Castel Bolognese, nuovi orti pubblici per sostenere le famiglie in difficoltà
Quando si parla di orti urbani la prima immagine che di solito salta in mente è quella del pensionato intento a coltivare il suo piccolo appezzamento di terra concessogli in gestione dal comune. Ma con l’avvento della crisi, nonostante i pensionati rappresentino ancora lo zoccolo duro degli agricoltori urbani, la situazione sta mutando e in molte città italiane la fascia d’età dei richiedenti si sta via via allargando.
A Castel Bolognese (forse perché il fenomeno sopra descritto riguarda principalmente le grandi città, dove le nuove povertà si manifestano con maggiore intensità, e forse a causa della mancanza di un vero interesse da parte di quei cittadini che potrebbero trarre vantaggio dall’autoproduzione) il regolamento comunale prevede ancora l’assegnazione esclusiva ai pensionati.
Altro dato che delinea la situazione è quello relativo alle liste d’attesa delle due aree ortive, nessuna delle due particolarmente sovraffollata. Dieci aspiranti agricoltori in attesa di un appezzamento in via Giovanni XIII e quattro in via Togliatti, tre dei quali freschi di richiesta (l’ultimo bando di assegnazione è scaduto il 31 dicembre 2013).
Ma ciò non significa che l’ammi-nistrazione non stia pensando di allinearsi al trend italiano ed estendere a una fetta più ampia della popolazione un’attività utile sia ai fini sociali che a quelli della sussistenza. «Un ragionamento che abbiamo intenzione di affrontare - ha dichiarato Luca Della Godenza, vicesindaco di Castello - riguarda il fatto che gli orti comunali hanno una funzione sociale e dal momento che l’aspetto sociale della comunità cambia per via delle nuove povertà e di una serie di aspetti è comprensibile e doveroso andare a intervenire su determinati fattori che possono essere d’aiuto. La società sta cambiando, stanno cambiando usi e consumi e sarebbe auspicabile andare verso una direzione di maggiore socialità che potrebbe dare ossigeno, perché no, anche alle famiglie che vivono in situazioni di difficoltà. A questo proposito - continua Della Godenza - si dovrebbero individuare aree ad uso pubblico inutilizzate da trasformare in aree ortive e aprire queste nuove aree a una fascia della popolazione che ha determinati bisogni e che si discosti da quella che vi ha solitamente accesso».
Carlo Alberto Nenni