesa superiore o il marmo orientale dei capitelli.
Ma limitandoci alla ritrovata cripta, come ha ricordato un’emozionata Chiara Guarnieri della Soprintendenza archeologica, «nel 1992 era un rudere incomprensibile e i materiali archeologici in condizioni disperate: li trasferimmo presso la nostra sede per i necessari restauri ma dovevano tornare qui e ci siamo riusciti».
Ora chi scende sotto la pancia di Pieve Tho trova subito quella che era creduta una «cella termale romana» e che invece si è rivelata essere un raro esempio di struttura per la fusione delle campane, seguita da bacheche che conservano esagonette pavimentali assieme a frammenti di vasellame romano; seguono eterogenei materiali medievali e poi, finalmente sistemati in maniera comprensibile, i preziosi frammenti in arenaria dell’ambone (probabilmente longobardo), elemento da cui i sacerdoti pronunciavano le letture liturgiche. Completano il tutto capitelli, pulvini, bassorilievi frammentari, una tomba alla cappuccina (cioè realizzata con tegole accostate) ed una transenna da finestra in marmo.
Il tutto è ben illustrato in loco da tabelle didattiche. Ora, mentre forse è esagerato il commento, ricorrente fra gli spettatori dell’inaugurazione, che questo sia «il museo archeologico più bello del territorio faentino», bisogna comunque riconoscere la straordinaria suggestione dell’insieme: adesso la Pieve Tho ha ritrovato la sua fisionomia di palinsesto bimillenario, cresciuto in più fasi diverse come un insieme di funghi su un vecchio tronco.
Info. Restauri a cura della Soprintendenza Archeologica e della Soprintendenza per i Beni Architettonici; con il contributo di: Ministero dei Beni Culturali, Comune di Brisighella, Parrocchia di San Giovanni in Ottavo, Fondazione Banca del Monte e Cassa di Risparmio di Faenza, Cab Terre di Brisighella, Coop. Valle del Lamone, Rosangela Nonni.
Aperta ogni domenica dalle 15 alle 18, e, d’estate, anche nei feriali (escluso lunedì) allo stesso orario. Ingresso gratuito. Per altre aperture: Pro Loco Brisighella 0546-81166.
Sandro Bassi